25 agosto 2011

Il gabbiano reale in città: decalogo per Trieste

 

 

 

 

 

1 – CHI è?

Il Gabbiano reale è un uccello appartenente all’Ordine dei Caradriformi ed alla Famiglia dei Laridi. In Italia ne esistono 2 specie: il gabbiano reale mediterraneo o zampe gialle (Larus michaellis) ed il gabbiano reale pontico (Larus cachinnans), difficilmente distinguibili. A Trieste è presente anche il gabbiano reale nordico (Larus argentatus). Lo Zafferano (Larus fuscus) e la Gavina (Larus canus) possono essere a volte confusi con il gabbiano reale. Quando si dice “gabbiano reale”, dunque, si intendono diverse specie.

2 – COSA accade nelle città?

Urbanizzazione ed aumento numerico delle colonie di gabbiani. Lamentati danni ad opere umane, timore, intolleranza alla presenza degli animali e agli “schiamazzi”.

3 – QUANDO è iniziata l'urbanizzazione dei gabbiani a Trieste?

A partire dagli anni ’80. A Trieste la prima documentazione di nidificazione certa della specie in città è stata documentata nel 1987. L. cachinnans e L. michahellis sono le specie che nidificano nelle città e che si sono adattate alla vita urbana.

4 – PERCHE’ i gabbiani hanno scelto la città?

Il fenomeno della colonizzazione delle città da parte degli animali selvatici è dovuto principalmente a due fattori concomitanti: l’abbondanza di cibo sotto forma di discariche e rifiuti tipica delle aree urbane e l’incalzante processo di cementificazione ed invasione degli habitat naturali con conseguente frammentazione. Il crescente disturbo antropico da una parte e l’abbondanza di cibo e di ripari dall’altra fanno sì che un numero sempre maggiore di specie, si adatti a vivere nelle città. I cassonetti della spazzatura ma soprattutto le discariche sono molto più “pescose” del nostro golfo ed i tetti delle case molto più tranquilli di una baia frequentata da bagnanti.

5 – COMPORTAMENTO

Come tutti gli animali selvatici i gabbiani non sono aggressivi a patto che non vengano messi in condizione di impossibilità di fuga o non vengano molestati i nidi. Qualora si sentano minacciati (per es. se ci si avvicina troppo ad un nido) adottano un comportamento tipico: planano ripetutamente vicino alla testa dell’avversario ed emettono forti vocalizzi, dando l’impressione di mirare al viso, senza MAI colpirlo (mobbing). Si tratta UNICAMENTE di un comportamento intimidatorio che si esaurisce non appena ci si allontana un po’ dal nido oppure l’animale ha imparato a riconoscerci come “non pericolosi”. Non esiste alcuna motivazione valida e fondata per ritenere il gabbiano reale un animale aggressivo o pericoloso, sarebbe necessaria invece una corretta educazione ed informazione onde evitare problemi ed inutili allarmismi.

6 – SITUAZIONE SANITARIA

Il gabbiano reale non rappresenta alcun particolare pericolo sanitario per la salute umana né per gli animali domestici.

7 – SITUAZIONE LEGISLATIVA

Tutte le specie e sottospecie di gabbiano reale, nonché uova, nidiacei e nidi, in Italia sono protetti ai sensi della Legge Nazionale 157/92 e non cacciabili. Per il FVG vige anche la L.R. 14/07.

8 – SITUAZIONE ECOLOGICA

L’aumento numerico dei gabbiani nelle città non è un problema ecologico ma sociale, ovvero di convivenza tra gli animali e l’uomo. Il gabbiano reale è un onnivoro opportunista che nelle città si nutre soprattutto di avanzi di cibo di origine umana, carcasse di altri uccelli e di mammiferi, invertebrati. Occasionalmente preda i colombi (nidiacei o malfermi). La predazione sulla fauna selvatica di interesse conservazionistico (nidiacei e pulcini di specie protette) è verosimilmente rara ed irrilevante, soprattutto qualora confrontata con la perdita di individui dovuta alla mortalità stradale.

