14 novembre 2011

Piccioni e malattie: miti da sfatare


I piccioni o colombi non sono portatori di malattie per l'uomo (né per gli animali domestici), lo confermano recenti studi all'Università di Basilea.
I ricercatori hanno passato in rassegna la letteratura italiana, francese, tedesca e inglese sulla trasmissione di malattie dal Piccione di città agli esseri umani, mentre i dati più recenti sono stati ottenuti grazie al database sanitario “PubMed”.
Dall’analisi di 77 studi epidemiologici effettuati su popolazioni di Colombo di città presenti in 60 aree urbane e regioni, è emerso che su un totale di 60 organismi patogeni (di cui 5 virus, 9 batteri, 45 funghi e 1 protozoo) trasmissibili dal Colombo di città all’uomo, soltanto 7 di essi hanno trasmesso malattie all’uomo. In un periodo di tempo pari a 60 anni e compreso tra il 1941 e il 2003, si sono verificati in totale solo 176 casi documentati di trasmissione di patologie dai Colombi di città agli esseri umani, patologie comunque di lieve entità. Tra di essi, solo un caso di Salmonellosi e un caso di toxoplasmosi, malattie che spesso vengono enfatizzate da amministratori locali per giustificare uccisioni indiscriminate, ma che in pochissimi casi, come documentato dalla ricerca svizzera, si trasmettono dai Colombi all’uomo, nonostante questi uccelli ne siano portatori. Per l’ornitosi si sono registrate poche decine di casi. Anche per l’influenza aviaria, infine, non vi sarebbe alcuna evidenza sperimentale che i Colombi siano un importante vettore per la malattia virale.
Il mero isolamento di un agente patogeno nel Colombo non dice nulla quindi, sul rischio di trasmettere agenti patogeni all’uomo.  Secondo i ricercatori, i risultati delle molte indagini effettuate sono quindi più consone a indicare lo stato di salute degli stessi Colombi di città, piuttosto che a valutare il rischio per la salute dei cittadini. In questo contesto risulta importante una corretta educazione/informazione della popolazione.

Esperienze personali

In anni di attività presso ricoveri per animali selvatici ed urbani ho manipolato spesso animali di tutte le specie tra i quali colombi di città, anche malati. Spesso non ho usato i guanti. Né io né altre persone occupate nelle medesime attività abbiamo mai contratto malattie, nemmeno di lieve entità, che siano imputabili al contatto con i colombi.  Ne viene che le probabilità che un piccione possa trasmettere delle malattie ad una persona media, senza che vi sia neppure il contatto diretto, sono evidentemente bassissime.


Fonti bibliografiche

Haag-Wackernagel D, Moch H.  2004, Health hazards posed by feral pigeons.  1: J Infect. 2004 May;48(4):307-13

Esperienza diretta

11 novembre 2011

Per chi deve dare in adozione un gatto



Dovete dare in adozione un gatto o un gattino? 
Se veramente amate i gatti, il vostro intuito vi sarà di grande aiuto. Prima regola: non date un gatto/gattino a chi non vi va!
Informatevi, parlate,chiedete di restare in contatto e di andare a trovare il micio a una, 2 settimane dall’adozione.
Non date MAI in adozione dei gattini troppo piccoli togliendoli precocemente alla madre e privandoli del contatto con i fratelli: il gattino deve avere almeno 2 mesi e mezzo. Non basta che sia svezzato (che inizi a mangiare) ma è necessario che sia il più possibile maturo dal punto di vista psico-fisico, pena il rischio di turbe comportamentali future, squilibri e malattie.
Attenzione agli studenti squattrinati e in affitto, (certi padroni di casa non vogliono animali in appartamento) hanno altro da pensare e si potrebbero dimenticare di dargli il cibo e l’acqua e neanche accorgersi se sta male… meglio di no, salvo rari casi. Se la persona ha un cane e vuole anche il gatto, si fa una prova: di solito i cani accettano meglio i gattini piccoli che quelli adulti : se non vanno d’accordo riprendetevelo, troverete un’adozione migliore. Non date assolutamente alcun animale a persone con Alzheimer o demenza e a chi fa uso pesante di tranquillanti, alcol e droghe, siccome questo a prima vista non si può sapere, basatevi sull’istinto e guardate il comportamento di chi avete di fronte. La prudenza non è mai troppa perciò siate diffidenti e scrupolosi. Prendete il n. di telefono e l’indirizzo, non si sa mai, esistono bruttissime persone a questo mondo, psicopatici che ne fanno pellicce ed altri che se li mangiano o li torturano. Se ad adottare è una persona indigente ma è una buona persona, sarà vostro dovere seguirla ed aiutarla con donazione di cibo e denaro per le cure ed accertarvi che il micio sia tenuto bene. Persone che viaggiano spesso non dovrebbero adottare animali, chi lavora fuori città e non è quasi mai in casa, salvo la notte e nei week-end, dovrebbe adottarne almeno due affinchè si facciano compagnìa a vicenda.

5 novembre 2011

Salute del gatto: domande e risposte

Il gatto ha vomitato. Devo preoccuparmi? 

Dipende. Di solito non è il caso di preoccuparsi se:
  • Il vomito è occasionale, il gatto appare in salute, mangia e si comporta normalmente
  • Il vomito si verifica dopo aver mangiato erba (i cui residui si trovano al suo interno)
  • Il vomito contiene pelo (è il così detto “gomitolo”)

E’ opportuno invece rivolgersi tempestivamente al veterinario se:
  • Il vomito è ripetuto e si verifica anche a digiuno
  • Il gatto non mangia
  • Il gatto manifesta segnali di malessere (cambio improvviso di abitudini, sonnolenza, modificazioni del carattere, inappetenza)

Se il gatto ha meno di 4 mesi d’età è importantissimo un tempestivo intervento terapeutico, i gattini possono infatti disidratarsi e morire nel giro di poche ore.
Non ci si deve preoccupare ma si deve consultare il veterinario se:
  • Nel vomito sono presenti vermi (il veterinario prescriverà un vermifugo)
  • Il gatto vomita più volte ma non perde l’appetito (né peso)

Il gatto ha la diarrea, cosa faccio?

Se il gatto è molto giovane (meno di 4 mesi) e la diarrea è associata a vomito ripetuto (anche a digiuno) è importante rivolgersi tempestivamente al veterinario, per i motivi illustrati sopra. Lo stesso vale per un gatto adulto che non beve e non mangia.
Se è presente diarrea e il gatto mangia e si comporta normalmente le prime cose da fare sono queste:
  • Dieta: evitare cibi in scatola soprattutto quelli contenenti sughi e gelatine, non somministrare latte, preferire carne fresca appena sbollentata o cruda, pesce fresco cotto o crudo a seconda delle preferenze del gatto; ridurre le razioni a metà per alcuni giorni.
  • Somministrare fermenti lattici (si trovano in farmacia senza obbligo di ricetta, vanno bene quelli per umani, va bene anche lo yogurt)

Se la diarrea persiste consultare il veterinario.

