30 aprile 2012

Malattie del gatto: peritonite infettiva o FIP

La peritonite infettiva felina (FIP) è una malattia virale immunomediata a carattere progressivo che, salvo rare eccezioni risulta fatale nell’arco di qualche settimana. È causata da un coronavirus, il FIP-virus (FIPV), che molti autori considerano una mutazione in vivo del coronavirus enterico felino (FECV), ampiamente diffuso e moderatamente patogeno. Il FIPV è relativamente instabile nell’ambiente, ma può rimanere infettante anche per 7 settimane all’interno della materia organica essiccata o sulle superfici asciutte. E’ sensibile ai disinfettanti più comunemente utilizzati per uso domestico. Viene trasmesso attraverso le secrezioni orali e nasali; di solito, la trasmissione richiede un contatto prolungato con un gatto infetto. All’interno di una popolazione chiusa, l’incidenza dei gatti infetti e tipicamente variabile fra zero e 80-90%, alcuni sono resistenti. L’esito dell’infezione può restare sconosciuto per mesi o anni, dal momento che il virus può rimanere a lungo in fase di quiescenza. Il risultato finale è influenzato dalla risposta immunitaria del gatto. La produzione di anticorpi specifici per il virus può promuovere la malattia piuttosto che determinare l’immunità. Recentemente, è stata segnalata l’esistenza di un’influenza genetica sulla sensibilità alla FIP. Sembra che certi gatti maschi possono trasmettere questo carattere alla progenie. La forma umida o essudativa determina la comparsa di lesioni piogranulomatose all’interno di uno o più organi e la formazione di un versamento essudativo nella cavità toracica o addominale. La forma secca o non essudativa provoca le stesse lesioni organiche, ma senza il versamento. Gli organi più comunemente interessati sono i reni, il fegato e linfonodi viscerali, le anse intestinali, i polmoni, gli occhi e l’encefalo. I segni clinici sono riferibili all’interessamento di queste strutture ma in tutti casi generalmente comprendono anche perdita di peso, inappetenza e febbre refrattaria alla terapia. Sono comuni ittero o pallore delle mucose. In seguito allo sviluppo dei versamenti addominali o pleurici, si osservano distensione addominale o dispnea.
La forma secca della FIP è una delle malattie più difficili da diagnosticare nell’animale in vita, anche da parte dei clinici esperti. Va inclusa nell’elenco delle possibili diagnosi differenziali di tutti i gatti che presentano quadri cronici di perdita di peso, scarso appetito e febbre.

Diagnosi: cosa fa di solito il veterinario
  • Osservazione dei segni clinici: i segni clinici non sono diversi da quelli di molte malattie infettive infiammatorie; tuttavia, alla presenza di una febbre persistente, refrattaria alla somministrazione di antibiotici, a far sospettare la presenza della peritonite infettiva. Le emorragie retiniche si riscontrano solo in un numero limitato di malattie e non sono costantemente presenti in caso di FIP, ma giustificano anche se l’inserimento di queste infezione nell’elenco delle possibili diagnosi differenziali.
  • Test FIP (PCR): può essere eseguito su essudato o sul sangue, può dare falsi positivi o falsi negativi, non è molto affidabile in quanto non distingue FIPV da FECV. La positività del test su un gatto con evidenti segni clinici orienta verso la diagnosi di FIP. La positività del test sul sangue di un gatto asintomatico può non avere alcun significato patologico, significa soltanto che il gatto durante la sua vita è venuto a contatto con un coronavirus ed ha sviluppato gli anticorpi.
  • Titolazione del coronavirus: il test è significativo solo se il valore degli anticorpi riscontrato è elevato (superiore a 1: 1600) e se sono presenti gli appropriati segni clinici. L’esito è positivo, con bassi valori, in caso di infezione da FIPV senza malattia, in alcuni casi di FIP o nelle infezioni da FECV. Si può anche avere un riscontro negativo in soggetti con forme clinicamente manifeste di FIP.
  • Livelli sierici di proteine e conta dei linfociti: molti gatti con FIP presentano elevati livelli sierici di proteine totali (maggiore 7,8 mg/dl) ed una diminuzione del rapporto albumine: globuline (A:G minore 0,6). Nei gatti con FIP è spesso presente linfopenia (carenza di linfociti). Questo quadro è però presente anche in altre malattie infiammatorie croniche.
  • Analisi dei liquidi di versamento: il tipico essudato è di colore limpido o paglierino, viscoso e contenente filamenti di fibrina. E’ sterile e contiene proteine (soprattutto gammaglobuline) in grande quantità.
La prognosi per i gatti con FIP è infausta. Tuttavia, i soggetti sieropositivi non vanno assolutamente soppressi perché la maggior parte non svilupperà la malattia. Un test positivo al FIPV non dice assolutamente nulla, se non che il gatto è venuto a contatto con il comune Coronavirus.
NOTE: La FIP è una malattia specifica dei felini e non è assolutamente pericolosa per l’uomo né c’è pericolo di contagio ad altri animali domestici