9 – GESTIONE E CONTENIMENTO

  • I criteri che devono guidare le politiche gestionali delle specie ornitiche problematiche nei piani Faunistici Urbani sono stati definiti nel corso del “2° Convegno Nazionale sulla Fauna urbana” (Firenze, 10 Giugno 2000): ecologici, integrati, selettivi, economicamente sostenibili, durevoli, sicuri per l’ambiente, tecnicamente validi, etici e condivisi.
  • Modifiche ambientali, in modo da rendere l’habitat permanentemente inadatto per la nidificazione. Azioni durature di dissuasione, oppure installazione di una barriera di fili o reti.
  • Contenimento della popolazione tramite sterilizzazione chirurgica in endoscopia. Il Laboratorio di cognizione animale e neuroscienze comparative dell’Università degli Studi di Trieste in collaborazione con l’Ente Nazionale Protezione Animali, Sezione di Trieste, ha recentemente messo punto tale tecnica, che secondo gli studi prometterebbe ottimi risultati a medio-lungo termine.

10 – PER ULTERIORI INFORMAZIONI

MI.F.A. – Missione Fauna & Ambiente – ONLUS http://mifaonlus.com

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

Benussi E., Flapp F., Mangani U., (1994). La popolazione di Larus cachinnans michahellis nificante nella città di Trieste. Avocetta, 18: 21-27.
Dilena L., (1989). Primo caso di nidificazione su edifici per il Friuli Venezia Giulia, 06.05.87 di Gabbiano reale, Trieste. Fauna (1): 125.
Zucca P. (2005) Il gabbiano reale mediterraneo (Larus cachinnans) nidificante nella città di Trieste: aspetti comportamentali e sterilizzazione chirurgica. Atti Convegno su aspetti di igiene urbana e vivibilità; colombi ed altri uccelli in città, Genova, pp19-116.
Osservazioni e studi sul campo – Comitato Scientifico MI.F.A. Missione Fauna e Ambiente ONLUS

24 agosto 2011

Tutto sui gatti

"Conoscere ed amare i gatti" è un piccolo manuale per chi ha dei gatti o intende adottarne o per chi semplicemente non ha acquisito sufficiente esperienza con i mici oppure vuole saperne di più.
Il tascabile raccoglie preziose informazioni di base (difficilmente reperibili) frutto di anni ed anni di esperienza con i gatti, in particolare i soriani. Sei libero di scaricarlo e distribuirlo (gratuitamente) a chi credi che ne abbia bisogno. Il manuale è in costante aggiornamento!


Gatti, conoscerli ed amarli by Manuela Cassotta, Laura Mendola is licensed under a Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Unported License.

Principali argomenti trattati nel manuale

Adottare un micio da un gattile e da una colonia felina
Smarrimenti: cosa fare?
Gattini abbandonati: allattamento, cure, consigli
Alimentazione
Perchè mangia solo scatolette/crocchette?
Salute e scelta del veterinario
Principali malattie: rinotracheite, gastroenterite virale felina, FIV, FeLV, FIP, piometra, malattie renali, infestazione da acari zecche e pulci
Vomito e/o diarrea: quando è il caso di consultare subito il veterinario
Manutenzione della lettiera

Pulizia
Pipì e popò fuori dalla cassettina
Perchè è aggressivo?
Il micio che morde
Giochi e collarini
Il gatto e le persone anziane sole
Gatti e bambini
Gatti, donne in gravidanza e toxoplasmosi
A chi dare in adozione un micio?
Micio contro le allergie
Gatti, case e traslochi
Viaggiare con loro
Strade, veicoli, conducenti: per non investire gli animali, per soccorrerli
Sterilizzazione
... ed altro.

21 agosto 2011

Sfatiamo i pregiudizi sul gatto

Quante volte sento dire in giro delle cose sui gatti che mi fanno accapponare la pelle... esistono un sacco di pregiudizi, di luoghi comuni sui gatti, frutto dell'ignoranza che danneggia gli animali e gli umani. Vengono qui elencati e sfatati i principali luoghi comuni sul gatto.