Il gatto ha l’addome gonfio, è preoccupante?

Se il gatto mangia normalmente ed è normopeso potrebbe avere semplicemente dell’aria nell’addome a causa di una disbiosi (alterazione della flora batterica intestinale). In questo caso sarà sufficiente modificare la dieta, variandola di più e somministrare fermenti lattici e/o un po’ di yogurt bianco, 2-3 volte al giorno per una settimana.
Soprattutto se il gatto è giovane e non è mai stato sverminato, è possibile che abbia un’infestazione da vermi: il veterinario farà l’esame delle feci per verificare la eventuale presenza di elminti ed in caso affermativo prescriverà un fermifugo.

Ha una zecca, come la tolgo?

Se il gatto esce in aree verdi è possibile che gli si attacchino delle zecche, soprattutto da aprile ad ottobre. Le zecche si tolgono afferrandole saldamente alla base con pollice ed indice e tirare in modo deciso compiendo contemporaneamente un movimento rotatorio antiorario (come per svitare). E’ importante fare attenzione a non strappare il corpo del parassita lasciando l’apparato boccale nella cute del gatto (l’apparato boccale della zecca è formato da una serie di uncini che vengono conficcati nella pelle e che permettono una certa stabilità). E’ sconsigliato tentare di far mollare la presa alla zecca cospargendola di sostanze irritanti (alcol, benzina, ecc.) sia perché queste potrebbero essere pericolose per il gatto sia perché provocando nella zecca una reazione di rigurgito possono favorire la trasmissione di malattie al gatto.

Come faccio a dargli una pastiglia?

Per dare una pastiglia al gatto è necessario schiacciarla: posizionata all’interno di uno straccio pulito la si frantuma in pezzettini piccolissimi con un martello. Si prepara una pallina di cibo molto gradito al gatto (può essere carne macinata cruda o un bocconcino di scatoletta) e si mettono i pezzettini di pastiglia DENTRO nel boccone, avendo cura di non sporcare l’esterno con la medicina. Controllate che il gatto non sputi la medicina e se necessario preparare più palline (se siete fortunati la mangia al primo colpo, a volte sputa ripetutamente e in questo caso dovrete ritentare). Non fate l’errore di mescolare semplicemente la medicina al cibo: i farmaci di solito sono molto sgradevoli (anche se sulla confezione è scritto “appetibile” !) il gatto lo percepirebbe come “non mangiabile”e dovrete buttare via tutto.

Se il gatto è positivo alla FIV (feline Immunodeficiency Virus) significa che è gravemnente malato?

No. I gatti FIV-positivi hanno difese immunitarie più deboli, per cui sono più soggetti a contrarre malattie e hanno meno risorse per combatterle. Sono di solito gatti in buona salute, necessitano solo di un po’ più di attenzioni e di cure più lunghe rispetto ad un gatto sieronegativo. A volte appaiono perfettamente sani e non manifestano alcuna debolezza: se non fosse perché esiste il test, non sarebbero distinguibili dai sieronegativi. Un gatto FIV-positivo che vive in casa e, quindi, non è esposto al rischio di contrarre ulteriori infezioni può trascorrere tutta la vita senza manifestare la malattia e può vivere oltre 10 anni (l’età media di un gatto è circa 12-13 anni). Alcuni gatti FIV-positivi, però, possono sviluppare malattie di varia gravità (gengiviti e stomatiti croniche, insufficienza renale, infezioni batteriche, neoplasie,…) che vanno tempestivamente identificate e curate.

Il FIV può essere pericoloso per l’uomo?

Assolutamente no, anche se lo chiamano “AIDS felino” non ha niente a che vedere con quello umano. Il FIV è un virus specifico dei gatti. Un gatto FIV-positivo non può contagiare né gli uomini né gli altri animali domestici.

Se ho un gatto con il FIV devo tenerlo isolato dagli altri gatti?

Il FIV si trasmette con i morsi durante le lotte ed i combattimenti fra gatti o per contatto diretto con sangue infetto (trasfusioni, aghi o strumenti chirurgici infetti). E’ possibile la trasmissione durante l’accoppiamento, per lo più attraverso il caratteristico morso sul collo dato dal gatto maschio alla femmina. Rara è la trasmissione attraverso il leccamento reciproco e la condivisione delle ciotole. Inoltre, il virus sopravvive solo pochi minuti nell’ambiente per cui in assenza di conflittualità e di rapporti sessuali, la probabilità che un gatto FIV-positivo contagi un altro gatto è molto bassa. Non è perciò consigliabile isolare un gatto sieropositivo, è invece opportuno che i gatti siano sterilizzati.

Perché il mio gatto ha l’alito cattivo?

L’alitosi può essere causata da diversi problemi, i più comuni sono patologie dentarie, stomatiti, parassitosi, infezioni virali, insufficienza renale. Se il gatto è giovane e vitale è difficile che ci siano patologie dentarie, stomatiti, o insufficienza renale, più probabile che si tratti di infestazione da vermi o di conseguenze dell’ infezione (in corso o pregressa) da calicivirus e/o hepesvirus (rinotracheite), spesso presente in forma sub-clinica. Stomatiti, patologie dentarie e insufficienza renale cronica possono anche essere responsabili di alitosi, di solito nei gatti adulti o anziani.

Quali sono i primi segni di una patologia renale? Cosa fare?

La patologia renale è estremamente frequente nei gatti oltre i 4 anni di età ma può colpire anche i più giovani. Di solito ha decorso cronico ed è controllabile (con la dieta) solo se diagnosticata precocemente, ai primi segni. Ecco quali potrebbero essere i segni di una patologia renale allo stadio iniziale:
Comportamenti bizzarri con l’acqua:
  • Il gatto staziona spesso in prossimità dell’acqua anche se non beve, è “interessato” all’acqua e corre ogni volta che la aprite, non si sposta quando aprite il rubinetto e mette la testa sotto l’acqua corrente.
  • Immerge le zampe anteriori nella ciotola dell’acqua e fa il gesto di “scavare” all’interno dell’acqua.
  • Non beve se non avete appena cambiato l’acqua e non appena lo fate si precipita a bere per lungo tempo.

Man mano che la malattia peggiora il gatto diviene sempre più lento, inappetente, il pelo diventa opaco e la sua corporatura assume un aspetto “sfiancato” e asciutto, con perdita di massa muscolare. I più esperti/sensibili possono anche notare un cambiamento nell’odore emanato dal gatto. Prima di arrivare a questo stadio, spesso irreversibile, è meglio accorgersi dei segni precoci, portare il gatto dal veterinario e richiedere un esame per la funzionalità renale. Con una dieta adeguata la patologia renale può essere tenuta sotto controllo.

