14 novembre 2011

Piccioni e malattie: miti da sfatare


I piccioni o colombi non sono portatori di malattie per l'uomo (né per gli animali domestici), lo confermano recenti studi all'Università di Basilea.
I ricercatori hanno passato in rassegna la letteratura italiana, francese, tedesca e inglese sulla trasmissione di malattie dal Piccione di città agli esseri umani, mentre i dati più recenti sono stati ottenuti grazie al database sanitario “PubMed”.
Dall’analisi di 77 studi epidemiologici effettuati su popolazioni di Colombo di città presenti in 60 aree urbane e regioni, è emerso che su un totale di 60 organismi patogeni (di cui 5 virus, 9 batteri, 45 funghi e 1 protozoo) trasmissibili dal Colombo di città all’uomo, soltanto 7 di essi hanno trasmesso malattie all’uomo. In un periodo di tempo pari a 60 anni e compreso tra il 1941 e il 2003, si sono verificati in totale solo 176 casi documentati di trasmissione di patologie dai Colombi di città agli esseri umani, patologie comunque di lieve entità. Tra di essi, solo un caso di Salmonellosi e un caso di toxoplasmosi, malattie che spesso vengono enfatizzate da amministratori locali per giustificare uccisioni indiscriminate, ma che in pochissimi casi, come documentato dalla ricerca svizzera, si trasmettono dai Colombi all’uomo, nonostante questi uccelli ne siano portatori. Per l’ornitosi si sono registrate poche decine di casi. Anche per l’influenza aviaria, infine, non vi sarebbe alcuna evidenza sperimentale che i Colombi siano un importante vettore per la malattia virale.
Il mero isolamento di un agente patogeno nel Colombo non dice nulla quindi, sul rischio di trasmettere agenti patogeni all’uomo.  Secondo i ricercatori, i risultati delle molte indagini effettuate sono quindi più consone a indicare lo stato di salute degli stessi Colombi di città, piuttosto che a valutare il rischio per la salute dei cittadini. In questo contesto risulta importante una corretta educazione/informazione della popolazione.

Esperienze personali

In anni di attività presso ricoveri per animali selvatici ed urbani ho manipolato spesso animali di tutte le specie tra i quali colombi di città, anche malati. Spesso non ho usato i guanti. Né io né altre persone occupate nelle medesime attività abbiamo mai contratto malattie, nemmeno di lieve entità, che siano imputabili al contatto con i colombi.  Ne viene che le probabilità che un piccione possa trasmettere delle malattie ad una persona media, senza che vi sia neppure il contatto diretto, sono evidentemente bassissime.


Fonti bibliografiche

Haag-Wackernagel D, Moch H.  2004, Health hazards posed by feral pigeons.  1: J Infect. 2004 May;48(4):307-13

Esperienza diretta

11 novembre 2011

Per chi deve dare in adozione un gatto



Dovete dare in adozione un gatto o un gattino? 
Se veramente amate i gatti, il vostro intuito vi sarà di grande aiuto. Prima regola: non date un gatto/gattino a chi non vi va!
Informatevi, parlate,chiedete di restare in contatto e di andare a trovare il micio a una, 2 settimane dall’adozione.
Non date MAI in adozione dei gattini troppo piccoli togliendoli precocemente alla madre e privandoli del contatto con i fratelli: il gattino deve avere almeno 2 mesi e mezzo. Non basta che sia svezzato (che inizi a mangiare) ma è necessario che sia il più possibile maturo dal punto di vista psico-fisico, pena il rischio di turbe comportamentali future, squilibri e malattie.
Attenzione agli studenti squattrinati e in affitto, (certi padroni di casa non vogliono animali in appartamento) hanno altro da pensare e si potrebbero dimenticare di dargli il cibo e l’acqua e neanche accorgersi se sta male… meglio di no, salvo rari casi. Se la persona ha un cane e vuole anche il gatto, si fa una prova: di solito i cani accettano meglio i gattini piccoli che quelli adulti : se non vanno d’accordo riprendetevelo, troverete un’adozione migliore. Non date assolutamente alcun animale a persone con Alzheimer o demenza e a chi fa uso pesante di tranquillanti, alcol e droghe, siccome questo a prima vista non si può sapere, basatevi sull’istinto e guardate il comportamento di chi avete di fronte. La prudenza non è mai troppa perciò siate diffidenti e scrupolosi. Prendete il n. di telefono e l’indirizzo, non si sa mai, esistono bruttissime persone a questo mondo, psicopatici che ne fanno pellicce ed altri che se li mangiano o li torturano. Se ad adottare è una persona indigente ma è una buona persona, sarà vostro dovere seguirla ed aiutarla con donazione di cibo e denaro per le cure ed accertarvi che il micio sia tenuto bene. Persone che viaggiano spesso non dovrebbero adottare animali, chi lavora fuori città e non è quasi mai in casa, salvo la notte e nei week-end, dovrebbe adottarne almeno due affinchè si facciano compagnìa a vicenda.