Non cade mai quindi balconi e finestre non sono pericolosi per lui

Non è vero, purtroppo! L'esperienza invece insegna che i gatti cadono (e anche spesso). Inseguono una mosca, si distraggono dietro un uccellino, litigano con un altro gatto e scivolano. Nella loro memoria genetica non esistono palazzi alti decine di metri e cornicioni senza appigli, al massimo si sale e scende da un albero, si cammina su un tetto di tegole, si cade sull'erba. Che i gatti siano agili, che spesso riescano anche a cavarsela in situazioni allucinanti è vero, ma dipende molto dalla tipologia della caduta, dalla struttura del gatto e dalla fortuna.
Se il gatto cade da altezze non molto elevate, cade sull'erba e/o è un gatto giovane e magro è facile che non gli accada nulla di grave ma se il gatto cade da grandi altezze (piani medio-alti), sull'asfalto e/o è un gatto piuttosto robusto o in sovrappeso o un gattino piccolo, le conseguenze possono essere mortali o molto gravi. Non bisogna assolutamente sottovalutare le altezze, le finestre ed i balconi, specie ai piani alti, perchè in questo caso le cadute potrebbero essere letali. Se il gatto cade anche da basse altezze (primo piano, pochi metri), specie se cucciolo, e sbatte il musetto sull'asfalto o cade male, può riportare lesioni molto serie fino a morirne.




Deve mangiare gli avanzi del mio cibo, lische di pesce, ossa di pollo, pasta, ecc.

No, il gatto non è una iena né un maiale, per questo non potete pretendere che mangi gli avanzi degli umani, onnivori degenerati (a meno che non si tratti di carne o pesce senza sughi elaborati e salati). Perciò niente pasta, patate, intingoli iper-salati, lische di pesce ed ossa, se ci tenete alla sua salute. Se è un gatto particolare che ama i cibi insoliti accontentatelo ogni tanto, l'importante è che evitiate di ragionare con la tecnica "se ha davvero fame mangia": anche voi se aveste fame probabilmente mangereste le bucce delle patate e la terra, però non sareste molto entusiasti e potrebbe farvi anche male, no?


Posso portarlo fuori con il guinzaglio

A meno che non sia di una razza particolare e/o sia stato abituato fin da piccolo (naturalmente esistono le eccezioni), non è consigliabile portare fuori un gatto con il guinzaglio per diversi motivi: si spaventerebbe a morte, farebbe di tutto per sfilarsi il collarino e nel 98% dei casi ci riuscirebbe, scappando rovinosamente in mezzo alla strada e rischiando di andare sotto una macchina. Avete idea del pasticcio in cui vi trovereste? Pensateci bene prima di scambiare il gatto per un barboncino.


Vede al buio

Sebbene il gatto abbia una eccellente visione in condizioni di scarsa luminosità non è in grado di vedere nel buio assoluto, in quanto la sua capacità (comune a molti altri mammiferi) di vedere nella notte dipende da una enorme facoltà di raccogliere ed amplificare la minima fonte di luce presente nell'ambiente. Se non è presente una minima quantità di luce, non ci vede.


Gli metto il classico collarino col campanello

No, per carità. Gli da' fastidio. Il suo udito è sensibilissimo, sente gli ultrasuoni ed è attentissimo ai rumori dell'ambiente. Avete idea di cosa significhi per un gatto avere addosso 24 ore su 24 un campanellino che suona ogni volta che fa il minimo movimento? Evitategli questo disagio.


Ai gatti bisogna fare il bagnetto

Salvo casi particolari e saltuari, non si fa, il gatto si pulisce da solo al contrario del cane. Qui approfondiamo la questione e spieghiamo come fare nei casi in cui un lavaggio sia necessario.




Tagliare le "unghie"

Nonostante molti lo facciano abitualmente e la pratica venga spesso consigliata anche da molti veterinari a mio avviso non è una buona abitudine per 2 principali motivi:
  • Se non si sa fare bene si potrebbe fare del male al gatto procurandogli serie ferite e conseguenti infezioni
  • Al gatto gli artigli servono ad aggrapparsi per non scivolare, a stabilizzare i salti e forse hanno altre funzioni che non conosciamo
Procuriamogli dunque un tronco, un tiragraffi o un tappeto dove possa "farsi le unghie" e lasciamogliele.




