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11 aprile 2012

Malattie renali nei gatti

I reni dei felini sono particolarmente vulnerabili: la patologia renale è purtroppo un riscontro molto frequente in gatti di tutte le età ed entrambi i sessi, anche se è molto più frequente nei gatti con più di 6 anni d’età. Alla base dell’isufficienza renale cronica possono esserci diverse cause, tra le quali alcune patologie a carattere genetico (nefropatia policistica), malattie croniche acquisite (nefrite tubulo-interstiziale, glomerulonefrite, pielonefrite, amiloidosi, ecc.) ad eziologia sconosciuta, oppure semplicemente l’invecchiamento. Fattori scatenanti possono essere le intossicazioni, i farmaci, lo stress, l’alimentazione troppo ricca di sali e/o la scarsità d’acqua, la sterilizzazione, un’ anestesia somministrata in eccesso e/o interventi chirurgici prolungati, altre patologie concomitanti. La cosa non è scientificamente spiegata ma è certo che qualcosa scatena la malattia sulla base di una vulnerabilità costituzionale.I segni clinici più comuni sono rappresentati da perdita di peso, anoressia, letargia, polidipsia (il gatto beve molto) e a volte poliuria. In assenza di terapia adeguata, più tardivamente compaiono vomito e disidratazione, il gatto diventa emaciato, emana un cattivo odore e presenta ulcere sulle mucose della bocca. La morte sopraggiunge di solito in pochi giorni. Quanto prima ci si accorge di una patologia renale in atto, tanto più si riuscirà ad intervenire con una terapia ed un’alimentazione adeguate che eviteranno un peggioramento dello stato di salute del gatto.

Segni precoci di patologia renale
L’insufficienza renale può esordire nel gatto con una serie di segni e comportamenti tipici, che per esperienza ho visto sottovalutare da molte persone, compresi alcuni veterinari. Tali segni possono comparire anche diversi anni prima dell’esordio della malattia, quando il gatto appare ancora in buona salute. Un’ osservazione attenta del comportamento del gatto può aiutare ad individuare precocemente un’insufficienza renale nelle primissime fasi e di conseguenza, correggendo l’alimentazione del gatto ed adottando alcuni accorgimenti, è possibile ritardare e nella migliore delle ipotesi, scongiurare, la comparsa di sintomi più gravi. Vediamo quali sono i comportamenti potenzialmente a rischio, che possono indicare l’esordio di una patologia renale cronica:
  • Il gatto “scava” con la zampa anteriore nella ciotola dell’acqua o immerge le zampe in acqua
  • Il gatto passa molto tempo a bere e staziona come “in contemplazione” della ciotola dell’acqua, aspettando che gliela cambiate, poi beve nuovamente
  • Quando aprite il rubinetto dell’acqua il gatto corre a bere, immerge la testa sotto l’acqua o addirittura tutto il corpo sotto il getto d’acqua, incurante di bagnarsi



Quando si sospetta una patologia renale nelle fasi iniziali è consigliabile richiedere al vet un esame della funzionalità renale: in caso di malattia renale aumentano i livelli sierici di creatinina e l’azoto ureico. Alla palpazione il vet rileva sovente dei reni piccoli o morfologicamente anomali, ma non sempre. Una dieta adeguata (crocchette specifiche a basso tenore di fosforo e di proteine, pesce crudo, calamari crudi) ed una terapia a lungo termine di solito hanno successo e la malattia non peggiora.

La malattia renale solitamente ha una prima fase compensata in cui il gatto beve moltissimo ed urina molto (urine pallide, poco concentrate). Nella seconda fase il gatto può smettere di bere (insufficienza renale scompensata) e ciò di solito si associa ad un più o meno rapido deterioramento della salute del gatto. E' importante che i gatti abbiano sempre acqua fresca a disposizione, anche se non soffrono di patologie renali.

Quando il gatto è già disidratato e sviluppa i primi segni eclatanti (anoressia, polidipsia, perdita di peso, letargia, ecc.) ed il vet ha diagnosticato una patologia renale, di solito l’instaurarsi delle misure dietetiche e terapeutiche a lungo termine è preceduto da una terapia di reidratazione (flebo sotto cute o endovenosa per somministrare soluzione fisiologica) che dura 7-10 giorni. Con la reidratazione la funzione renale dovrebbe migliorare ed il gatto recupera l’appetito e la vitalità. Il recupero dipende però da diversi fattori tra cui l’età del gatto, il grado di compromissione renale ed eventuali patologie concomitanti.