Cosa sono quelle cose simili a grani di sesamo che trovo spesso sotto la coda del gatto e/o nel posto dove dorme?

Sono le proglottidi della tenia felina (la più comune nel gatto è Dipylidium caninum) un parassita intestinale. Talvolta nella zona intorno all’ano si può evidenziare la presenza di alcuni “segmenti” di tenia freschi (sono mobili e bianchi) oppure secchi (di colore bruno-giallastro e molto simili ai semi di sesamo). La tenia del gatto ha come ospite intermedio la pulce, quindi se c’è la tenia di solito c’è anche un’infestazione da pulci.

Aiuto il mio gatto ha vomitato dei vermi!

Molto probabilmente si tratta di un’infestazione da Toxocara cati, detto anche “ascaride del gatto” un parassita intestinale facilmente eliminabile con un vermifugo.

Perchè il mio gatto non beve? devo preoccuparmi?

I gatti sono animali di origine “desertica”, perciò adattati ad assorbire al massimo l’acqua dagli alimenti (tutti gli alimenti umidi contengono una certa quantità d’acqua): raramente vedrete perciò bere il vostro gatto. Ha comunque sempre bisogno di più ciotole d’acqua fresca a disposizione per bere quando ne ha la necessità (una carenza d’acqua può scatenare patologie renali!). Se non vedete bere il vostro gatto non preoccupatevi, semplicemente beve quando non lo vedete, magari quando uscite, oppure durante la notte. Se invece vedete il gatto immobile davanti alla ciotola dell’acqua a fissarla e cercare di bere, a immergere il musetto senza bere, a mettere le zampine nell’acqua, allora può darsi che davvero non beve perchè si è ammalato. In questo caso non riesce a bere e rischia una rapida disidratazione, portatelo subito dal vet! Se avete il dubbio che non riesca a bere controllate il suo stato di idratazione (ci vuole un po’ di pratica): sollevate (tirate leggermente) con le dita la pelle della collottola ed osservatene la consistenza e la dinamica, in un gatto sano la pelle è molto tenera e torna velocemente al suo posto, in uno disidratato appare più rigida e scende più lentamente e nei casi più gravi rimane sollevata per lungo tempo.

4 novembre 2011

Gatti: viaggi e trasporto

I gatti, salvo eccezioni, non amano viaggiare: per loro il trasporto rappresenta uno stress.
Se dovete fare un viaggio da soli in auto con il/i vostri gatti, portatevi dietro tutto l’occorrente, ciotole, acqua in bottiglie, cibo, salviette o rotolo di carta, pannolini assorbenti per i bisogni, non fate la follia di fermarvi in qualche prato e liberare là il gatto, sperando che, come il cane, faccia i bisogni lì a comando… si spaventerebbe del luogo sconosciuto e correreste il rischio di non riprenderlo più! Durante il tragitto, se lungo, dategli da bere; alcuni mici dormono, altri si agitano all’inizio del viaggio e poi si tranquillizzano, alcuni soffrono il mal d’auto (non è vero che ne siano immuni!). Se in auto siete in due, e se il carattere del micio lo consente, si può fare uscire il gatto dal trasportino: alcuni amano stare in grembo di chi è accanto al conducente. In ogni caso non deve passeggiare nella macchina e distrarre chi guida. E’ frequente che i gatti, chiusi nel trasportino, durante il tragitto in auto vomitino o facciano i bisogni; se accade fermatevi e pulite subito prima che il micio, rigirandosi, si imbratti tutto. Non lasciate mai il/i gatti chiusi in macchina specialmente nella stagione estiva, dove c’era l'ombra arriva il sole, il micio si surriscalda e può morire: è molto pericoloso anche se l’auto è all’ombra e la temperatura è elevata. Se proprio dovete, ma non per più di mezz’ora, accertatevi che vi sia ombra e lasciate un po’ d’acqua in una ciotola e aperti i finestrini (tutti e quattro), basta un dito, che circoli l’aria. E’ sconsigliato e pericoloso trasportare i gatti (anche se apparentemente docili) su mezzi a due ruote perchè si spaventano moltissimo per i rumori. Rischiosissimo anche trasportare un gatto in braccio, anche se cucciolo: trovandosi in un ambiente non familiare e rumoroso si spaventerebbe a morte e potrebbe essere colto dal panico, graffiare, mordere e sgusciare via col risultato che lo perdereste forse irrimediabilmente (pensate se dovesse succedere in mezzo al traffico!). Se vi è un’emergenza (soccorso di micio ferito o ammalato) e non avete un trasportino, fate molta attenzione e avvolgetelo in un panno e se l’avete, mettetelo in una borsa.
Per i tragitti a piedi, coprite il trasportino con un telo in modo che il felino non veda ciò che accade fuori. Per viaggiare in treno, nave e aereo è necessario informarsi presso le compagnie in merito ai regolamenti: di solito i gatti possono viaggiare accanto al padrone nell’apposito trasportino.