Insistere sempre con gli stessi cibi se non li gradisce


Spesso purtroppo la gente lo fa credendo che il gatto sia viziato e debba adeguarsi all'alimentazione che scegliamo noi per lui. In realtà il gatto non è scemo e sa bene cosa vuole e cosa gli fa bene. Spesso se rifiuta il cibo significa che questo in effetti non è di buona qualità (es. crocchette o scatolette scadenti) o è passato. Il suo olfatto è sensibilissimo, il suo stomaco molto delicato ed un cibo
lasciato lì per qualche ora si altera divenendo sgradevole e tossico. L'alimentazione del gatto è la base della sua salute e se gli volete veramente bene dovete rispettare le sue necessità. Qui potete trovare dei consigli sull'alimentazione del gatto.

Trattarlo come fosse un cane

Pretendere di fargli il bagno, di portarlo al guinzaglio, di dargli i comandi o di fargli fare ciò che vogliamo noi...
No, il gatto è molto diverso dal cane, sotto l'aspetto biologico, fisico, comportamentale e sociale. Il gatto al contrario del cane è un
predatore solitario, indipendente, non ama vedere la gente, è molto legato alle sue abitudini casalinghe, non gli piace viaggiare e soprattutto per lui non siete il capobranco da cui dipende ma siete un amico, alla sua pari.

Si affeziona soltanto alla casa, non a chi lo accudisce

Non è vero. Il gatto si affeziona anche (e soprattutto) a chi lo cura, lo coccola, lo nutre, specie se esiste un sincero legame tra umani e gatti. Esistono casi di gatti che sono morti poco dopo il loro padrone, anche se avevano chi li nutriva e li accudiva. A volte quando il padrone va in vacanza e lascia i gatti a casa accuditi da altre persone, seppure queste siano affidabili ed amorevoli, può accadere che i gatti mostrino inquietudine fino ad ammalarsi.

I gabbiani sono davvero aggressivi?


Ultimamente si sente molto parlare di gabbiani aggressivi, che attaccano le persone e gli animali domestici. I giornali parlano di gabbiani che rubano le merende ai bambini e che assaltano la gente. Ma quanto c’è di vero in tutto questo? Cosa dice l’etologia (la scienza che studia il comportamento animale) a proposito? Scopriamolo attraverso semplici domande e risposte.

Perchè una volta nelle città i gabbiani non c’erano mentre adesso ce ne sono così tanti?

Il gabbiano reale (Larus cachinnans), abitante delle coste, ha iniziato a colonizzare le città costiere italiane all’inizio degli anni 70 dando il via ad un crescente fenomeno di urbanizzazione. Il motivo principale di questo spostamento è la presenza massiccia di rifiuti alimentari e soprattutto discariche, dove gli animali, particolarmente adattabili, trovano cibo in abbondanza. I tranquilli tetti ed i terrazzi inoltre, rappresentano un luogo ideale per costruire i nidi, lontano dai predatori e soprattutto dalle folle di bagnanti (sono ormai pochi i tratti di costa liberi da attività umane).

I gabbiani possono attaccare l’uomo?

I gabbiani reali, come tutti gli animali selvatici, non hanno alcun interesse nell’attaccare l’essere umano. Se lo fanno, non è mai per nuocere ma sempre per difendersi o difendere il nido o i loro pulli da minacce esterne. In particolare i gabbiani diventano aggressivi se ci si avvicina impunemente ai nidi; in questo caso adottano un comportamento tipico che prende il nome di “mobbing” e consiste nel planare minacciosamente mirando la testa e vocalizzando rumorosamente, senza però colpire. Questo fenomeno può spaventare molto una persona che non conosce i gabbiani, soprattutto se gli uccelli sono in gruppo, risvegliando ricordi di scene degne di film horror… in realtà non c’è nulla da temere, il “mobbing” infatti cessa non appena ci si allontana dal nido e comunque nessuno ha mai riportato ferite “da gabbiano” per essere passato vicino ad un nido. I gabbiani, che allevano i loro piccoli in coppia, cercano soltanto di difenderli, non si divertono ad aggredire la gente e non hanno nulla a che vedere con il film di Hitchcock, anche se purtroppo sui giornali se ne leggono di tutti i colori.

Ma allora perchè si sente parlare tanto di gabbiani “aggressivi” nei confronti degli esseri umani?