24 aprile 2012

Malattie dei gatti: FIV ed immunodeficienza felina acquisita

ll FIV (Feline Immunodeficiency Virus) è il virus responsabile dell’immunodeficienza felina acquisita, che porta ad un progressivo deterioramento del sistema immunitario del gatto, al pari dell’ HIV (responsabile dell’AIDS) negli umani. E’ importante sottolineare che il FIV infetta soltanto i gatti e quindi non è assolutamente trasmissibile all’uomo o ad altri animali. La via di trasmissione dell’infezione è principalmente attraverso le ferite da morso. Altre vie di contagio possibili sono la via transplacentare (dalla madre al feto attraverso la placenta), attraverso il latte materno e durante l’accoppiamento. Più rara è la trasmissione attraverso l’uso comune di ciotole o lettiere. Sono particolarmente a rischio i gatti maschi, giovani (2-5 anni), aggressivi per la difesa del territorio o per la conquista delle femmine e che vivono liberi all’aria aperta (hanno maggiore possibilità di incontrare altri gatti infetti).
Da un punto di vista della sintomatologia il FIV molto raramente induce direttamente una malattia; molto più spesso è invece un’infezione opportunista la causa del riscontro dei vari segni clinici presenti.
In ogni caso l’infezione da FIV in natura si manifesta con 3-4 stadi clinici differenti tra loro per la sintomatologia, la durata e la compromissione del sistema immunitario da parte del virus.
Il primo stadio della malattia ha un periodo di incubazione di circa 1 mese ed è caratterizzato da una sintomatologia molto variabile con febbre, diarrea, congiuntivite, letargia e ingrossamento più o meno marcato dei linfonodi; questa fase può durare settimane se non anche dei mesi e spesso non è evidenziata dai proprietari. Superata questa prima fase clinica dell’infezione i gatti diventano dei portatori asintomatici entrando nella fase di latenza: per un periodo variabile molto lungo (anche più di tre anni) non manifestano alcun sintomo clinico, ma allo stesso tempo hanno una viremia persistente che causa un progressivo declino delle difese immunitarie dell’organismo con successiva incapacità a combattere le infezioni esterne. La rapidità di evoluzione dello stadio di latenza nello stadio terminale dipende da vari fattori quali l’età, lo stato di salute del paziente e le sue condizioni immunitarie. Lo stadio terminale dell’infezione è caratterizzato da un rapido decadimento delle condizioni generali dell’animale a causa delle infezioni croniche od opportunistiche che si possono presentare, e che porta il gatto a morte.
Le malattie che più facilmente si riscontrano sono la sindrome stomatite-gengivite-faucite, il dimagrimento progressivo, l’anemia e la leucopenia, l’insufficienza renale, le micosi, le sinusiti, gli ascessi e le infezioni batteriche ai vari organi e apparati.
La sindrome stomatite-gengivite-faucite è spesso uno dei primi segni clinici evidenziabili che fanno sospettare la presenza dell’infezione; è una patologia molto fastidiosa poiché determina forte dolore nella masticazione con conseguente anoressia e dimagrimento del gatto.
Tale problema spesso per essere risolto necessita dell’estrazione completa dei denti e dell’utilizzo di un cibo morbido per permettere all’animale di alimentarsi. La diagnosi della FIV si effettua con un semplice test sierologico (possibile anche in ambulatorio) basato sul rilevamento degli anticorpi prodotti contro il virus; tali anticorpi sono prodotti 2-4 settimane dopo l’infezione e pertanto è necessario aspettare tale periodo prima di eseguire il test. Sono possibili dei falsi-positivi vista la notevole sensibilità dei test disponibili in commercio. Inoltre nei gattini partoriti da femmine FIV positive, bisogna ricordarsi che gli anticorpi materni contro la FIV assunti con il colostro possono perdurare in circolo per mesi ed essere evidenziati dai test diagnostici: bisogna quindi aspettare che l’animale abbia compiuto i 6 mesi d’età per eseguire il test evitando così il rischio di avere dei falsi positivi.
I gatti FIV-positivi hanno difese immunitarie più deboli, per cui sono più soggetti a contrarre malattie e hanno meno risorse per combatterle. Sono di solito gatti in buona salute, necessitano solo di un po’ più di attenzioni e di cure più lunghe rispetto ad un gatto sieronegativo. A volte appaiono perfettamente sani e non manifestano alcuna debolezza: se non fosse perché esiste il test, non sarebbero distinguibili dai sieronegativi. Un gatto FIV-positivo che vive in casa e, quindi, non è esposto al rischio di contrarre ulteriori infezioni può trascorrere tutta la vita senza manifestare la malattia e può vivere oltre 10 anni (l’età media di un gatto è circa 12-13 anni). Alcuni gatti FIV-positivi, però, come menzionato sopra, possono sviluppare malattie di varia gravità, che vanno tempestivamente identificate e curate.
Possiamo tranquillamente adottare un gatto FIV positivo, gli daremo una vita felice. Se abbiamo a casa altri gatti che invece sono negativi al FIV non è necessario separarli se si tratta di gatti sterilizzati: come già detto il FIV si trasmette con i morsi durante le lotte ed i combattimenti fra gatti o per contatto diretto con sangue infetto (trasfusioni, aghi o strumenti chirurgici infetti). E’ possibile la trasmissione durante l’accoppiamento, per lo più attraverso il caratteristico morso sul collo dato dal gatto maschio alla femmina. Rarissima è invece la trasmissione attraverso il leccamento reciproco e la condivisione delle ciotole, inoltre, il virus sopravvive solo pochi minuti nell’ambiente per cui in assenza di conflittualità e di rapporti sessuali, la probabilità che un gatto FIV-positivo contagi un altro gatto è praticamente inesistente. Non è perciò consigliabile isolare un gatto sieropositivo, è invece opportuno che i gatti siano sterilizzati.

23 aprile 2012

Malattie del gatto: panleucopenia felina

La panleucopenia o enterite infettiva felina (FIE) è causata da un virus. Questo virus mostra un’affinità per le cellule in rapida suddivisione del midollo osseo e dell’epitelio intestinale del gatto. La via di trasmissione più probabile è quella oro-fecale; il periodo di incubazione previsto è di 2-9 giorni. Durante la fase acuta della malattia, attraverso le feci vengono eliminate grandi quantità di virus. I gattini possono contrarre l’infezione nel periodo prenatale, negli ultimi due terzi della gestazione; la madre di solito non manifesta alcun segno clinico della malattia. Il virus è in grado di causare una malattia significativa nei gatti non immuni di qualsiasi età anche se raramente causa la morte negli adulti. I gattini ed i gatti giovani presentano spesso febbre, vomito ad insorgenza acuta o iperacuta, prostrazione e disidratazione. Inizialmente, può non essere presente la diarrea liquida. L’addome può risultare dolente alla palpazione. Le anse intestinali sono talvolta ispessite e spesso contengono fluidi e gas. Si può avere una grave perdita idrica, che può portare a morte gli animali. I gattini colpiti dall’infezione intrauterina possono essere espulsi prematuramente (aborto spontaneo) o, se sopravvivono, manifestare una disfunzione cerebellare non progressiva. Si riscontrano atassia (perdita di coordinazione nei movimenti) ed ipermetria (disturbo neurologico a carico della motilità, che consiste nella esecuzione di movimenti di un’ampiezza eccessiva rispetto al fine che si propongono) con assunzione di una stazione ad arti divaricati (ampia base d’appoggio). La prevalenza della malattia è massima nei gatti con meno di un anno di vita, fra i quali gli esiti letali possono arrivare al 50 -90%. Si verificano delle infezioni subcliniche, solitamente nei gatti adulti o nei gattini meno giovani. I portatori sani della malattia possono svolgere la funzione di serbatoio del virus. Di solito, la malattia si riscontra in gatti non vaccinati che vivono in condizioni di stress o sovraffollamento, come nei ricoveri per animali; la panleucopenia è comunque meno diffusa che in passato.
Segni clinici: la malattia va sospettata nei gattini e gatti giovani che presentano febbre, inappetenza e vomito (saliva gialla o verde, anche a digiuno).

Cosa fare

ATTENZIONE: soprattutto se si tratta di individui molto giovani è importantissimo rivolgersi tempestivamente al veterinario ai primi segni di inappetenza e vomito ripetuto anche a digiuno (giallo-verdognolo). I gattini si disidratano velocemente e possono morire nel giro di 24 ore.

Cosa fa di solito il veterinario

Diagnosi
  • Osservazione dei segni clinici
  • Esame emocromocitometrico: la panleucopenia (carenza di tutte le serie di leucociti) è un riscontro costante. Entro pochi giorni dall’infezione si può arrivare ad un valore minimo di 100 200 leucociti/µl. La prognosi peggiora con l’aggravarsi della leucopenia.
  • Diagnosi differenziale con avvelenamenti, toxoplasmosi ed enterite batterica. La toxoplasmosi di solito è associata ad una componente respiratoria e causa raramente una grave leucopenia. L’enterite batterica primaria (Escherichia coli, salmonellosi) si può presentare con quadri clinici e leucopenici simili.
Interventi terapeutici primari
  • Fluido terapia: la fluido terapia endovenosa deve essere finalizzata a garantire la copertura dei fabbisogni di mantenimento e la correzione delle perdite in atto a causa del vomito della diarrea. Nella maggior parte dei casi, risulta adeguata una soluzione elettrolitica bilanciata come quella di Ringer lattato con destrosio al 5%. La fluido terapia sottocutanea è sufficiente solo nei casi più lievi.
  • Antibiotici: spesso a causa della presenza della leucopenia e di infezioni batteriche associate si effettua un trattamento antimicrobico ad ampio spettro. La somministrazione di antibiotici per via orale è inizialmente da evitare a causa del vomito. Dopo 24-48 ore, se non induce un aggravamento dell’emesi (vomito), si può offrire dell’acqua l’animale.
  • Inizialmente può essere presente la febbre. Man mano che la malattia progredisce, alcuni gattini divengono ipotermici a causa della perdita idrica e dell’endotossiemia. il veterinario monitorerà la temperatura corporea. Può essere necessario coprire l’animale e riscaldarlo con l’aiuto di una bottiglietta di acqua calda rivestita da un panno morbido.
Prognosi
Con un’adeguata e precoce terapia di supporto, la maggior parte dei gatti e dei gattini sopravvive alla panleucopenia. Le complicazioni che aggravano la prognosi sono la sepsi da batteri gram-negativi e lo shock endo-tossico.