30 ottobre 2011

Adottare un gatto



Chi adotta un micio da un gattile, ne salva in realtà due, quello che viene adottato e quell’altro che può venir accolto al suo posto. Nonostante le campagne di sterilizzazione e la sensibilizzazione contro l’abbandono, continuano ad essere molti i mici che cercano una casa, sia nei gattili che per le strade.
Se adottate il micio in un gattile, preferite uno già adulto se avete bambini o se il gatto verrà adottato da una persona di una certa età (così non si faranno male a vicenda!). Prendete il gatto con cui sentite di avere più feeling, lasciate che sia lui a scegliere voi e non viceversa.
Quando ne trovate uno per la strada, accertatevi che voglia davvero venire a casa con voi (molti gatti hanno un temperamento poco adatto a vivere in casa) e che non appartenga a qualcuno (case vicine) e comunque lasciate sempre un bigliettino dove scriverete che l’avete adottato voi. Molto probabilmente appartiene a qualche colonia felina nei paraggi: chi lo nutre, non vedendolo più potrebbe preoccuparsi e rattristarsi credendo che abbia fatto una brutta fine… invece sarà felice quando verrà a sapere che Voi lo avete adottato dandogli un futuro migliore. Non asportate cuccioli “da latte” o intere cucciolate: se vedete i micini tranquilli, magari dormienti, significa che la madre è nei paraggi. Non toccateli, la madre potrebbe allarmarsi avvertendo un odore sconosciuto ed arrivare nel peggiore dei casi ad abbandonarli. Qualora doveste constatare che i micini miagolano per ore ed ore o per un giorno intero, è il caso di preoccuparsi, la gatta non ritorna perchè potrebbe esserle accaduto qualcosa, solo allora potrete prenderli e consegnarli al Gattile, all’Enpa o a chi se ne può prendere cura e/o farli adottare. Mai accettare se qualcuno insiste nel davi un gattino che prende ancora il latte dalla gatta e non è svezzato, non pensate di sostituirvi alla madre perchè mettereste in serio pericolo la salute e la vita del gattino: aspettate qualche mese e lo prenderete in seguito, quando sarà ben svezzato. Una separazione precoce dalla madre può causare permanenti problemi di salute ai gattini, problemi comportamentali e a volte la morte. Quanto più precoce è la separazione tanto è maggiore il rischio e tante più attenzioni dovranno essere dedicate al gattino. E’ importantissimo far stare i micetti il più possibile con la gatta per garantire un sano ed equilibrato sviluppo fisico e comportamentale. Quindi se adottate un gattino di cui conoscete la madre e sapete che è presente, aspettate che abbia 2,5-3 mesi (almeno 2 mesi) prima di portarlo via. Una volta adottato, se l’avete preso in strada, è buona prassi farlo vedere dal veterinario che controllerà lo stato di salute ed eventualmente provvederà alla sverminatura (quasi tutti i gattini nati da madri che vivono all’aperto sono infatti infestati da vermi).
Quando adottate il gatto da un gattile o da altro luogo molto affollato, c’è la possibilità che abbia in incubazione qualche malattia che potrebbe manifestarsi dopo alcuni giorni che lo avrete preso, perciò ai primi sintomi andate da un veterinario: ricordate che lo stress del cambiamento può scatenare malattie nei gatti, di lieve o grave entità. Se vi accorgete di non trovarvi bene con quel micio e avete cambiato idea, nel senso che non lo volete più e nessuno lo vuole adottare, restituitelo a chi ve lo ha dato; non essendo questo possibile, affidatelo ad un gattile, oppure parlate con un/una gattara responsabile di qualche colonia felina e chiedete se ve lo può accogliere. Non lasciatelo mai per strada! Al contrario di ciò che alcuni pensano, il gatto in una città non si arrangia.
Sappiate che prendere un gatto è un impegno, il micio non è un giocattolo da regalare ai bambini o agli adulti, se è piccolo crescerà, è probabile che si affilerà le unghie sul vostro divano, che vi farà la pipì in giro o che non avrà il carattere che desiderate (per es. potrebbe essere schivo). Quando e se si ammalerà dovrete portarlo dal veterinario e occuparvi di lui, ricordate… adottare un micio è una decisione importante, se lo fate, dovrete essere sicuri di garantirgli una vita dignitosa (un gatto domestico può vivere anche oltre 20 anni) e di non abbandonarlo o sbolognarlo a gente impreparata. 

29 ottobre 2011

Alimentazione del gatto: domande e risposte





Quali cibi sono consigliati e cosa invece è meglio evitare o usare con moderazione?


Le multinazionali produttrici di mangime umido e di crocchette per gatti forse mi odieranno per questo ma non mi stuferò mai di ripetere, assieme a quei pochi veterinari non di parte, che gli alimenti migliori per il gatto sono quelli freschi e non quelli industriali. Carne e/o pesce freschi non dovrebbero mai mancare nell’alimentazione di un gatto, se teniamo davvero alla sua salute. Vanno bene tutti i tipi di carne e pesce, somministrati sia crudi che appena sbollentati. La carne dev’essere molto fresca ed il pesce (anche decongelato va bene) deve venir ripulito dagli intestini e risiacquato con abbondante acqua corrente (spesso in pescheria i pesci vengono trattati con additivi che potrebbero procurare il vomito o rendere l’alimento poco gradibile). Se il pesce è cotto, fate molta attenzione a togliere le spine che possono essere molto pericolose per i gatti. Certi gatti non amano il pesce, altri sono disgustati da teste ed intestini che vi consiglio di togliere preventivamente, se non volete trovarvi a raccoglierli per tutta la casa! Umidi (scatolette) e crocchette potrebbero essere utili per variare l’alimentazione del gatto ed apportare un beneficio per la masticazione (crocchette) ma non dovrebbero costituire l’unico alimento del gatto (vi piacerebbe mangiare ogni giorno sempre e soltanto cibi in scatola, pieni zeppi di additivi? non solo vi stufereste presto ma probabilmente il vostro fegato urlerebbe!). Fegato e fegatini non dovrebbero venir somministrati più di 2 volte per settimana a causa del loro elevato contenuto in vitamina A, potrebbero verificarsi delle iper-vitaminosi. Evitate i cibi fritti e quelli troppo elaborati (sughi e intingoli tanto amati dagli umani). Non aggiungete mai il sale al cibo del gatto, danneggerebbe i suoi delicati reni. 

La carne di maiale fa male al gatto? 


No, il gatto può mangiare la carne di maiale esattamente come gli altri tipi di carne. Un tempo i veterinari sconsigliavano di somministrare tali carni (soprattutto se non ben cotte) per scongiurare il pericolo di infestazione da Trichinella, un parassita appartenente al Phylum dei Nematodi (vermi cilindrici) e responsabile di una grave malattia detta trichinosi. Vista la normativa severissima in materia di igiene degli allevamenti è oggi estremamente difficile se non impossibile trovare al supermercato della carne di maiale infestata da Trichinella (e da altri parassiti). Se poi la carne viene cotta il rischio diventa praticamente nullo.

Si può dare la carne cruda al gatto?

Sì. La carne cruda è l’alimento ideale per il gatto. Per il discorso parassiti vale quanto affermato sopra per la carne di maiale.


Il pesce crudo fa male al gatto?

No, salvo casi di intolleranze individuali, il pesce crudo apporta benefici alla salute del gatto. Validissima fonte proteica, è inoltre ricco di acidi grassi omega-3 e vitamine. E’ un alimento leggero, fresco ed appetibile, soprattutto d’estate, anche se è vero che non tutti i gatti gradiscono il pesce. Solo in alcuni casi il pesce crudo può far male: non viene risciacquato a dovere (purtroppo il pesce in pescheria viene trattato con alcuni additivi!) ed il gatto, se lo mangia, poi lo vomita. Negli intestini del pesce fresco può essere presente un pericoloso parassita, l' Anisakis: per evitare pericoli ripulire il pesce dagli intestini, lavarlo bene e controllare che non vi siano dei sottililissimi "vermi" trasparenti (le larve del parassita).


E' meglio dare cibi crudi o cotti?

Siamo logici: nessun felino in natura, che sia un gattopardo, una tigre o un puma ha mai preferito il più appetitoso arrosto alla carne fresca e cruda della vittima. Il gatto è troppo vicino a quei liberi cugini per non avere, d'istinto, gusti simili ai loro. A priori ammettiamo dunque un primo principio: alimenti crudi. Quelli cotti vanno anche benissimo, l'importante è però variare e rispettare i gusti del nostro amico.
 


Quali pesci scegliere?