Si legge spesso di gabbiani che aggrediscono passanti e persino che assaltano bambini rubando loro la merenda. Tra un po’ leggeremo anche di gabbiani che divorano i vecchietti. In realtà si tratta, come spesso accade, di distorsioni della realtà ad opera di giornalisti male informati o di persone superficiali. Accade per esempio che un bambino nel suo carrozzino sbandieri il panino (invece di mangiarlo) e che un gabbiano particolarmente intraprendente ed affamato, approfittando della distrazione dei genitori si precipiti a portare via il facile e succulento panino, stessa cosa che farebbe un cane o la cocorita di casa, solo che quelli non fanno notizia. Da qui è facile intuire cosa potrebbe succedere se il malaugurato bambino avesse dei genitori iper-apprensivi, che lo portrebbero subito al pronto-soccorso anche in assenza di qualunque lesione. Se poi avesse un graffio, forse interpellerebbero la NASA. I giornali riporterebbero subito la notizia allarmistica: “gabbiano assassino aggredisce un bimbo”. Ironia a parte, con questo esempio è facile capire come un fatto di per sé insignificante può essere trasformato in una notizia drammatica. Non si può credere ciecamente a tutto ciò che si sente dire o si legge senza preoccuparsi se esistono fonti attendibili o dati validi che dimostrino la veridicità e la sensatezza di certe affermazioni.

Ci sono stati casi di ferimenti di persone da parte dei gabbiani?

Ci sono stati casi di ferimenti (comunque di lieve entità) di persone, che incuranti delle minacce degli uccelli, si sono impunemente avvicinati ai loro nidi manomettendoli, toccando o asportando le uova. Altri casi di aggressività dei gabbiani nei confronti dell’uomo si verificano quando l’animale è messo in condizione di impossibilità di fuga e si sente direttamente minacciato, se non può fuggire, cerca di difendersi sferrando potenti beccate. Al di fuori di tali situazioni, non esiste alcun caso documentato di aggressività nei confronti di persone ed animali domestici. Considerato anche che tutte le specie e sottospecie di gabbiano reale, nonché uova, nidiacei e nidi, in Italia sono protetti ai sensi della Legge Nazionale 157/92 e non cacciabili, (per il FVG vige anche la L.R. 14/07), non si toccano i nidi e non si corre alcun rischio. In caso di gravi e giustificati motivi e con il consenso della forestale, gli animali possono essere spostati da personale competente.

Bibliografia

Benussi E., Flapp F., Mangani U., (1994). La popolazione di Larus

cachinnans michahellis nificante nella città di Trieste. Avocetta, 18: 21-27.

Dilena L., (1989). Primo caso di nidificazione su edifici per il Friuli Venezia Giulia, 06.05.87

di Gabbiano reale, Trieste. Fauna (1): 125.

Zucca P. (2005) Il gabbiano reale mediterraneo (Larus cachinnans) nidificante nella città di

Trieste: aspetti comportamentali e sterilizzazione chirurgica. Atti Convegno su aspetti di

igiene urbana e vivibilità; colombi ed altri uccelli in città, Genova, pp19-116.

Osservazioni e studi sul campo – Comitato Scientifico MI.F.A. Missione Fauna e Ambiente

ONLUS

15 agosto 2011

Rete interrata fai da te per difendere l'orto da cinghiali, caprioli, ecc.

Costruzione di una rete interrata per difendere il proprio orto o campo dagli ungulati (cinghiali, caprioli, cervi, ecc.)
Gli ungulati, in particolare i cinghiali sono dotati di grande forza, capaci di scavare buche profonde anche 50 cm o di caricare le normali recinzioni nel tentativo di forzarle. Una semplice staccionata o una rete tradizionale potrebbe non essere sufficiente a scoraggiare questi grossi ungulati ad accedere alle vostre coltivazioni. Una recinzione seminterrata deve raggiungere una profondità di circa 50 cm, deve possedere un sistema di dissuasione allo scavo e deve essere molto solida. Se deve impedire l’ingresso ad animali saltatori come caprioli, daini e cervi, la rete dovrà essere alta almeno 2 m, altrimenti potrà essere di circa 120-150 cm. Una rete interrata e a maglie strette vi proteggerà non soltanto dalle incursioni dei cinghiali e di altri ungulati ma impedirà l’accesso anche ad altri animali quali roditori, talpe, gatti, ecc.