22 aprile 2012

Anatomia e fisiologia del gatto: sistema linfatico

Il sistema linfatico è un sistema complesso costituito da organi linfatici, quali il midollo osseo, le tonsille, il timo (nei giovani) e la milza, e da una serie di linfonodi, che sono collegati tra loro da una rete di sottili vasi linfatici. I linfonodi sono aggregati di tessuto linfatico disposti a intervalli lungo il decorso dei vasi linfatici, drenano e arrestano germi o cellule tumorali, comportandosi come veri e propri "posti di blocco".
I tessuti producono un liquido chiaro detto linfa che viene fatto circolare in tutto il corpo tramite i vasi linfatici. La linfa contiene i linfociti, globuli bianchi che hanno la funzione di difesa contro le infezioni e le malattie (i linfonodi si ingrossano quando diventano attivi per combattere un agente estraneo).
Sistema linfatico e sanguigno sono collegati tra loro.




Le principali funzioni del sistema linfatico sono:
  • Riportare in circolo il liquido e le proteine filtrati dai capillari sanguigni
  • Trasferire i grassi assorbiti a livello dell'intestino tenue nella circolazione sistemica
  • Catturare e distruggere batteri, virus, cellule tumorali ed altri agenti estranei all'organismo, producendo e trasformando le cellule deputate alla loro neutralizzazione.
Schema del sistema linfatico del gatto e dei linfonodi potenzialmente* esplorabili clinicamente






1. Linfonodi ascellari accessori
2. Linfonodi ascellari
3. Linfonodo cervicale superficiale ventrale
4. Linfonodi cervicali superficiali dorsali
5. Linfonodo retrofaringeo mediale
6. Linfonodi mandibolari
7. Linfonodo parotideo
8. Linfonodo retrofaringeo laterale
9. Linfonodi mediastinici craniali
10. Linfonodi mesenterici craniali
11. Linfonodo popliteo superficiale
12. Linfonodo inguinale superficiale


Linfonodi della testa
1. Linfonodi retrofaringei laterali
2. Linfonodi retrofaringei mediali
3. Linfonodo mandibolare
4. Linfonodo parotideo

*Potenzialmente esplorabili poichè non sempre è possibile farlo, per esempio in gatti in sovrappeso potrebbe risultare più difficile apprezzarli al tatto.

15 aprile 2012

Malattie del gatto: infezione delle vie aeree superiori

Cause delle infezioni delle vie aeree superiori nel gatto sono batteri, virus e miceti. Qui verranno prese in considerazione le malattie più comuni, ovvero quelle provocate da Herpesvirus felino (virus della rinotracheite), del Calicivirus felino e da Chlamydia psittaci. Recenti acquisizioni indicano che anche Bordetella bronchiseptica, l’agente eziologico della tosse dei canili nel cane, può essere una causa significativa di infezione delle vie aeree superiori nel gatto. I 2 virus citati (Herpesvirus e Calicivirus) determinano l’80% circa della totalità dei processi infettivi della specie felina. Si tratta di virus altamente contagiosi e spesso endemici nei nuclei familiari dove vivono più animali e nei gattili. Entrambi possono facilmente indurre uno stato di portatore, caratterizzato da una eliminazione intermittente, stress-indotta (Herpesvirus) o continua (Calicivirus) del virus. Gli anticorpi di origine materna (se presenti) svaniscono all’età di circa 5-7 settimane, per cui i gattini che vivono negli ambienti sopra citati sono di solito esposti all’infezione. I segni clinici più costanti sono rappresentati dagli starnuti; altre manifestazioni comuni sono la febbre, la congiuntivite, lo scolo nasale ed oculare, l’ulcera corneale ed orale e l’ipersalivazione. Febbre, ulcere orali e congestione nasale portano alla comparsa di anoressia, fino a determinare disidratazione e morte. Manifestazioni insolite causate da questi virus sono l’aborto, le ulcere ai cuscinetti plantari e degli spazi interdigitali e l’artrite.
NB: l’infezione NON viene trasmessa all’uomo.



Infezioni delle vie aeree superiori: nei gatti colpiti si riscontrano comunemente starnuti, scolo nasale ed oculare.

Alcuni gatti sviluppano ulcere corneali, che possono lasciare esiti cicatriziali anche importanti (fino alla cecità) se non curate adeguatamente. In alcuni casi possono anche cronicizzare.


Cosa fare

Se vi capitano dei gattini con uno scolo nasale e/o oculare e gli occhi gonfi, infiammati e chiusi (congiuntivite), nell’attesa del veterinario, pulite bene (ma sempre con estrema cautela e delicatezza) le narici e soprattutto gli occhi con un batuffolo di cotone imbevuto di acqua e camomilla tiepida (se necessari con qualche goccia d’olio d’oliva, emolliente). Cercate di aprire gli occhi del gattino, per evitare che si incollino le palpebre. Consultate comunque sempre il veterinario, che vi prescriverà la cura adatta, di solito antibiotici per via iniettiva associati ad una pomata oftalmica antibiotica che dovrà essere applicata 3-4 volte al giorno dopo la pulizia degli occhi, fino a guarigione completa. QUI potete leggere come si fa. Tali malattie, se non curate adeguatamente, non solo possono essere letali ma spesso lasciano danni permanenti agli occhi e/o all’apparato respiratorio. Ricordate che tali malattie sono altamente contagiose per gli altri gatti, quindi se ne avete di sani, è buona norma l'isolamento del/dei malati in una stanza a parte, osservando alcune norme igieniche fondamentali come lavarsi bene le mani prima di toccare altri gatti, lavare scrupolosamente gli ambienti, le superfici e gli oggetti contaminati (bastano acqua e candeggina), se possibile areare e lasciare entrare il sole nelle stanze.
NB: tali affezioni sono tipiche del gatto e non vengono trasmesse all'uomo né ad altre specie animali.


Cosa fa di solito il veterinario

Diagnosi

Anamnesi e segni clinici: anche se esistono diverse cause di starnuti, il fatto che essi persistano per più di 48 ore è fortemente indicativo di infezione alle vie aeree superiori. Di solito sono presenti alcuni o molti dei segni clinici sopracitati. I segni clinici di tutte queste infezioni sono molto simili. Quando sono presenti infezioni batteriche secondarie, è impossibile differenziare i vari agenti patogeni sulla base delle manifestazioni cliniche. Poiché il trattamento di tutte queste infezioni è essenzialmente identico, in pratica la differenziazione eziologica è di solito inutile.