Dipende dai “gusti” dei vostri gatti! Di solito vanno benissimo le alici crude, se il gatto le gradisce. Molti gatti tendono a lasciare teste ed intestini, quindi sarebbe meglio privare i pesci delle teste e comunque ripulirli dagli intestini per evitare pericolosi parassiti. Vanno bene anche i ghiozzi, piccoli sgombri, calamari, triglie e anche pesci più grandi (che taglierete a trancetti se sono troppo grandi). Freschi o decongelati, l’importante è sempre risciacquarli bene con acqua corrente per togliere eventuali residui di additivi.


Le spine del pesce possono essere pericolose?

Se il pesce è cotto, le spine possono essere pericolose per i gatti, possono incastrarsi nella bocca o in gola procurando danni più o meno seri. Attenzione anche ad opercoli e spine branchiali di alcuni pesci, a volte pericolose anche sul pesce crudo. Le spine del pesce crudo sono generalmente tenere ed elastiche e hanno una minore probabilità di causare problemi rispetto a quelle del pesce cotto.
…e le ossa nella carne?

Vale lo stesso discorso fatto per le spine del pesce, le ossa della carne cotta (specie se di pollo) vanno accuratamente tolte per evitare problemi.



Posso dare al gatto la pastasciutta o il riso? 


Il gatto è un carnivoro ed il suo apparato digerente non è adatto a digerire gli amidi presenti in questi alimenti che in linea di massima andrebbero evitati. Si può però somministrarglieli (se graditi!) scotti e sempre mescolati a carne o pesce in abbondanza, specie d'inverno e se il gatto ha una vita movimentata all'aperto. La cottura prolungata rende la pasta ed il riso più digeribili per i nostri felini. Evitate di dar loro pasta o riso in bianco: non li gradirebbero e andrebbero incontro a gravi carenze nutrizionali.


Latte sì o no?

In alcuni stati particolari (gravidanza, allattamento) o per semplice preferenza, alcuni gatti potrebbero gradire il latte: non somministratelo mai puro, soprattutto se intero ma sempre diluito con acqua al 50%. Alcuni gatti potrebbero non tollerarlo, in caso di diarrea, evitate il latte.


Erba 


I gatti hanno bisogno di mangiare anche dei vegetali di tanto in tanto, per pulire l’intestino e liberarsi dal pelo ingerito attraverso il vomito (gomitolo). Se avete un giardino e/o il vostro gatto ha la possibilità di uscire, sarà lui stesso a trovare l’erba di suo gradimento, se invece il gatto vive in un appartamento è necessario tenere uno o più vasi di erba, che può essere erba gatta (molto gradita e di facile reperimento) ma anche semplicemente una zolla d’erba di campagna (attenzione a dove la prelevate: inquinamento e pesticidi potrebbero fare molto male!) 

23 ottobre 2011

Scorpioni: nessun pericolo per l'uomo

Euscorpius italicus 

Euscorpius tergestinus

Euscorpius flavicaudis

In Italia vivono diverse specie di scorpioni tutti del genere Euscorpius e non pericolosi per l’uomo,
nonostante possano pungerlo. L’Euscorpius italicus è la specie più grande è può raggiungere i 50
mm di lunghezza. E’ di solito di colore nero o marrone ed è la specie più frequentemente ritrovabile
in ambienti frequentati dall’uomo (case, legnaie, cantine). L’ Euscorpius flavicaudis è diffuso in
prevalenza nel settore occidentale e tirrenico. E’ una specie di grandi dimensioni (dai 35 ai 45 mm)
e predilige i luoghi umidi e i prati molto più della specie italicus, ma è possibile ritrovarlo in ruderi,
sotto pietre e in manufatti umani. Euscorpius tergestinus è diffuso nel nord-est della Penisola ed è
solitamente di colore chiaro. Gli scorpioni italiani hanno scarsa o nulla aggressività nei confronti
dell’uomo e un veleno quasi innocuo e dagli effetti comunque inferiori alla puntura di un
imenottero (ape, vespa). Modesto dolore, modesto gonfiore solo per gli esemplari più grossi. Fanno
eccezione, come per le punture degli imenotteri, i soggetti allergici al veleno di scorpione che
possono reagire in modo sproporzionato ad un veleno di per se debole. Sono animali timidi e
rigorosamente notturni; di notte, infatti, diventano molto attivi, esplorano il territorio accuratamente
e sono decisamente vivaci. Hanno bisogno di umidità e in ambienti troppo secchi non sopravvivono.
A dispetto di quanto li si dipinga aggressivi gli scorpioni non sono affatto desiderosi di pungere anzi,
il fatto stesso di averli stanati, li terrorizza quasi fino a paralizzarli, e di solito si possono raccogliere
senza problemi mentre mantengono una posizione contratta di difesa, con zampe raccolte contro il
corpo e “coda” piegata minacciosamente sulla schiena (si possono anche prendere a mani nude
afferrando tra due dita proprio la “coda”, ma per sicurezza e per non danneggiarli è più pratico usare
una piccola scatola in cui farli cadere). Se poi uno scorpione vi cammina su una mano non pungerà
mai il substrato su cui poggia le “zampe” per cui tranquilli! Dunque, se vi imbattete in uno
scorpione, niente crisi di panico, niente urli, né morti o feriti… se non li sopportate, basterà
allontanarli dall’abitazione, senza ucciderli, con l’aiuto (per es.) di un cartoncino su cui farlo salire.
Se volete tenerli lontani cercate di rendere l'ambiente per loro invivibile (basta che sia caldo, secco e luminoso) e/o affidatevi ai dissuasori ultrasonici.
Ricordate inoltre che gli scorpioni sono degli abili predatori che vi libereranno dagli insetti “fastidiosi”
(larve della farina, zanzare). Speriamo quindi che d’ora in poi qualcuno di voi sappia guardare con
occhio più amichevole e privo di pregiudizi questi fossili viventi che hanno visto nascere e
scomparire i dinosauri!


Manuela Cassotta, Comitato Scientifico MI.F.A. Onlus. 
Fonti bibliografiche: Spider biology. 
Week course offering at Stone
Laboratory, The Ohio State University,Summer 2007 July 8 – 14.
Associazione Italiana di Aracnologia -www.aracnofilia.org

11 ottobre 2011

Gattini con occhi malati: come aiutarli


A volte i gattini, specie quelli che vivono in comunità o colonie feline, possono sviluppare delle infezioni che si evidenziano con occhi gonfi, arrossati e pieni di muco, a volte chiusi. La congiuntivite può essere anche accompagnata da scolo nasale, stranuti, deperimento. Si può trattare di infezioni virali e/o batteriche (di solito da Calicivirus, Herpes virus e/o Chlamydia) sovente complicate da sovrainfezioni di vario tipo. Tali affezioni oculari necessitano di un tempestivo, duraturo e costante trattamento poiché nella migliore delle ipotesi esitano in cecità totale o parziale permanente, inoltre l'infezione può determinare immunosoppressione esponendo i gattini ad ulteriori gravi infezioni o estendersi ad altri organi come i polmoni, determinando frequentemente la morte dei gattini.