Materiale occorrente:

- pali di legno appuntiti

- catrame o altro impregnante e pennello per impermeabilizzare

- rete metallica a maglie strette a scelta

- filo di ferro di buon diametro

- rete a maglia stretta a scelta

- cemento, sabbia e assi per formare eventuali casseri

- chiodi a U, tondini di ferro

Scavo e messa in opera dei pali

La prima operazione è l’impermeabilizzazione dei pali di legno per almeno 60 cm. Si pennellano con il catrame liquido (per esempio) e solo quando asciutti si possono utilizzare.Scavata la trincea, profonda almeno 50 cm, a 2 metri uno dall’altro si effettuano con una vanga da giardinaggio buchi quadrati di circa 30 cm di lato, profondi altrettanto. Sul fondo di ogni buco andranno infissi, per almeno 20 cm, i pali utilizzando una trivella per fare il primo foro d’invito. Conviene porre sempre un’asse di legno sulla testa del palo, così da ridurre i rischi di fessurazione mentre si utilizza la mazza per infiggerlo nel terreno, e/o posizionare una robusta fascetta a circa 3 cm dalla sommità del palo. Una volta verificato l’allineamento dei pali, nei fori quadrati si getta il cemento. Nel caso di terreno sabbioso o poco consistente si dovrà formare con assi di recupero un piccolo cassero. Una volta che il cemento avrà fatto presa si impermeabilizza col catrame il punto di raccordo fra palo e blocco di cemento.

Fissare la rete

Il filo di ferro va teso fra un palo e l’altro in almeno tre punti: alla sommità, qualche centimetro sopra il livello del terreno, qualche centimetro sopra i blocchi di cemento; meglio inserirne un quarto a metà dell’altezza fuori terra. Si fissa ai pali con i chiodi a U. A questo punto si stende la rete, si fissa ai pali e si ferma ai fili di ferro tesi orizzontalmente.

Dissuasori dello scavo

Per rendere più difficile l’operazione di scavo di animali dalla grande forza e dal carattere caparbio come i cinghiali si deve intervenire in due modi. Il primo, molto semplice, consiste nell’addossare sul lato esterno della rete tutti i sassi che sono emersi durante lo scavo della trincea ed eventuali altri detriti disponibili. Il secondo è una vera e propria barriera. Si taglia la rete in fogli lunghi circa 50 cm e li si dispone sul terreno a una profondità di 10 cm, dopo avere parzialmente riempito la trincea di scavo. Per fissarla ancora di più si tagliano delle sbarre in ferro, si piegano a U e si infiggono nel terreno sul lato verso l’esterno.

A questo punto la rete sarà a prova di cinghiale, nonché di istrice, talpa, tasso, roditori, ecc.

Per terminare

Come rifinitura, pennellare di catrame la testa dei pali di legno e ricoprirli con dei cupolini così che l’acqua sgrondi e non sia assorbita. Chi ama il colore può utilizzare pali di legno di castagno già pelati, colorarli con una vernice all’acqua e rifinirli con un impermeabilizzante. Il legno di castagno così trattato ha una durata sorprendente.

Manuela Cassotta per MI.F.A. Biosoluzioni http://biosoluzioni.mifaonlus.com

Dissuasori ad ultrasuoni per animali "molesti"