5 novembre 2011

Salute del gatto: domande e risposte

Il gatto ha vomitato. Devo preoccuparmi? 

Dipende. Di solito non è il caso di preoccuparsi se:
  • Il vomito è occasionale, il gatto appare in salute, mangia e si comporta normalmente
  • Il vomito si verifica dopo aver mangiato erba (i cui residui si trovano al suo interno)
  • Il vomito contiene pelo (è il così detto “gomitolo”)

E’ opportuno invece rivolgersi tempestivamente al veterinario se:
  • Il vomito è ripetuto e si verifica anche a digiuno
  • Il gatto non mangia
  • Il gatto manifesta segnali di malessere (cambio improvviso di abitudini, sonnolenza, modificazioni del carattere, inappetenza)

Se il gatto ha meno di 4 mesi d’età è importantissimo un tempestivo intervento terapeutico, i gattini possono infatti disidratarsi e morire nel giro di poche ore.
Non ci si deve preoccupare ma si deve consultare il veterinario se:
  • Nel vomito sono presenti vermi (il veterinario prescriverà un vermifugo)
  • Il gatto vomita più volte ma non perde l’appetito (né peso)

Il gatto ha la diarrea, cosa faccio?

Se il gatto è molto giovane (meno di 4 mesi) e la diarrea è associata a vomito ripetuto (anche a digiuno) è importante rivolgersi tempestivamente al veterinario, per i motivi illustrati sopra. Lo stesso vale per un gatto adulto che non beve e non mangia.
Se è presente diarrea e il gatto mangia e si comporta normalmente le prime cose da fare sono queste:
  • Dieta: evitare cibi in scatola soprattutto quelli contenenti sughi e gelatine, non somministrare latte, preferire carne fresca appena sbollentata o cruda, pesce fresco cotto o crudo a seconda delle preferenze del gatto; ridurre le razioni a metà per alcuni giorni.
  • Somministrare fermenti lattici (si trovano in farmacia senza obbligo di ricetta, vanno bene quelli per umani, va bene anche lo yogurt)

Se la diarrea persiste consultare il veterinario.

Il gatto ha l’addome gonfio, è preoccupante?

Se il gatto mangia normalmente ed è normopeso potrebbe avere semplicemente dell’aria nell’addome a causa di una disbiosi (alterazione della flora batterica intestinale). In questo caso sarà sufficiente modificare la dieta, variandola di più e somministrare fermenti lattici e/o un po’ di yogurt bianco, 2-3 volte al giorno per una settimana.
Soprattutto se il gatto è giovane e non è mai stato sverminato, è possibile che abbia un’infestazione da vermi: il veterinario farà l’esame delle feci per verificare la eventuale presenza di elminti ed in caso affermativo prescriverà un fermifugo.

Ha una zecca, come la tolgo?

Se il gatto esce in aree verdi è possibile che gli si attacchino delle zecche, soprattutto da aprile ad ottobre. Le zecche si tolgono afferrandole saldamente alla base con pollice ed indice e tirare in modo deciso compiendo contemporaneamente un movimento rotatorio antiorario (come per svitare). E’ importante fare attenzione a non strappare il corpo del parassita lasciando l’apparato boccale nella cute del gatto (l’apparato boccale della zecca è formato da una serie di uncini che vengono conficcati nella pelle e che permettono una certa stabilità). E’ sconsigliato tentare di far mollare la presa alla zecca cospargendola di sostanze irritanti (alcol, benzina, ecc.) sia perché queste potrebbero essere pericolose per il gatto sia perché provocando nella zecca una reazione di rigurgito possono favorire la trasmissione di malattie al gatto.

Come faccio a dargli una pastiglia?

Per dare una pastiglia al gatto è necessario schiacciarla: posizionata all’interno di uno straccio pulito la si frantuma in pezzettini piccolissimi con un martello. Si prepara una pallina di cibo molto gradito al gatto (può essere carne macinata cruda o un bocconcino di scatoletta) e si mettono i pezzettini di pastiglia DENTRO nel boccone, avendo cura di non sporcare l’esterno con la medicina. Controllate che il gatto non sputi la medicina e se necessario preparare più palline (se siete fortunati la mangia al primo colpo, a volte sputa ripetutamente e in questo caso dovrete ritentare). Non fate l’errore di mescolare semplicemente la medicina al cibo: i farmaci di solito sono molto sgradevoli (anche se sulla confezione è scritto “appetibile” !) il gatto lo percepirebbe come “non mangiabile”e dovrete buttare via tutto.