Se la patologia è stata diagnosticata tardivamente, un recupero completo è molto improbabile, tuttavia, per evitare sofferenze al gatto è utile reidratarlo (flebo sotto cute di soluzione fisiologica), offrirgli cibi appetitosi e leggeri (di solito freschi e crudi), non fargli assolutamente mai mancare l'acqua fresca (va cambiata il più spesso possibile, anche ogni ora, per incoraggiarlo a bere) e lasciarlo tranquillo.

19 marzo 2012

Se il gatto perde l'appetito e non mangia

La perdita d’appetito o anoressia nel gatto, può essere dovuta a diverse cause, patologiche o non, quali disordini metabolici , gastroenterici e neurologici, malattie infiammatorie/infettive, reazioni a farmaci/tossine, neoplasie, febbre, dolore, stress ambientale e scarsa appetibilità della dieta. Poiché il numero delle condizioni che possono portare alla perdita dell’appetito è così elevato, gli altri segni clinici che l’accompagnano sono estremamente variabili. Alcuni gatti presentano anoressia o anoressia/letargia/perdita di peso come unica manifestazione del processo patologico in atto. A differenza di altri mammiferi i felini sono carnivori obbligati, con esigenze nutrizionali speciali. Ciò è dovuto al fatto che questi animali consumano e disperdono in modo persistente alcuni principi nutritivi e ne sintetizzano altri in quantità inadeguata (vedere tabella). Di conseguenza, l’anoressia persistente o prolungata può portare a gravi alterazioni metaboliche, che complicano la situazione già in atto. Un ulteriore motivo di preoccupazione in caso di anoressia prolungata nel gatto è il potenziale rischio di lipidosi epatica. Di conseguenza il problema richiede un rapido consulto del veterinario, prima che si instauri uno stato di malnutrizione.


Princìpi nutritivi
Manifestazioni carenziali

Arginina
Ptialismo, iperestesia, vomito, tremori muscolari, atassia; i segni clinici possono comparire entro alcune ore o giorni.

Taurina
Degenerazione retinica, miocardiopatia dilatativa, problemi riproduttivi, scarso accrescimento nei gattini; i segni clinici possono comparire entro alcune settimane o mesi. Per i gatti la Taurina è un aminoacido essenziale, non sono in grado di sintetizzarlo.

Vitamina A
Degenerazione retinica, debolezza, mantello secco trascurato, scarso accrescimento dei gattini; i segni clinici possono comparire entro alcune settimane o mesi.

Acido arachidonico
Dermatite, secchezza del pelo, anemia, problemi riproduttivi, scarso accrescimento dei gattini; i segni clinici possono comparire entro alcune settimane o mesi.


Cosa fare

Se il gatto non mangia e si comporta in modo strano (dorme spesso, si muove poco), consultare al più presto il veterinario. Se il gatto è inappetente ma sembra stare bene provate a cambiare cibi: è probabile che non gradisca un particolare tipo di cibo e/o sia necessario variare la sua alimentazione. L’alimentazione del gatto dev’essere il più possibile varia e comprendere alimenti freschi.

Cosa fa di solito il veterinario

Indagini diagnostiche principali

  • Anamnesi: il veterinario vi potrà porre alcune domande relative all’ambiente in cui vive il gatto (in casa o fuori), ad eventuali recenti variazioni (spostamenti, introduzione di nuovi animali o membri della famiglia), viaggi, somministrazione di farmaci, esposizioni a tossine, comparsa di segni riferibili ad altri processi patologici (ad es. se il gatto beve tanto, urina molto, ha vomito o diarrea) e modificazioni della dieta.



  • Esame clinico: il veterinario visiterà accuratamente il gatto per escludere la presenza di ferite o ascessi, masse patologiche interne o esterne, linfadenopatia (linfonodi ingrossati), anomalie all’auscultazione polmonare, irregolarità dei reni alla palpazione, dolore, ecc. Farà anche un esame della cavità orale per rilevare eventuali corpi estranei, malattie gengivali o dentali, ulcere, ecc. A volte il veterinario può rilevare i segni di una malattia infettiva/infiammatoria attraverso una visita oculistica (osservazione della camera anteriore e della retina dell’occhio).