Gli ultrasuoni sono suoni ad alta frequenza (superiore a 20 KHz) normalmente non percepibili dall’orecchio umano ma avvertiti da molti animali. Se usati in modo opportuno, alle frequenze giuste (ciò dipende dall’animale che si vuole allontanare) e ad intensità sufficientemente alta causano notevole disturbo al delicato sistema uditivo e nervoso di alcuni animali, tra cui quelli considerati nocivi. Dato che molte creature selvatiche dipendono dal loro udito per la loro stessa sopravvivenza la ricerca ha dimostrato che interferire nella loro soglia di frequenza crea in loro un tale disturbo da essere costretti ad allontanarsi. I dissuasori ad ultrasuoni sono stati sviluppati specificamente per risolvere i problemi dell’incontro degli esseri umani, nella civiltà moderna, con insetti, roditori ed altri animali selvatici in modo civile e poco cruento nel rispetto degli animali stessi. I repellenti ultrasonici che utilizzano frequenze relativamente alte (32-80 KHz) sono particolarmente fastidiosi per topi, ratti, criceti, gerbilli, scoiattoli, furetti, alcuni insetti (in particolare falene) ma non sono pericolosi per gli esseri umani e per gli animali domestici e da cortile. Tuttavia esistono anche modelli con frequenze adatte ad allontanare gatti, cani, volpi, uccelli, la cui soglia di disturbo varia dai 18 ai 25 KHz. Gli uccelli sono poco sensibili agli ultrasuoni mentre vengono infastiditi da suoni più bassi in frequenza (dissuasori sonici) e da stimoli visivi, che risultano più efficaci nel loro allontanamento.
Si trovano in commercio diverse tipologie di dissuasori ultrasonici, a seconda della specie animale da allontanare e dall’ambiente in cui gli animali si trovano (chiuso o aperto, grande o piccolo, ecc.) : variano così le gamme di frequenza ultrasonica, le intensità, l’eventuale possibilità di modulazione, ecc.

La scelta dell’apparecchio adatto ed il suo corretto posizionamento sono fondamentali per garantirne l’efficacia. Spesso i rivenditori sono disinformati in materia e propongono apparecchi anche validi ma senza fornire le dovute spiegazioni con il risultato che questi poi non funzionano e vengono tacciati come inefficaci.

Vediamo di dare alcuni consigli per facilitare la scelta della soluzione migliore, che è sempre legata alla specie animale che si desidera allontanare e all’ambiente in cui si trova.

Iniziamo dalle caratteristiche di base degli ultrasuoni, qualche piccola conoscenza di base per sfruttare al meglio i dissuasori ed evitare inutili errori:

Gli ultrasuoni non oltrepassano facilmente le pareti: mentre la musica dal vostro stereo può riempire la vostra intera casa e, se abbastanza forte, può essere ascoltata attraverso le porte chiuse dai vostri vicini, il comportamento degli ultrasuoni per certi aspetti assomiglia più a quello della luce che a quello di un suono. Gli ultrasuoni non riescono infatti ad oltrepassare le superfici solide (pareti, pavimenti, soffitti) o girare intorno agli angoli. È per questo che potrebbe essere necessario installare più apparecchi entro una stessa area. Per visualizzare come gli ultrasuoni viaggiano, immaginiamo che il nostro speaker ultrasonico sia un faro: il suono si irradia verso l’esterno a forma di cono, gettando “ombre” dietro gli oggetti solidi e molto poca “luce” in altre stanze. Tanto più alta è la frequenza dell’ultrasuono e tanto più stretto, direzionale, è il cono proiettato, tanto più il suono si attenua con la distanza (raggiunge perciò distanze più brevi). Gli ultrasuoni si riflettono sulle superfici dure per riempire una stanza e sono assorbiti dalle superfici morbide come tappeti e tendaggi che non vanno perciò messi davanti. I dissuasori ultrasonici devono emettere ad un volume sufficiente ad infastidire gli animali da allontanare e dev’esserci la possibilità di variare la frequenza per evitare che gli animali vi si adattino ed eventualmente per sperimentare la frequenza più efficace in una data situazione. La superficie di copertura che può avere un dissuasore varia notevolmente a seconda di ogni singola stanza o spazio. La regola per quanto riguarda la copertura è semplice: un dispositivo a ultrasuoni può coprire solo la stanza in cui è installato, in una stanza da mt. 4×4 copre 16 mq, in un garage copre la sua superficie.
Se la stanza è grande 300 mq, un buon repellente (non tutti) può fornire una copertura adeguata se non ci sono molti ostacoli come mobili o prodotti immagazzinati nello spazio.
Con gli ostacoli, sarà necessario installare più di una unità per la massima efficacia: in caso di dubbio è sicuramente meglio posizionare 2 unità ai lati opposti della stanza.