Se il gatto è positivo alla FIV (feline Immunodeficiency Virus) significa che è gravemnente malato?

No. I gatti FIV-positivi hanno difese immunitarie più deboli, per cui sono più soggetti a contrarre malattie e hanno meno risorse per combatterle. Sono di solito gatti in buona salute, necessitano solo di un po’ più di attenzioni e di cure più lunghe rispetto ad un gatto sieronegativo. A volte appaiono perfettamente sani e non manifestano alcuna debolezza: se non fosse perché esiste il test, non sarebbero distinguibili dai sieronegativi. Un gatto FIV-positivo che vive in casa e, quindi, non è esposto al rischio di contrarre ulteriori infezioni può trascorrere tutta la vita senza manifestare la malattia e può vivere oltre 10 anni (l’età media di un gatto è circa 12-13 anni). Alcuni gatti FIV-positivi, però, possono sviluppare malattie di varia gravità (gengiviti e stomatiti croniche, insufficienza renale, infezioni batteriche, neoplasie,…) che vanno tempestivamente identificate e curate.

Il FIV può essere pericoloso per l’uomo?

Assolutamente no, anche se lo chiamano “AIDS felino” non ha niente a che vedere con quello umano. Il FIV è un virus specifico dei gatti. Un gatto FIV-positivo non può contagiare né gli uomini né gli altri animali domestici.

Se ho un gatto con il FIV devo tenerlo isolato dagli altri gatti?

Il FIV si trasmette con i morsi durante le lotte ed i combattimenti fra gatti o per contatto diretto con sangue infetto (trasfusioni, aghi o strumenti chirurgici infetti). E’ possibile la trasmissione durante l’accoppiamento, per lo più attraverso il caratteristico morso sul collo dato dal gatto maschio alla femmina. Rara è la trasmissione attraverso il leccamento reciproco e la condivisione delle ciotole. Inoltre, il virus sopravvive solo pochi minuti nell’ambiente per cui in assenza di conflittualità e di rapporti sessuali, la probabilità che un gatto FIV-positivo contagi un altro gatto è molto bassa. Non è perciò consigliabile isolare un gatto sieropositivo, è invece opportuno che i gatti siano sterilizzati.

Perché il mio gatto ha l’alito cattivo?

L’alitosi può essere causata da diversi problemi, i più comuni sono patologie dentarie, stomatiti, parassitosi, infezioni virali, insufficienza renale. Se il gatto è giovane e vitale è difficile che ci siano patologie dentarie, stomatiti, o insufficienza renale, più probabile che si tratti di infestazione da vermi o di conseguenze dell’ infezione (in corso o pregressa) da calicivirus e/o hepesvirus (rinotracheite), spesso presente in forma sub-clinica. Stomatiti, patologie dentarie e insufficienza renale cronica possono anche essere responsabili di alitosi, di solito nei gatti adulti o anziani.

Quali sono i primi segni di una patologia renale? Cosa fare?

La patologia renale è estremamente frequente nei gatti oltre i 4 anni di età ma può colpire anche i più giovani. Di solito ha decorso cronico ed è controllabile (con la dieta) solo se diagnosticata precocemente, ai primi segni. Ecco quali potrebbero essere i segni di una patologia renale allo stadio iniziale:
Comportamenti bizzarri con l’acqua:
  • Il gatto staziona spesso in prossimità dell’acqua anche se non beve, è “interessato” all’acqua e corre ogni volta che la aprite, non si sposta quando aprite il rubinetto e mette la testa sotto l’acqua corrente.
  • Immerge le zampe anteriori nella ciotola dell’acqua e fa il gesto di “scavare” all’interno dell’acqua.
  • Non beve se non avete appena cambiato l’acqua e non appena lo fate si precipita a bere per lungo tempo.

Man mano che la malattia peggiora il gatto diviene sempre più lento, inappetente, il pelo diventa opaco e la sua corporatura assume un aspetto “sfiancato” e asciutto, con perdita di massa muscolare. I più esperti/sensibili possono anche notare un cambiamento nell’odore emanato dal gatto. Prima di arrivare a questo stadio, spesso irreversibile, è meglio accorgersi dei segni precoci, portare il gatto dal veterinario e richiedere un esame per la funzionalità renale. Con una dieta adeguata la patologia renale può essere tenuta sotto controllo.

Cosa sono quelle cose simili a grani di sesamo che trovo spesso sotto la coda del gatto e/o nel posto dove dorme?