E' sempre consigliabile consultare un veterinario ma nell'attesa del suo intervento o nel caso questo non fosse accessibile ecco cosa bisogna fare:
  • Pulire delicatamente ed accuratamente gli occhi del gattino con un batuffolo di ovatta bagnato con acqua appena tiepida (o camomilla) ed olio. Bisogna cercare di aprire delicatamente le palpebre del gattino di modo che non rimangano incollate ed incrostate. Si ammorbidisce con l'olio e si pulisce meglio che si può: in questo modo impediremo che gli occhi restino chiusi e che la situazione peggiori ulteriormente.

  • A questo punto dovreste consultare un veterinario che vi prescriverà una crema antibiotica per gli occhi del gattino e dovrete applicare la crema 3 volte al giorno, ogni giorno (sempre dopo aver pulito gli occhi come spiegato sopra!) fino a completa guarigione. Possono essere necessarie anche diverse settimane per una guarigione completa. Se non avete la possibilità di raggiungere un veterinario che vi possa fare la ricetta, potete procurarvi l'unguento oftalmico "colbiocin", una crema antibiotica per uso anche umano: la trovate in farmacia per pochi euro o ve la può prescrivere il medico di base. E' importante non sospendere la pulizia ed il trattamento prima della completa guarigione perché sono frequenti le ricadute e gli esiti cicatriziali sulle cornee.

Come applicare l'unguento

Il farmaco deve essere applicato nell'occhio precedentemente pulito, all'interno della palpebra inferiore con l'aiuto del dito ben lavato (su cui avrete precedentemente versato una quantità abbondante di unguento). L'unguento va distribuito chiudendo delicatamente le palpebre del gattino e massaggiando quel poco che serve per distribuire il farmaco all'interno. Per svolgere al meglio questa operazione, soprattutto se non siete pratici e/o se il gattino non collabora, sarebbe meglio essere in due: uno tiene fermo il gattino per la collottola e l'altro applica l'unguento. Se si è soli bisogna compiere le stesse operazioni con una sola mano, ricordandosi di versare sul dito l'unguento prima di prendere il gattino per la collottola. Non cercate di applicare la crema direttamente dal tubetto poiché oltre ad inquinare il prodotto rendendolo poi inutilizzabile, rischiereste seriamente di acciecare il gattino con il beccuccio.

Se avete a che fare con intere cucciolate e solo alcuni mici presentano gli occhi malati, tenete sotto osservazione tutti poiché queste patologie sono molto contagiose nei gattini: più tempestiva è la cura e più sarà rapida la guarigione con minor probabilità di conseguenze negative durature o permanenti.


10 ottobre 2011

Obbligatorio soccorrere gli animali feriti sulle strade

I guidatori devono sapere che  l’art. 189-bis del riformato Codice della Strada (del 29 Luglio 2010) prevede l’obbligo di soccorso per gli animali feriti sulle strade e che sono previste sanzioni salatissime per i trasgressori. Investire un animale e proseguire come nulla fosse,  senza soccorrerlo, oppure assistere a tutto ciò da spettatori senza intervenire in alcun modo per aiutare l’animale né per denunciare il responsabile non è solo una vergogna ma anche un reato (omissione di soccorso). Finalmente i pirati della strada non potranno più fuggire impuniti,  si spera che anche le istituzioni e le autorità competenti collaborino sanzionando tutti i trasgressori.

30 settembre 2011

Anatomia del gatto: il fegato


Il voluminoso fegato del gatto (80-150 g) è diviso in 7 lobi. Il dotto escretore è formato dai dotti epatico e cistico, che originano dalla colecisti e convergono nel dotto biliare, che si apre nel duodeno insieme al dotto pancreatico.
Il fegato è un organo con numerose funzioni. Producendo la bile, contribuisce alla digestione garantendo, in particolare, l'emulsione dei lipidi grazie a speciali surfattanti chiamati sali biliari. La bile assume il suo colore caratteristico dai pigmenti prodotti dal metabolismo dell'emoglobina contenuta nei globuli rossi.
Il fegato funziona anche come organo detossificante, trasformando le eventuali tossine, compresi i farmaci, e consentendone l'eliminazione. Nel gatto, questa funzione non è efficiente come in altre specie. Per questo motivo, l'eliminazione di molti farmaci è molto più lenta nei gatti che per es. nei cani o negli esseri umani. A volte, l'organismo del gatto trasforma i farmaci in determinati prodotti derivati, o metaboliti, che possono risultare tossici. Questo è un motivo per non somministrare mai ai gatti farmaci o preparati (tanto meno per uso umano!) se non strettamente necessario e comunque sempre dietro il consiglio del veterinario.
Il fegato gioca un ruolo essenziale nel metabolismo. Può immagazzinare, trasformare e rilasciare gli elementi prodotti durante la digestione. Immagazzina glucosio come glicogeno e lo rilascia a seconda della necessità. Similarmente, trasforma i lipidi dall'intestino tenue e li mette in circolo in forma appropriata. Infine, il fegato svolge anche un ruolo chiave nell'elaborazione di proteine e vitamine. 

25 settembre 2011

Vespe e calabroni: come difendersi in modo ecologico

Vespa del genere Polystes su favo
Calabrone (Vespa crabro)


Vespa del genere Vespula. Entrambi i generi, Vespula e Polystes, sono comuni alle nostre latitudini




Vespe e calabroni: come difendersi senza nuocere all’ambiente e possibilmente senza ucciderli.

Sia vespe che calabroni, come tutti gli animali selvatici non hanno alcun interesse a pungere l’uomo se non quando direttamente minacciati: quando vedete una vespa o un calabrone (ma anche più di uno, non spaventatevi!) gironzolarvi intorno ed appoggiarsi su di voi state tranquilli, dopo un po’ se ne andrà. Quando siete al mare bagnati d’acqua dolce le vespe potrebbero appoggiarsi su di voi e lo fanno solo per bere qualche goccia d’acqua! L’importante è non farsi cogliere dal panico agitando le braccia, degli stracci cercando di allontanare gli animali o peggio di ucciderli: così facendo finireste soltanto per innervosirli e richiamare “i rinforzi” con una maggiore probabilità di essere aggrediti. Dovete sapere infatti che alcuni imenotteri sociali tra cui vespe e calabroni quando vengono molestati o schiacciati liberano dei feromoni (sostanze volatili che servono per comunicare con gli individui della stessa specie), un segnale d’allarme che richiamerà altri individui pronti ad attaccare. Ripeto che non si tratta di attacchi casuali ma sempre innescati da una minaccia/uccisione di qualche individuo.

Per prevenire l’avvicinamento di vespe e calabroni evitate di lasciare in giro sostanze zuccherine, residui di frutta, bucce, ma anche altri residui alimentari come carni o pesce (vespe e calabroni a differenza delle api si nutrono anche di carni).  