Trattamento
Interventi terapeutici primari

  • Antibiotici: queste infezioni vengono rapidamente complicate dai batteri. Mentre le forme virali sono autolimitanti in pochi giorni, i processi di origine batterica, se trascurati, possono diventare potenzialmente letali.
  • Idratazione: quando si sviluppa la disidratazione, le secrezioni nasali ed oculari tendono ad addensarsi. Per evitare questo ulteriore disagio, il gatto deve essere sottoposto ad una fluido terapia reidratante e di mantenimento mediante soluzioni elettrolitiche bilanciate.
  • Sostegno nutrizionale: l’anoressia è molto comune e costituisce la complicazione più grave delle infezioni delle vie aeree superiori nel gatto. Bisogna fornire costantemente e ripetutamente al gatto del brodo tiepido da fargli bere a piccolissimi sorsi attraverso una siringa senza ago, introdotta lateralmente nella bocca.



Interventi terapeutici secondari

  • Antibiotici per uso oftalmico: sono indicati in caso di congiuntivite. E’ consigliabile non utilizzare prodotti contenenti corticosteroidi, perché esiste il rischio di ulcera corneale.



Prognosi

La prognosi è buona se non insorgono l’anoressia e la disidratazione o se queste vengono trattate adeguatamente. In gatti che non rispondono alla terapia appropriata entro 4-6 giorni si dovrebbe sospettare uno stato di immunosoppressione determinata dai virus dell’immunodeficienza felina (FIV) e/o leucemia felina (FeLV).







14 aprile 2012

La toxoplasmosi nel gatto

Toxoplasma gondii è il protozoo responsabile della toxoplasmosi. Infesta la maggior parte degli animali a sangue caldo. I felini domestici e selvatici sono gli unici ospiti in cui si può completare il ciclo vitale (ospiti definitivi). Esistono tre stadi dell’infestazione:
1. Tachizoiti, che vivono nei tessuti dell’organismo
2. Bradizoiti, che vivono nei tessuti dell’organismo e
3. Oocisti, che vengono eliminate con le feci
Anche se infestazione può essere contratta in diversi modi, nella maggior parte dei casi la causa è rappresentata dall’ingestione di tessuti di mammiferi parassitati. Il ciclo vitale più comune inizia con l’ ingestione delle cisti tissutali. Queste vengono digerite, liberando i bradizoiti, che penetrano nella parete del tenue. Si ha quindi una serie di generazioni asessuate seguite da un ciclo sessuato (solo nei felini), che infine produce le oocisti. Queste vengono eliminate con le feci. Tuttavia, non sono infestanti finché non sono state esposte all’aria e non hanno sporulato per almeno un giorno. L’intero ciclo vitale può essere completato entro tre giorni dall’ingestione delle cisti tissutali. Se il ciclo vitale inizia con ingestione di tachizoiti o di oocisti, per il suo completamento occorrono 3 settimane. La maggior parte dei gatti infestati da Toxoplasma gondii non mostra alcun segno clinico. Tuttavia, in seguito alla penetrazione nella parete del tenue il microrganismo può diffondere ai linfonodi o ad altri organi per via linfatica o ematica. Se a livello degli organi bersaglio si sviluppano focolai necrotici, si osserva la comparsa di segni clinici riferibili all’interessamento degli organi e degli apparati colpiti. Quelli interessati più comunemente sono i polmoni ed il fegato. I segni clinici più frequenti sono rappresentati da anoressia, letargia e dispnea da polmonite. Al secondo posto in ordine di frequenza si collocano l’uveite e le emorragie retiniche. Anche se alcuni gatti muoiono a causa dell’infestazione, la maggior parte dei soggetti colpiti guarisce e sviluppa un’immunità. Si ignora perché alcuni soggetti vengano a morte mentre altri restino asintomatici. La toxoplasmosi può essere una grave malattia nella specie umana, nel periodo della gravidanza, tuttavia è dimostrato che il gatto non ha un ruolo particolarmente rilevante nella trasmissione della malattia (per approfondimenti si rimanda all’articolo apposito). I gatti eliminano tipicamente una gran quantità di oocisti solo per uno o due settimane e di solito per una sola volta nella vita. Se l’eliminazione recidiva, il numero di oocisti immesse nell’ambiente è quasi insignificante. La presenza delle oocisti nelle feci è massima nei gattini di 6-14 settimane di vita. Una volta nell’ambiente, le oocisti resistono ai disinfettanti, al congelamento dall’essiccazione. Possono essere uccise mediante esposizione alla temperatura di 70° per 10 min o più. Un episodio di eliminazione di oocisti non è correlato alla produzione di anticorpi. La negatività dei test sierologici indica la mancata esposizione e la suscettibilità all’infezione. L’esito positivo indica invece che il gatto probabilmente ha eliminato le oocisti nell’ambiente in passato e, quindi, è molto meno probabile che torni a farlo in futuro rispetto di un soggetto sieronegativo.
Diagnosi: cosa fa di solito il veterinario
  • Esame radiografico: l’organo più frequentemente colpito è il polmone. Nelle radiografie si osservano aree o chiazze di epatizzazione polmonare.
  • Enzimi epatici: possono essere aumentati quando è colpito il fegato; tuttavia, si tratta di un riscontro aspecifico e comune a molte malattie nel gatto.
  • Titoli anticorpali (IgM) questi anticorpi compaiono nelle fasi iniziali dell’infestazione e sono presenti per circa tre mesi. Sono correlati ad un’infestazione recente o in atto.
  • Titoli anticorpali (IgG): questi anticorpi compaiono a partire dalla quarta settimana dopo l’infestazione e persistono per mesi o anni. Generalmente, riflettono infezione pregressa.

Prognosi
La prognosi è generalmente buona per le forme non aggressive (la stragrande maggioranza) e comunque è buona se la condizione viene diagnosticata e trattata nelle fasi iniziali.
Prevenzione della trasmissione agli umani
  • Manipolazione delle carni: gli utensili e le superfici che vengono a contatto con le carni crude devono essere lavati con acqua e sapone. Le carni devono essere cotte a 70° o congelate prima della cottura. Evitare il contatto diretto con le feci del gatto, eliminare le deiezioni dalla lettiera ogni giorno (le oocisti diventano infestanti dopo almeno 24 h), lavarsi accuratamente le mani dopo aver cambiato le lettiere. La malattia decorre quasi sempre asintomatica e non comporta alcun problema, tranne nelle persone fortemente immunocompromesse (malati di AIDS, chi assume farmaci immunosoppressori) e nelle donne in gravidanza, poichè pericolosa per il feto.
  • Donne gravide: che la donna gravida non debba avere nessun contatto con i gatti è una leggenda metropolitana senza alcun fondamento scientifico e va sfatata. E’ sufficiente seguire le basilari norme d’igiene ed attenersi ai consigli sopra descritti per preservare la propria salute e quindi quella del nascituro. Per maggiori informazioni sulla toxoplasmosi in gravidanza ed il ruolo dei gatti, riferirsi al post dedicato (usare la funzione ricerca in homepage!)