Sono le proglottidi della tenia felina (la più comune nel gatto è Dipylidium caninum) un parassita intestinale. Talvolta nella zona intorno all’ano si può evidenziare la presenza di alcuni “segmenti” di tenia freschi (sono mobili e bianchi) oppure secchi (di colore bruno-giallastro e molto simili ai semi di sesamo). La tenia del gatto ha come ospite intermedio la pulce, quindi se c’è la tenia di solito c’è anche un’infestazione da pulci.

Aiuto il mio gatto ha vomitato dei vermi!

Molto probabilmente si tratta di un’infestazione da Toxocara cati, detto anche “ascaride del gatto” un parassita intestinale facilmente eliminabile con un vermifugo.

Perchè il mio gatto non beve? devo preoccuparmi?

I gatti sono animali di origine “desertica”, perciò adattati ad assorbire al massimo l’acqua dagli alimenti (tutti gli alimenti umidi contengono una certa quantità d’acqua): raramente vedrete perciò bere il vostro gatto. Ha comunque sempre bisogno di più ciotole d’acqua fresca a disposizione per bere quando ne ha la necessità (una carenza d’acqua può scatenare patologie renali!). Se non vedete bere il vostro gatto non preoccupatevi, semplicemente beve quando non lo vedete, magari quando uscite, oppure durante la notte. Se invece vedete il gatto immobile davanti alla ciotola dell’acqua a fissarla e cercare di bere, a immergere il musetto senza bere, a mettere le zampine nell’acqua, allora può darsi che davvero non beve perchè si è ammalato. In questo caso non riesce a bere e rischia una rapida disidratazione, portatelo subito dal vet! Se avete il dubbio che non riesca a bere controllate il suo stato di idratazione (ci vuole un po’ di pratica): sollevate (tirate leggermente) con le dita la pelle della collottola ed osservatene la consistenza e la dinamica, in un gatto sano la pelle è molto tenera e torna velocemente al suo posto, in uno disidratato appare più rigida e scende più lentamente e nei casi più gravi rimane sollevata per lungo tempo.

4 novembre 2011

Gatti: viaggi e trasporto

I gatti, salvo eccezioni, non amano viaggiare: per loro il trasporto rappresenta uno stress.
Se dovete fare un viaggio da soli in auto con il/i vostri gatti, portatevi dietro tutto l’occorrente, ciotole, acqua in bottiglie, cibo, salviette o rotolo di carta, pannolini assorbenti per i bisogni, non fate la follia di fermarvi in qualche prato e liberare là il gatto, sperando che, come il cane, faccia i bisogni lì a comando… si spaventerebbe del luogo sconosciuto e correreste il rischio di non riprenderlo più! Durante il tragitto, se lungo, dategli da bere; alcuni mici dormono, altri si agitano all’inizio del viaggio e poi si tranquillizzano, alcuni soffrono il mal d’auto (non è vero che ne siano immuni!). Se in auto siete in due, e se il carattere del micio lo consente, si può fare uscire il gatto dal trasportino: alcuni amano stare in grembo di chi è accanto al conducente. In ogni caso non deve passeggiare nella macchina e distrarre chi guida. E’ frequente che i gatti, chiusi nel trasportino, durante il tragitto in auto vomitino o facciano i bisogni; se accade fermatevi e pulite subito prima che il micio, rigirandosi, si imbratti tutto. Non lasciate mai il/i gatti chiusi in macchina specialmente nella stagione estiva, dove c’era l'ombra arriva il sole, il micio si surriscalda e può morire: è molto pericoloso anche se l’auto è all’ombra e la temperatura è elevata. Se proprio dovete, ma non per più di mezz’ora, accertatevi che vi sia ombra e lasciate un po’ d’acqua in una ciotola e aperti i finestrini (tutti e quattro), basta un dito, che circoli l’aria. E’ sconsigliato e pericoloso trasportare i gatti (anche se apparentemente docili) su mezzi a due ruote perchè si spaventano moltissimo per i rumori. Rischiosissimo anche trasportare un gatto in braccio, anche se cucciolo: trovandosi in un ambiente non familiare e rumoroso si spaventerebbe a morte e potrebbe essere colto dal panico, graffiare, mordere e sgusciare via col risultato che lo perdereste forse irrimediabilmente (pensate se dovesse succedere in mezzo al traffico!). Se vi è un’emergenza (soccorso di micio ferito o ammalato) e non avete un trasportino, fate molta attenzione e avvolgetelo in un panno e se l’avete, mettetelo in una borsa.
Per i tragitti a piedi, coprite il trasportino con un telo in modo che il felino non veda ciò che accade fuori. Per viaggiare in treno, nave e aereo è necessario informarsi presso le compagnie in merito ai regolamenti: di solito i gatti possono viaggiare accanto al padrone nell’apposito trasportino.