Evitate assolutamente gli insetticidi: sono un vero e proprio flagello ambientale, oltre che tossici e pericolosi per la salute umana e degli animali domestici. Non sono selettivi ed uccidono tutti gli insetti e aracnidi senza distinzioni. Sono responsabili della morìa delle api e di altri insetti pronubi di cui ne stanno piano piano determinando l’estinzione. Gli insetti pronubi (impollinatori) sono alla base della riproduzione della quasi totalità dei vegetali di cui ci nutriamo e di cui si nutrono altre specie animali. Se dovessero diminuire ancora gli insetti pronubi ciò avrebbe effetti catastrofici anche sulla vita umana.

Ricordate che le vespe ed i calabroni sono utili a mantenere l’equilibrio negli ecosistemi e anche se non direttamente, sono utili all’uomo in quanto controllano molti insetti nocivi in agricoltura.

Cosa fare se vi ritrovate un favo di vespe nel giardino o sul terrazzo?

1 – Ricordate quanto detto sopra, ovvero che se non molestati difficilmente tali animali vi rincorreranno per pungervi, poiché non è proprio nel loro interesse. Ho ospitato per un’estate intera un favo di vespe sul terrazzo: se queste si abituano a riconoscere le persone come “non pericolose” potrete tranquillamente ignorarvi a vicenda. Davo addirittura loro da mangiare dei pezzettini di frutta in prossimità del favo! Le vespe sono imenotteri sociali la cui intelligenza non è da sottovalutare, anche se è diversa da quella di un mammifero.

2 – Vi conviene lasciarle stare poiché le vespe  formano colonie stagionali: tutti i componenti della famiglia (cioè maschi, operaie e la stessa madre fondatrice del nido) si estinguono naturalmente in autunno con l’arrivo dei primi freddi; sopravvivono soltanto alcune femmine fecondate, che riescono a svernare in anfratti (sotto tetti, entro cassonetti delle tapparelle, crepe dei muri, ecc...) e che in primavera daranno inizio ad una nuova colonia. Se proprio non potete fare a meno di ucciderle poiché si tratta di situazioni veramente pericolose, cercate di richiedere l’ intervento di personale specializzato che non faccia uso di insetticidi di sintesi o particolarmente residuali (cioè che permangono nell’ambiente). Soprattutto accertatevi prima che invece di vespe non si tratti di api, animali protetti dalla legge ed  in via di estinzione: in questo caso è previsto l'intervento gratuito di un apicoltore che rimuoverà l'alveare. In caso di problemi di api o affini si rimanda all'articolo specifico. Per calabroni e vespe, riveste particolare importanza la prevenzione.

PREVENZIONE: Per prevenire nuove colonizzazioni da parte di vespe e calabroni ed evitare il loro occasionale ingresso all’interno delle abitazioni è spesso sufficiente l’installazione di zanzariere alle finestre, provvedere ad una accurata gestione dei rifiuti e degli alimenti, evitando l’abbandono incontrollato di sostanze organiche (in particolare zuccheri, carni, ed altre sostanze proteiche) fortemente attrattive nei loro confronti.

Vespe e calabroni (molto più raramente le api) possono costruire i favi in prossimità o addirittura all’interno degli edifici stessi, in luoghi tranquilli e riparati.

Per evitare spiacevoli sorprese è perciò opportuno:

·       Controllare già a partire dai mesi di marzo ed aprile periodicamente quelle parti degli stabili solitamente preferiti dalle vespe per nidificare quali solai e sottotetti, cassonetti delle tapparelle, altri manufatto con fessure comunicanti con l’esterno (cassette contatori, ecc...) ispezionati raramente alla ricerca di eventuali favi in corso di formazione e rimuovendoli tempestivamente.

·      Sigillare crepe o fessure eventualmente presenti in pareti esterne o comunicanti con anfratti non ispezionabili (innesti tubazioni e canalizzazioni, ecc..).

·       Utilizzare prodotti repellenti per gli spazi non raggiungibili che possono diventare siti di nidificazione, ad esempio cassonetti di tapparelle, sotto di coppi e coperture in genere (esempio pastiglie di canfora o naftalina, piretro, ecc.)
Le vespe del genere Polystes che ho ospitato nel mio terrazzo per una stagione

Una vespa fotografata da vicino in prossimità del favo che si trovava all'interno del buco
 che si vede in figura. Si può notare come nonostante io fossi vicinissima al nido le vespe non
mi attaccassero, poiché mi "conoscevano" come "amica" e non pericolosa per loro.

Api bombi ed insetti affini: no agli insetticidi

Ape (Apis mellifera)




Bombo (Bombus sp.)

  
Forse qualcuno non lo sa ma insetti come api, bombi ed affini sono animali protetti dalla legge (Legge 313/2004.)
Sono protetti perché si tratta di insetti pronubi  (impollinatori) a forte rischio di estinzione a causa dello smodato e massiccio uso di pesticidi, sia in agricoltura che in ambito domestico.
La diminuzione degli insetti pronubi ha pesantissime ripercussioni non soltanto sull’ecosistema (che ci da’ la vita) ma anche sull’economia e sulla vita umana. La riproduzione della quasi totalità delle specie vegetali di cui ci nutriamo e che servono per nutrire altre specie è dipendente dal processo di impollinazione attuato da tali insetti.
Quando sento parlare di insetticidi per le api o insetticidi in genere mi vengono i brividi e mi domando se chi li usa è veramente consapevole del danno di cui si rende responsabile spargendo questi veleni nell’ambiente.

Se non vi importa della vita delle altre specie e dell’ambiente pensate almeno a quella dei vostri figli o delle generazioni future, che sarà un inferno nel momento in cui dovessero scomparire le api: non uccidetele e non usate insetticidi!  Per chi non lo sapesse infatti l’ecosistema non è qualcosa di estraneo a noi ma una trama di cui noi siamo soltanto una maglia, assieme a migliaia di altre specie: tutto è interconnesso e qualunque danno alle spese di una specie o di un ambiente si ripercuote su tutto il sistema con conseguenze più o meno catastrofiche.

Come fare allora se vi trovate di fronte a degli imenotteri e temete di essere punti?

Capisco l’apprensione di una persona allergica al veleno o che ha bambini piccoli o animali domestici ma non bisogna lasciarsi prendere dal panico: esistono dei modi per evitare di farsi pungere, senza per questo uccidere gli insetti e seminare morte e distruzione con insetticidi e veleni. Vediamo come comportarci con le api (ma vale un po’ per tutti gli imenotteri volanti, comprese le vespe ed i calabroni):


1-   Se l’ape si appoggia sulla vostra pelle rimanete calmi ed evitate movimenti buschi: non lo fa certamente per pungervi e dopo aver camminato per un po’ se ne andrà via. Le api sono alla ricerca di sostanze zuccherine, di acqua, oppure esplorano l’ambiente ma mai e poi mai pungono senza motivo, lo fanno soltanto per estrema difesa (e quasi sempre muoiono di conseguenza!). Se non volete che si avvicinino accertatevi di non avere addosso residui di cibo (soprattutto sostanze zuccherine o acqua dolce).