13 aprile 2012

Malattie della gatta: piometra

Si definisce piometra una raccolta di materiale purulento, solitamente settico, all’interno del lume dell’utero. La condizione è la conseguenza di un processo prolungato, che inizia con molteplici cicli estrali estrogeno-secernenti, senza ovulazione. In parole semplici accade quando la gatta ha ripetuti estri (calori) senza mai potersi accoppiare e rimanere gravida. Tale processo esita in una iperplasia endometriale (crescita dell’endometro dell’utero) e determina la formazione di un ambiente uterino favorevole alla crescita batterica; i microorganismi più comunemente isolati sono E. coli e Streptococcus spp. La maggior parte delle gatte colpite da piometra ha almeno 4 anni d’età. I segni clinici sono anoressia (mancanza di appetito), letargia o irrequietezza, pallore delle mucose, scolo vaginale purulento, distensione addominale. In genere i segni clinici esordiscono entro 2 mesi dopo un ciclo estrale (calore). Essendo il gatto un animale molto dedito alla pulizia, le perdite vaginali possono non essere visibili ed i sintomi molto subdoli. E’ importantissimo sterilizzare le femmine prima dei 3 anni d’età (soprattutto se non hanno mai avuto un parto) proprio per evitare questa pericolosissima malattia, che se non riconosciuta e trattata tempestivamente dal veterinario può essere letale nel giro di poche ore.
Cosa fareSe si osservano i sintomi elencati sopra o si riscontrano alterazioni di qualunque tipo in una gatta non sterilizzata contattare al più presto il veterinario. Lo scolo vaginale e gli altri sintomi in una femmina non sterilizzata che ha presentato di recente un calore, devono far nascere il sospetto di piometra.
Cosa fa di solito il veterinarioIl veterinario verifica la presenza o meno di tensione addominale alla palpazione, e può fare un’ecografia per evidenziare la presenza di fluidi all’interno dell’utero. Generalmente i segni clinici e l’anamnesi sono sufficienti a fare una diagnosi. Le analisi del sangue (emocromo) possono confermare nella maggior parte dei casi un aumento dei leucociti (neutrofilia, lieve anemia).
Interventi terapeuticiOvarioisterectomia (sterilizzazione), antibiotici e fluidi a seconda della gravità dell’infezione.
Prognosi
La prognosi è generalmente buona se prima del trattamento non si è instaurata una sepsi avanzata. Esiste un rischio di mortalità post-intervento, dovuta a shock settico. E’ importante un intervento tempestivo (la gatta dev’essere operata d’urgenza, senza temporeggiare con la somministrazione di antibiotici) ed una adeguata terapia antibiotica post-operatoria.

12 aprile 2012

Parassitosi del gatto: coccidiosi

I coccidi sono protozoi parassiti del tenue e, occasionalmente, del crasso, caratterizzati da una bassa patogenicità. Anche se talvolta negli animali infestati (soprattutto se si tratta di gattini) si osservano diarrea, mucochezia (muco nelle feci), ematochezia (sangue nelle feci) ed anche morte, la maggior parte di questi microrganismi non determina la comparsa di segni clinici. Esistono diverse specie di coccidi, Cryptosporidium spp. e Cystoisospora spp. infestano il gatto. Per quanto riguarda il coccidio Toxoplasma gondii, si rimanda a trattazione specifica nello stesso sito. I parassiti vengono assunti dall’animale attraverso l’ingestione di ospiti intermedi (in cui sono presenti in stadi extra intestinali) o di feci infestate. In generale, nel gatto non si osserva un coinvolgimento extra intestinale e non si verificano infestazioni transplacentari e transmammarie. L’esame clinico può risultare normale o evidenziare diarrea e perdita di peso. Cryptosporidium spp. merita una considerazione particolare. I coccidi di questo genere sono capaci di causare una grave diarrea con perdita di peso, debolezza e disidratazione. I gatti infestati da Cryptosporidium sono spesso colpiti da processo patologico primario predisponente (come un linfoma alimentare, un’infiammazione intestinale o un’infezione da FeLV o FIV) che merita un approfondimento.
Cosa fare
In caso di diarrea persistente o di presenza di sangue e muco nelle feci contattare immediatamente il veterinario.

Cosa fa di solito il veterinario
  • Esame microscopico delle feci ( flottazione) per la ricerca delle oocisti
  • Striscio diretto in soluzione fisiologica: talvolta consente di visualizzare le oocisti al microscopio

Prognosi
Qualora l’infestazione non sia, come accade in certi casi, autolimitante, il veterinario prescrive dei farmaci. La prognosi relativa alla guarigione è di solito buona.

11 aprile 2012

Malattie renali nei gatti

I reni dei felini sono particolarmente vulnerabili: la patologia renale è purtroppo un riscontro molto frequente in gatti di tutte le età ed entrambi i sessi, anche se è molto più frequente nei gatti con più di 6 anni d’età. Alla base dell’isufficienza renale cronica possono esserci diverse cause, tra le quali alcune patologie a carattere genetico (nefropatia policistica), malattie croniche acquisite (nefrite tubulo-interstiziale, glomerulonefrite, pielonefrite, amiloidosi, ecc.) ad eziologia sconosciuta, oppure semplicemente l’invecchiamento. Fattori scatenanti possono essere le intossicazioni, i farmaci, lo stress, l’alimentazione troppo ricca di sali e/o la scarsità d’acqua, la sterilizzazione, un’ anestesia somministrata in eccesso e/o interventi chirurgici prolungati, altre patologie concomitanti. La cosa non è scientificamente spiegata ma è certo che qualcosa scatena la malattia sulla base di una vulnerabilità costituzionale.I segni clinici più comuni sono rappresentati da perdita di peso, anoressia, letargia, polidipsia (il gatto beve molto) e a volte poliuria. In assenza di terapia adeguata, più tardivamente compaiono vomito e disidratazione, il gatto diventa emaciato, emana un cattivo odore e presenta ulcere sulle mucose della bocca. La morte sopraggiunge di solito in pochi giorni. Quanto prima ci si accorge di una patologia renale in atto, tanto più si riuscirà ad intervenire con una terapia ed un’alimentazione adeguate che eviteranno un peggioramento dello stato di salute del gatto.

Segni precoci di patologia renale
L’insufficienza renale può esordire nel gatto con una serie di segni e comportamenti tipici, che per esperienza ho visto sottovalutare da molte persone, compresi alcuni veterinari. Tali segni possono comparire anche diversi anni prima dell’esordio della malattia, quando il gatto appare ancora in buona salute. Un’ osservazione attenta del comportamento del gatto può aiutare ad individuare precocemente un’insufficienza renale nelle primissime fasi e di conseguenza, correggendo l’alimentazione del gatto ed adottando alcuni accorgimenti, è possibile ritardare e nella migliore delle ipotesi, scongiurare, la comparsa di sintomi più gravi. Vediamo quali sono i comportamenti potenzialmente a rischio, che possono indicare l’esordio di una patologia renale cronica:
  • Il gatto “scava” con la zampa anteriore nella ciotola dell’acqua o immerge le zampe in acqua
  • Il gatto passa molto tempo a bere e staziona come “in contemplazione” della ciotola dell’acqua, aspettando che gliela cambiate, poi beve nuovamente
  • Quando aprite il rubinetto dell’acqua il gatto corre a bere, immerge la testa sotto l’acqua o addirittura tutto il corpo sotto il getto d’acqua, incurante di bagnarsi



Quando si sospetta una patologia renale nelle fasi iniziali è consigliabile richiedere al vet un esame della funzionalità renale: in caso di malattia renale aumentano i livelli sierici di creatinina e l’azoto ureico. Alla palpazione il vet rileva sovente dei reni piccoli o morfologicamente anomali, ma non sempre. Una dieta adeguata (crocchette specifiche a basso tenore di fosforo e di proteine, pesce crudo, calamari crudi) ed una terapia a lungo termine di solito hanno successo e la malattia non peggiora.

La malattia renale solitamente ha una prima fase compensata in cui il gatto beve moltissimo ed urina molto (urine pallide, poco concentrate). Nella seconda fase il gatto può smettere di bere (insufficienza renale scompensata) e ciò di solito si associa ad un più o meno rapido deterioramento della salute del gatto. E' importante che i gatti abbiano sempre acqua fresca a disposizione, anche se non soffrono di patologie renali.

