4 marzo 2011

Si è intolleranti con la biodiversità e poi si subisce da istituzioni, datori di lavoro, ecc.

Da IL PICCOLO di Trieste, Marzo 2011

Mi rivolgo a tutti coloro che ritengono “ingombrante” la presenza dei cinghiali e di tutti gli animali selvatici in genere, lamentandosi sempre o peggio invocando il loro “abbattimento” alla stregua della spazzatura. Chi ha la fortuna di abitare in contesti peri-urbani, nelle vicinanze di aree verdi, dovrebbe apprezzare di più ciò che ha ed essere contento di svegliarsi col canto degli uccellini ed il saluto di un capriolo, di respirare aria (e non smog) e di assaporare il silenzio, sempre più raro. Sono arcistufa di leggere proteste, solo per citare alcuni esempi, contro il capriolo che danneggia i germogli, il cinghiale che mangia le zucche, la cornacchia che attacca il bambino indifeso, i topi che rosicchiano i cavi elettrici, le api che si divertono a pungere la gente, le vipere che inseguono i bambini e potrei continuare all’infinito con le stupidaggini che si sentono in giro. Non dico che non sia vero che a volte esistono dei problemi con gli animali e che non sia giusto cercare delle soluzioni (rispettose della biodiversità) ma francamente mi sorgono spontanee delle domande: perché quando si tratta di infierire sugli animali e/o sulla natura sono tutti in prima linea mentre quando si tratta di protestare per degli abusi che avvengono notoriamente nella vita di ogni giorno (istituzioni, lavoro, ecc.) tutti subiscono? Il massimo che si fa è che si sbraita sfogandosi con il vicino o l’amico, poi il giorno dopo si torna a subire e si dice “così va il mondo”. Si è intolleranti con ciò che ci dà la vita (biodiversità) e si subisce dai carnefici. E poi ci domandiamo perché le cose non funzionano.