Dissuasori ad ultrasuoni per topi e ratti

I roditori come ad esempio topi e ratti, sono particolarmente sensibili alle frequenze relativamente alte, che usano normalmente per comunicare, dai 32 agli 85 KHz. Un dissuasore per roditori dovrebbe lavorare in tale range di frequenze. Non appena i roditori vengono colpiti dagli ultrasuoni entrano in uno stato di forte stress che può scomparire solo allontanandosi dalla causa, ovvero uscendo dall’ ambiente protetto. In caso contrario gli ultrasuoni colpiscono il sistema neurovegetativo dell’animale, con effetti di stordimento, nausea, perdita di appetito, diminuzione della prolificità, in casi estremi shock. Ovviamente non bisogna posizionare tali apparecchi in una stanza dove siano presenti roditori domestici come criceti, cavie, gerbilli, ecc. Anche i furetti ed altri piccoli mammiferi domestici possono venir fortemente disturbati da tali frequenze, mentre cani, gatti, uccelli ed animali da cortile non dovrebbero risentirne.

Dissuasori per insetti

Alcune specie di insetti in grado di produrre o di percepire suoni nelle frequenze ultrasoniche sono influenzate da un suono ad alta frequenza.
Tuttavia ci sono state poche ricerche scientifiche per stabilire se gli ultrasuoni possano produrre risultati efficaci per il controllo di tutti insetti. Alcuni insetti rispondono agli ultrasuoni, mentre altri non sembrano disturbati. Alcune ricerche molto particolari sulle falene e libellule hanno evidenziato che fuggono dagli ultrasuoni in aria dimostrando che tali specie reagiscono alla loro presenza.
Purtroppo non esiste una ricetta magica per proteggere gli esseri umani da tutti le migliaia di specie di insetti che infestano le nostre vite.
Ragni, zanzare, formiche, scarafaggi, pulci, zecche api e mosche sono probabilmente in grado di percepire la pressione sonora creata da dispositivi ad ultrasuoni, e di reagire in qualche modo, anche se con un solo rallentamento dell’attività o stordimento ma questo non significa che se ne andranno rapidamente perché un potente effetto repellente, a differenza dei roditori, non è facilmente prevedibile.

I dissuasori ultrasonici a frequenze molto elevate (60-100 KHz) e modulati in frequenza, sembrano efficaci nell’allontanare gli insetti volanti, in particolare le falene (farfalle notturne) visto che simulano gli ultrasuoni dei pipistrelli, i loro maggiori predatori. Queste frequenze potrebbero disturbare i piccoli roditori domestici ed i furetti, per questo non vanno posti nelle stanze dove sono presenti questi animali.

Dissuasori per gatti, cani, volpi, ecc.

Felini, canidi ed altri mammiferi di taglia media o grande possono essere infastiditi da ultrasuoni a frequenze relativamente basse, al limite dell’udibile (18-27 KHz), mentre non dovrebbero risentire delle frequenze più alte, usate per i roditori e gli insetti. Tale range di frequenza può risultare udibile e fastidioso per certe persone (in particolare bambini e sulle frequenze intorno ai 18-21 KHz) ma generalmente ciò non succede. Rispetto alle frequenze più alte usate per roditori ed insetti, queste sono meno direzionali, si dissipano meno facilmente e permettono una più ampia copertura di superficie.

Gli ultrasuoni possono far male agli esseri umani?


No, nelle modalità e nelle intensità usate dagli apparecchi scaccia-animali gli ultrasuoni non provocano danni alla salute umana. Le frequenze da 18 a 25 KHz (quelle usate per scacciare cani, gatti e grossi mammiferi) potrebbero disturbare (ma non danneggiare) le persone più sensibili ma si tratta comunque di casi rari. Inoltre di solito gli emettitori per allontanare queste specie animali funzionano per mezzo di una fotocellula, solo nel momento in cui rilevano un movimento e non in modo continuativo. Frequenze maggiori (usate per esempio per topi e ratti) non vengono neppure avvertite da cani, gatti, altri animali di taglia medio-grande ed umani che perciò non ne risentono. Inoltre, come detto sopra in questo caso gli emettitori sono solitamente posizionati a livello del terreno o dei soffitti (tetti), cosa che unita alla forte direzionalità delle alte frequenze ne impedisce una significativa dispersione al di fuori delle aree trattate.


Manuela Cassotta per MI.F.A. Biosoluzioni http://biosoluzioni.mifaonlus.com