Quando il gatto è già disidratato e sviluppa i primi segni eclatanti (anoressia, polidipsia, perdita di peso, letargia, ecc.) ed il vet ha diagnosticato una patologia renale, di solito l’instaurarsi delle misure dietetiche e terapeutiche a lungo termine è preceduto da una terapia di reidratazione (flebo sotto cute o endovenosa per somministrare soluzione fisiologica) che dura 7-10 giorni. Con la reidratazione la funzione renale dovrebbe migliorare ed il gatto recupera l’appetito e la vitalità. Il recupero dipende però da diversi fattori tra cui l’età del gatto, il grado di compromissione renale ed eventuali patologie concomitanti.

Se la patologia è stata diagnosticata tardivamente, un recupero completo è molto improbabile, tuttavia, per evitare sofferenze al gatto è utile reidratarlo (flebo sotto cute di soluzione fisiologica), offrirgli cibi appetitosi e leggeri (di solito freschi e crudi), non fargli assolutamente mai mancare l'acqua fresca (va cambiata il più spesso possibile, anche ogni ora, per incoraggiarlo a bere) e lasciarlo tranquillo.

10 aprile 2012

Infestazione da ascaridi nel gatto: Toxocara cati

Toxocara cati è un Nematelminta (Classe di vermi a corpo cilindrico non segmentato) lungo da 4 a 8 cm. che si localizza nell’intestino tenue del gatto, formando talvolta noduli che possono causare irritazione intestinale (a volte ostruzione). I gatti possono essere infestati assumendo le uova del parassita nell’ambiente esterno o le larve attraverso il latte della madre, nei primi giorni di vita.


I gatti infestati ospitano le larve nei tessuti del corpo, compresi i tessuti mammario e muscolare, per l’intera durata della vita. Per motivi ignoti le larve si riattivano verso la fine della gravidanza e producono ascaridi intestinali adulti. Alcune larve migrano nelle ghiandole mammarie, da cui vengono trasferite nei gattini tramite il latte. Le uova vengono espulse attraverso le feci nell’ambiente esterno. Le microscopiche uova sono molto resistenti al freddo secco ed ai disinfettanti, possono sopravvivere nel terreno fino a 3 anni. Una volta ingerite, le uova raggiungono l’intestino dove si schiudono le larve, che migrano al fegato ed ai polmoni prima di tornare all’intestino dove si sviluppano allo stadio adulto. Il ciclo dura circa 6 settimane.

Cosa fare

E' sufficiente somministrare un vermifugo sotto indicazione del veterinario. Non somministrare vermifughi ai gatti anziani o debilitati, a meno che la parassitosi non pregiudichi gravemente lo stato di salute del gatto. Per i gattini esistono dei vermifughi specifici.

9 aprile 2012

Malattie del gatto: leucemia felina FeLV

Il virus della Leucemia felina (FeLV) è stato identificato per la prima volta nel 1964 in Scozia in gattili dove si era sviluppata una vera e propria epidemia di tumori. Tale infezione è una delle principali cause di morte del gatto domestico, soprattutto quando è presente la coabitazione con più gatti (pensioni, allevamenti, gattili): circa il 33% delle morti causate da tumori è associata all’infezione da FeLV, mentre un numero ancora superiore di gatti FeLV positivi muore a seguito dell’immunosoppressione indotta dal virus. In alcuni casi (rari) il gatto non manifesta mai i sintomi della malattia. L’infezione da FeLV è più frequente nei gatti FIV positivi.
La via di contagio più comune è rappresentata dal contatto con i liquidi organici infetti, in particolar modo la saliva, in seguito a morsi del combattimento, la pulizia reciproca, la condivisione del cibo e delle stesse ciotole per l’acqua. E’ comunque possibile anche l’infezione attraverso l’assunzione del latte materno. Il virus è invece molto labile nell’ambiente esterno e viene inattivato dagli agenti atmosferici e dai comuni detergenti e disinfettanti. Il virus, una volta penetrato nell’animale per via oronasale, replica inizialmente a livello delle tonsille per poi diffondersi al tessuto linfoide, al midollo osseo, alla mucosa intestinale e respiratoria e alle ghiandole salivari (questo processo avviene in 2-4 settimane e rappresenta la fase viremica dell’infezione). A questo punto l’evoluzione dell’infezione da FeLV (con i diversi quadri clinici) dipenderà da diversi fattori: il ceppo virale, la dose infettante e la durata dell’esposizione, lo stato immunitario del soggetto e la sua età (la sensibilità all’infezione è infatti inversamente proporzionale all’età dell’animale).
Potremo quindi avere gatti con:
1. Viremia persistente (circa il 33%) con manifestazione dei segni clinici delle patologie correlate all’infezione; tali soggetti di solito muoiono entro 3-5 anni dalla diagnosi iniziale.
2. Viremia transitoria (infezione latente) in cui il virus si localizza a livello del midollo osseo (senza dare sintomi) ma che può riattivarsi in seguito a determinati stimoli o a trattamenti farmacologici immunodepressivi; di solito in tali animali comunque l’infezione si estingue nell’arco di 3 anni.
3. Viremia transitoria (estinzione del’infezione) in cui l’organismo è in grado di neutralizzare il virus con risoluzione dell’infezione in 4-6 settimane.
Da un punto di vista sintomatologico la prima fase viremica è spesso non osservata dai proprietari in quanto può essere presente solo una linfadenopatia generalizzata più o meno grave. Le patologie correlate all’infezione invece appaiono solo tardivamente (fino a 3 anni dall’infezione primaria) e possono determinare la comparsa di neoplasie linfoidi maligne (in circa il 25% dei gatti FeLV positivi), vari disordini a carico di tutti gli apparati/sistemi, infezioni a carico degli apparati respiratorio, gastro-enterico e urinario in seguito alla caduta dell’immunità. Un’altra lesione osservata frequentemente in gatti FeLV (ma anche FIV) positivi, sono le stomatiti ulcero-proliferative che spesso sono l’unico segno dell’infezione. Per la diagnosi della sono disponibili dei test di laboratorio che permettono di evidenziare la presenza o meno dell’infezione.
Bisogna però ricordarsi che alcuni soggetti FeLV positivi possono divenire in seguito negativi a causa dell’eliminazione del virus da parte dell’organismo e che alcuni, pur essendo FeLV positivi, non sviluppano mai dei sintomi e vivono una vita pressochè normale.
Al momento attuale non esiste un protocollo terapeutico efficace nei confronti di questa infezione in quanto la sintomatologia presente è dovuta dell’immunosoppressione e non ad un effetto diretto del virus. Il trattamento più efficace nei confronti di questa malattia potenzialmente mortale per il gatto è sicuramente la prevenzione: la sterilizzazione, evitando zuffe, accoppiamenti selvaggi e comportamenti a rischio (soprattutto in gatti che escono all’aperto), è un ottimo metodo sia di prevenzione che di limitazione della diffusione del virus. Esiste un vaccino ma vista la sua relativa pericolosità (tumori in sede di inoculo e frequenti reazioni avverse), si sconsiglia di praticarlo se non in situazioni veramente particolari.