2-   Nella totalità dei casi le punture di ape sono dovute a disattenzione: sedersi sull’insetto, schiacciarlo sotto un’ascella, stropicciarlo sotto i vestiti, ecc. quindi se vedete delle api è del tutto inutile cercare di ucciderle pensando di evitare delle punture, anzi, è estremamente pericoloso perché quando un imenottero (specie se sociale come l’ape) si sente minacciato rilascia nell’aria dei “feromoni” (sostanze volatili che servono alla comunicazione tra animali della stessa specie) di allarme che richiameranno le “colleghe” ed allora sì che si rischia di essere punti e anche massivamente. Fate anche attenzione ai vostri animali domestici come cani o gatti che potrebbero andare a stuzzicare gli insetti facendosi pungere (comunque a meno di rare allergie o gattini piccoli, non è nulla di grave).


3-   Se vi trovate un alveare di api nel giardino o sul terrazzo vi serva sapere che anche in questo caso le api non vi pungeranno a patto che non vi considerino una minaccia. Avevo per anni un alveare sul terrazzo: “riconoscevano” me e i miei parenti e nessuno è mai stato punto nonostante la forte vicinanza all’alveare. Mi rendo però conto che non è da tutti tenersi un alveare con “imenotteri da guardia” e non pretendo che ciò avvenga, perciò se dovete rimuovere un alveare non fatelo da soli (può essere veramente pericoloso il fai da te!!!) e pretendete un apicoltore che ve lo rimuova: è un servizio gratuito (e obbligatorio poiché se si tratta di api non si può fare diversamente!) che dev’essere garantito in tutta l’Italia! Chiamate i vigili del fuoco ed informatevi, se sono seri e non stanno infrangendo le leggi dovrebbero indirizzarvi loro all’apicoltore più vicino.


Ho parlato di api, bombi ed altri imenotteri pronubi, se si tratta di vespe o calabroni il problema è un po’ più difficile da risolvere. Comunque ricordate che le vespe ed i calabroni formano colonie stagionali: tutti i componenti della famiglia (cioè maschi, operaie e la stessa madre fondatrice del nido) si estinguono naturalmente in autunno con l’arrivo dei primi freddi; sopravvivono soltanto alcune femmine fecondate, che riescono a svernare in anfratti (sotto tetti, entro cassonetti delle tapparelle, crepe dei muri, ecc...) e che in primavera daranno inizio ad una nuova colonia. Per prevenire quindi una nuova colonizzazione è importante eliminare gli anfratti e sigillare i buchi, potenziali luoghi scelti come nidi.

L’argomento vespe e calabroni viene specificamente trattato in un altro articolo che potete trovare QUI.

23 settembre 2011

Come NON dare una pillola al gatto :)

Ecco cosa NON fare per dare una pillola ad un gatto, poi ovviamente vi dirò come fare (punto 15).

1. Prendere il gatto e cullarlo nell’incavo del braccio sinistro come se fosse un bebè.
Posizionare l’indice ed il pollice sinistri sui lati della bocca del gatto ed applicare una leggera
pressione alle guance tenendo la pillola nella mano destra. Appena il gatto apre la bocca, sparare la
pillola in bocca. Lasciate che il gatto chiuda la bocca ed inghiotta.
2. Recuperare la pillola dal pavimento ed il gatto da dietro il divano. Cullare il gatto nel braccio
sinistro e ripetere il processo.
3. Recuperare il gatto dalla camera da letto e gettare la pillola ciancicata.
4. Prendere una nuova pillola dalla confezione e cullare il gatto nel braccio sinistro, tenendo con
fermezza le zampe posteriori con la mano sinistra. Forzare l’apertura della bocca e premere
la pillola in fondo alla bocca con l’indice destro...Tenere la bocca del gatto chiusa e contare fino a
10
5. Recuperare la pillola dalla boccia del pesce rosso ed il gatto dall’ armadio. Chiamare il
consorte dal giardino.

6. Inginocchiarsi sul pavimento col gatto stretto tra le ginocchia, tenendo tutte e quattro le zampe.
Ignorare i leggeri grugniti emessi dal gatto. Fate tenere al consorte la testa del gatto con
fermezza, forzando un righello di legno in bocca al gatto. Lasciar cadere la pillola e sfregare
vigorosamente la gola del gatto.
7. Recuperare il gatto dalla riloga delle tende, prendete un’altra
pillola dal pacchetto, prendete nota di comprare un nuovo righello e di riparare le tende.
Raccogliete da terra con cura la tappezzeria strappata per incollarla più tardi.
 8. Avvolgete il gatto in un asciugamano e fate sedere il consorte sul gatto con la testa che sbuca appena dall’avambraccio del consorte. Mettere la pillola sulla punta di una cannuccia, forzare l’apertura della bocca del gatto con una matita e soffiate nella cannuccia per sparare la pillola in gola
9. Controllate che la pillola non sia tossica per l’uomo, bevete un bicchiere d’acqua per mandar
via il saporaccio. Applicate un cerotto all’avambraccio del consorte e rimuovete il sangue
dal tappeto con acqua fredda e sapone.
10. Recuperate il gatto dalla tettoia dei vicini. Prendete un’altra pillola. Mettete il gatto in
na pentola e chiudete col coperchio lasciando fuori la testa.
Aprite la bocca del gatto con un cucchiaino, lanciate la pillola in gola con un elastico.
11. Prendete un cacciavite dal garage e rimettete la porta nei cardini. Applicate compresse
fredde sulla guancia e controllate quando avete fatto l’ ultima antitetanica. Buttate la maglietta
e prendetene una nuova dalla vostra stanza.
 12. Chiamate i pompieri per riprendere il gatto dall’albero dall’altro lato della strada. Scusatevi col vicino che si è schiantato contro la recinzione sterzando bruscamente per evitare il gatto. Prendete l’ultima pillola dal pacchetto.
13. Legate le zampe del gatto e legatelo alle gambe del tavolo. Trovate dei guanti da lavoro
robusti. Tenete la bocca del gatto aperta con una pinza. Premete la pillola in bocca con un bel pezzo
di bistecca di filetto, tenete la testa verticale e versate dell’acqua per far scendere la pillola.
14. Portate il consorte al pronto soccorso e attendete pazientemente mentre il medicoutura le dita e le braccia e rimuove i resti della pillola dall’ occhio destro. Mentre tornate a casa fermatevi al negozio di mobili per comprare un nuovo tavolo
15. Leggete QUI come si fa a dare una pillola al gatto ed imparate