4 aprile 2012

Anatomia e fisiologia del gatto: il sangue ed i suoi elementi

Il sangue è un liquido eterogeneo vischioso che consiste di una porzione liquida, o plasma, e di una porzione globulare che include i globuli rossi, i globuli bianchi e le piastrine. Funge da mezzo di trasporto e di protezione. Consente il trasporto di:
  • Gas respiratori: ossigeno e anidride carbonica,
  • Carburante energetico cellulare,
  • Rifiuti prodotti dalle cellule,
  • Sostanze che regolano l'attivit? cellulare, come gli ormoni,
  • Calore fra i siti di produzione e di eliminazione.

Il sangue svolge anche un ruolo importantissimo nella protezione dell'organismo. Le proprietà di emostasi e coagulazione arrestano la perdita di sangue nel caso si verifichi una rottura nella parete di un vaso sanguigno. Alcune cellule, i macrofagi, rimuovono scorie interne o invasori esterni. E infine, il sistema immunitario può rilevare qualsiasi corpo estraneo, memorizzarlo ed eliminarlo efficacemente.
Globuli rossi (Eritrociti)

I globuli rossi sno cellule prive di nucleo, a forma di disco e contengono emoglobina, una proteina che contiene ferro e trasporta l' ossigeno e l'anidride carbonica. Le pareti estremamente elastiche consentono ai globuli rossi di passare nei capillari più stretti. La durata media della loro vita è di circa 2 mesi. Dopo essere stata distrutta da cellule specializzate, l'emoglobina viene trasformata in bilirubina, un pigmento che a sua volta viene trasformato ed eliminato tramite la bile e l'urina, cui conferisce un colore giallastro o verdastro.
Globuli bianchi (Leucociti)
I globuli bianchi o leucociti, hanno l'importante funzione di combattere gli invasori. Consistono di diversi tipi specializzati di cellule che cooperano attivamente e scambiano costantemente informazioni grazie a messaggeri chimici, detti citochine. I globuli bianchi possono rilevare qualsiasi corpo estraneo o rifiuto e distruggerli. Hanno una grande abilità mnemonica, la funzione immunitaria, che consente loro di riconoscere in modo efficace qualsiasi elemento incontrato in precedenza (antigene) e di attaccarlo grazie anche alla produzione di anticorpi specifici. Questa abilità di memorizzazione viene sfruttata nelle vaccinazioni.
Piastrine
Le piastrine sono minuscole cellule che partecipano al processo di coagulazione del sangue, in caso di lesione di un tessuto. Contribuiscono a formare un coagulo che arresta la fuoriuscita del sangue dal sistema circolatorio. Questo processo è noto con il nome di emostasi.
Sangue e circolazione: valori normali nel gatto

Volume totale del sangue: da 65 a 70 mL per kg di peso.
Globuli rossi: da 5,5 a 10 milioni per microlitro.
Leucociti (globuli bianchi): da 8.000 a 25.000 per microlitro.
Piastrine: da 300.000 a 500.000 per microlitro.
Emoglobina: da 80 a 140 g/l.
Ematocrito (percentuale del volume dei globuli rossi in confronto al volume ematico totale): da 24 a 45.
Glucosio: da 0,7 a 1,1 g/l.
Sodio: da 145 a 155 mEq/l.
Potassio: da 4 a 4,4 mEq/l.
Calcio: da 62 a 100 mg/l.
Proteine: da 54 a 78 g/l.
Lipidi totali: da 1,5 a 6 g/l.
Gittata cardiaca (a riposo): 150 - 280 ml/min.
Frequenza cardiaca (a riposo): 120-140 bpm.

3 aprile 2012

Anatomia del gatto: cuore, vasi e circolazione sanguigna

Il cuore del gatto
È l’organo motore centrale. Con le sue contrazioni ritmiche, il cuore assicura il movimento del sangue nella circolazione polmonare (atrio destro - ventricolo sinistro) e circolazione sistemica (ventricolo sinistro - atrio destro). Dopo essere stato ossigenato nei polmoni, il sangue venoso viene pompato dal cuore nell'aorta, l'arteria più lunga e voluminosa, che rifornisce l'intero organismo.
Il cuore, arrotondato e globulare, è situato nella gabbia toracica, tra la 4a e la 7a costola. È estremamente inclinato all'indietro e si appoggia quasi piatto sullo sterno. Il cuore del gatto pesa dai 15 ai 20 g (dallo 0,4 allo 0,8% del peso corporeo).

Il sistema vascolare
  • Arterie che conducono il sangue dai ventricoli del cuore a tutte le parti del corpo. Le arterie si ramificano in arteriole, divenedo poi capillari.
  • I capillari consentono lo scambio di gas, nutrienti (elementi nutritivi usati dalle cellule), metaboliti e calore;
  • Vene, che conducono il sangue dai capillari all'atrio destro del cuore. La vena cava caudale porta via il sangue dai quarti posteriori, dal bacino e dall'addome; la vena porta trasporta il sangue dagli organi digestivi addominali e dalla milza, al fegato. Le vene pompano il sangue dalla periferia verso il cuore.
Il sistema venoso del gatto (immagine sopra)
1. Intestino
2. Milza
3. Stomaco
4. Vena porta
5. Fegato
6. Vena azygos
7. Vena cava cranica
8. Vena succlavia
9. Vena giugulare esterna
10. Vena brachiocefalica
11. Vena cava caudale
12. Vena epatica
13. Vena frenica
14. Vena renale destra
15. Vena renale sinistra
16. Rene
17. Vena ovarica o testicolare sinistra
18. Vena iliaca circonflessa profonda
19. Vene iliache comuni
20. Vena ovarica o testicolare destra




Il sistema arterioso del gatto (img sopra)
1. Aorta ascendente
2. Arteria brachiocefalica
3. Arteria succlavia destra
4. Arterie carotidee comuni
5. Arteria succlavia sinistra
6. Aorta toracica
7. Diaframma
8. Aorta addominale
9. Arteria celiaca
10. Arteria mesenterica anteriore
11. Arteria frenica
12. Arteria renale
13. Rene
14. Arteria ovarica o testicolare sinistra
15. Arteria iliaca circonflessa profonda
16. Arteria iliaca esterna
17. Arteria iliaca interna
18. Arteria sacrale media
19. Fegato
20. Arteria epatica
21. Milza
22. Arteria splenica
23. Arteria gastrica
24. Stomaco
Il sangue circola grazie alla contrazione del muscolo cardiaco ed alla presenza di valvole (valvola tricuspide e mitrale) che ne impediscono il reflusso. Il lato destro del cuore (atrio destro) riceve il sangue dalle vene periferiche e lo invia ai polmoni dopo la contrazione del ventricolo destro.
Nei polmoni, il sangue rilascia l'anidride carbonica (CO2) e capta l'ossigeno (O2). Il lato sinistro del cuore (atrio sinistro) riceve sangue ossigenato dai polmoni. Una volta passato nel ventricolo sinistro, il sangue viene pompato attraverso l'aorta in tutto il corpo.

2 aprile 2012

Anatomia del gatto: sistema respiratorio

Il sistema respiratorio del gatto comprende:
  • Le narici;
  • La cavità nasale, che ? sempre molto corta;
  • La laringe, un organo cavo che regola il flusso fra la faringe e la trachea;
  • La trachea, un tubo singolo, largo e flessibile (lungo 8 cm) che ? una continuazione della laringe;
  • I bronchi, passaggi che si ramificano dalla trachea nei polmoni per garantire la circolazione dell'aria;
  • I 2 polmoni, un polmone destro e un polmone sinistro. Spugnosi ed elastici, condividono la cavit? toracica con il cuore. Ciascuno è circondato dalla pleura.

I polmoni costituiscono l'1% del peso corporeo. Il polmone destro, che è più lungo, consiste di 4 lobi: caudale, medio, craniale e accessorio. Il polmone sinistro consiste di 3 lobi: caudale, medio e craniale.

I polmoni del gatto
1. Lobo craniale destro
2. Lobo centrale
3. Lobo caudale destro
4. Lobo accessorio
5. Lobo caudale sinistro
6. Lobo craniale sinistro
(porzione caudale)
7. Lobo craniale sinistro
(porzione craniale)
Nel gatto, la funzione ventilatoria occupa 3 ruoli diversi:
  • Ha un ruolo principale nella regolazione della quantità di ossigeno trasportato dal sangue arterioso, espressa dalla sua pressione parziale (PaO2, o da 95 a 100 mmHg);
  • E' coinvolta nella regolazione dell'equilibrio acido-base del sangue, regolando la pressione parziale dell'anidride carbonica (PaCO2, da 35 a 40 mmHg);
  • Visto che i gatti non sudano, la funzione ventilatoria è attivamente coinvolta nella termoregolazione eliminando il calore come vapore acqueo.
L'aria penetra nei passaggi respiratori attraverso le narici. A seconda della necessità, e particolarmente quando fa molto caldo, il gatto può respirare anche dalla bocca. Dopo essere passata attraverso le fosse nasali e la faringe, l'aria raggiunge la trachea e i bronchi prima di essere distribuita negli alveoli polmonari. Le vie respiratorie non sono solo semplici passaggi per il movimento dell'aria; man mano che si sposta nelle vie respiratorie, l'aria viene anche riscaldata e raccoglie vapore acqueo fino a saturazione. Questo processo viene usato in misura massima per combattere il calore: l'animale respira rapidamente per eliminare una grande quantità di calore. Questa modalità di respirazione è chiamata polipnea termica (ansimazione).
Man mano che si sposta nelle vie respiratorie, l'aria viene anche filtrata da numerose ciglia sulle cellule della mucosa e dalla secrezione di muco che forma una specie di nastro trasportatore per spostare polvere e particelle di detrito nella faringe, dove vengono inghiottite. Infine, le fosse nasali sono il centro dell'olfatto e le corde vocali causano la vibrazione dell'aria nella laringe, consentendo al gatto di miagolare e di fare le fusa.
Il movimento dell'aria
La meccanica polmonare è lo studio delle forze motorie che consentono il movimento dell'aria tramite l'uso di muscoli nel sistema respiratorio. Durante la fase inalatoria, il diaframma, muscolo che separa il torace dall'addome, si contrae ed aumenta il volume della gabbia toracica all'indietro, con l'aiuto dei muscoli intercostali esterni.
L'aumento del volume toracico crea una depressione nello spazio fra i polmoni e la parete toracica (cavità pleurica), consentendo la penetrazione dell'aria. In condizioni normali, a riposo e in condizioni di neutralità termica, segue quindi passivamente l'esalazione. L'elasticità dei polmoni e del torace li riporta in posizione di riposo, forzando l'uscita dell'aria. Alcuni muscoli, particolarmente nella parete addominale, possono comunque contrarsi a seconda della necessità per rendere più rapida l'esalazione.
La frequenza respiratoria a riposo del gatto varia da 20 a 40 cicli al minuto. La quantità d'aria mobilizzata durante ogni ciclo, o volume corrente, è di circa 30 ml. Il prodotto della frequenza respiratoria e del volume corrente risulta nel volume respiratorio, che varia da 0,5 a 1 litro al minuto, a riposo. Durante uno sforzo questo volume aumenta, grazie ad un aumento del volume corrente e specialmente della frequenza respiratoria.
Recettori situati nelle arterie carotidee e nell'aorta analizzano costantemente la composizione del sangue arterioso e adattano la ventilazione ad eventuali cambiamenti, per poter mantenere sempre gli stessi valori di pressione parziale per l'ossigeno e l'anidride carbonica.

 

1 aprile 2012

Anatomia del gatto: apparato riproduttivo

Il sistema riproduttivo è coinvolto nella procreazione e contribuisce alla propagazione della specie.
Apparato genitale maschile del gatto




Gli organi genitali maschili producono lo sperma e lo depositano nel tratto genitale della femmina, gli organi genitali maschili includono:
  • 2 gonadi, i testicoli, che hanno due funzioni diverse: una funzione esocrina nella produzione di gameti (spermatogenesi, o produzione di sperma) e una funzione endocrina nella produzione di ormoni (secrezione di testosterone, l'ormone maschile alla base delle caratteristiche sessuali secondarie, della spermatogenesi e dell'attività sessuale maschile);
  • I passaggi spermatici, o dotti escretori, delle gonadi (dotto deferente e uretra), che nutrono lo sperma (spermatozoi + liquido seminale), lo raccolgono (grazie in particolare alle secrezioni delle ghiandole ausiliarie, compresi l'epididimo e la prostata) e lo inviano alla porzione delegata all'accoppiamento;
  • Una porzione coinvolta nell'accoppiamento, il pene. Durante l'accoppiamento, o coito, il pene deposita lo sperma nel tratto genitale della femmina (inseminazione).

I testicoli sono globulari e sono situati al di sotto dell'ano. La prostata, giallastra e bilobata, circonda l'uretra. I gatti non hanno vescicole seminali. Il pene è corto, ricurvo all'indietro, e termina in un glande conico con minuscole barbe dalla punta cornificata che diventano rigide durante l'eiaculazione e scompaiono dopo la castrazione. Il pene normalmente è retratto.

Lo sperma consiste di due parti:
  • Elementi cellulari, o spermatozoi, prodotti dai testicoli;
  • Un liquido o ambiente seminale prodotto dalle secrezioni delle ghiandole presenti lungo il tratto genitale.

Volume di una singola eiaculazione:
da 0,01 a 0,4 mL.
pH: da 7 a 8.

Numero di spermatozoi per eiaculazione: circa 60 milioni.

Lunghezza dello spermatozoo del gatto: 55 micron.


Apparato riproduttivo della gatta


Gli organi genitali femminili
1. Ovaia
2. Tuba di Falloppio
3. Corno uterino
4. Collo dell'utero
5. Vagina
6. Apertura dell'uretra
7. Vulva
8. Uretra
9. Uretere
10. Vescica
11. Tessuto adiposo
Gli organi genitali femminili includono:
  • 2 gonadi, le ovaie addominali, che sono coinvolte nello sviluppo (oogenesi) e rilascio di uova (ovulazione) e nella secrezione di ormoni sessuali (estradiolo, progesterone);
  • Passaggi genitali, o ovidotti, che catturano gli ovuli e costituiscono il sito della fertilizzazione; l'utero, che riceve le uova e ne garantisce l'impianto e la gestazione;
  • Una porzione coinvolta nell'accoppiamento, comprese la vagina e la vulva, un passaggio che accoglie il pene durante l'accoppiamento e fornisce un canale per i nascituri durante il parto.

Le ovaie sono situate parecchio in avanti, vicino ai reni. Gli ovidotti sono corti, stretti e non troppo sinuosi. L'utero include due lunghi corni quasi dritti (utero bipartito). La vagina è lunga e larga.
Sono presenti 4 coppie di ghiandole mammarie: una coppia pettorale, due coppie addominali e una coppia inguinale.