  • Esami di laboratorio: analisi del sangue e delle urine per escludere l’insufficienza renale (molto frequente nei felini), malattie metaboliche, ecc.



  • Radiografia o ecografia addominale: per rilevare anomalie di dimensione ed architettura dei diversi organi, ostruzioni gastroenteriche o neoplasie.


Note: la presenza di tartaro e le malattie dentali sono a volte causa di anoressia. Generalmente se vi sono problemi dentali il gatto cerca di mangiare ma mastica male, sputa il cibo e/o si lamenta mentre mangia o prova a mangiare. Anche in presenza di tartaro il veterinario provvederà ad escludere altre cause più gravi prima di valutare una pulizia dei denti (l’anestesia potrebbe essere controindicata!). In nessun caso il veterinario dovrebbe sottoporre ad anestesia un gatto di cui non conosca lo stato di salute. Nel gatto è frequente la perdita di appetito associata alla temporanea perdita del senso dell’olfatto, legata ad infezioni delle alte vie respiratorie (ad es. rinotracheite).

Trattamento
  • Deve venir trattata la causa primaria, per ripristinare l’appetito.
  • Fluidoterapia di sostegno: in caso di disidratazione, flebo di soluzione fisiologica sottocutanee o endovenose (casi più gravi)
  • Supporto nutrizionale: è importantissimo incoraggiare il gatto a mangiare, offrendogli cibi appetibili (provare con diversi cibi particolarmente graditi: umidi di alta qualità, pollo cotto o crudo freschi, pesce fresco, ecc.). Se il gatto non mangia, fornirgli del brodo tiepido con una siringa senza ago inserita al lato della bocca, a piccole gocce. Se proprio non sopporta il cibo, fornire acqua allo stesso modo (anche poco è sempre meglio che niente).



5 novembre 2011

Salute del gatto: domande e risposte

Il gatto ha vomitato. Devo preoccuparmi? 

Dipende. Di solito non è il caso di preoccuparsi se:
  • Il vomito è occasionale, il gatto appare in salute, mangia e si comporta normalmente
  • Il vomito si verifica dopo aver mangiato erba (i cui residui si trovano al suo interno)
  • Il vomito contiene pelo (è il così detto “gomitolo”)

E’ opportuno invece rivolgersi tempestivamente al veterinario se:
  • Il vomito è ripetuto e si verifica anche a digiuno
  • Il gatto non mangia
  • Il gatto manifesta segnali di malessere (cambio improvviso di abitudini, sonnolenza, modificazioni del carattere, inappetenza)

Se il gatto ha meno di 4 mesi d’età è importantissimo un tempestivo intervento terapeutico, i gattini possono infatti disidratarsi e morire nel giro di poche ore.
Non ci si deve preoccupare ma si deve consultare il veterinario se:
  • Nel vomito sono presenti vermi (il veterinario prescriverà un vermifugo)
  • Il gatto vomita più volte ma non perde l’appetito (né peso)

Il gatto ha la diarrea, cosa faccio?

Se il gatto è molto giovane (meno di 4 mesi) e la diarrea è associata a vomito ripetuto (anche a digiuno) è importante rivolgersi tempestivamente al veterinario, per i motivi illustrati sopra. Lo stesso vale per un gatto adulto che non beve e non mangia.
Se è presente diarrea e il gatto mangia e si comporta normalmente le prime cose da fare sono queste:
  • Dieta: evitare cibi in scatola soprattutto quelli contenenti sughi e gelatine, non somministrare latte, preferire carne fresca appena sbollentata o cruda, pesce fresco cotto o crudo a seconda delle preferenze del gatto; ridurre le razioni a metà per alcuni giorni.
  • Somministrare fermenti lattici (si trovano in farmacia senza obbligo di ricetta, vanno bene quelli per umani, va bene anche lo yogurt)

Se la diarrea persiste consultare il veterinario.

Il gatto ha l’addome gonfio, è preoccupante?

Se il gatto mangia normalmente ed è normopeso potrebbe avere semplicemente dell’aria nell’addome a causa di una disbiosi (alterazione della flora batterica intestinale). In questo caso sarà sufficiente modificare la dieta, variandola di più e somministrare fermenti lattici e/o un po’ di yogurt bianco, 2-3 volte al giorno per una settimana.
Soprattutto se il gatto è giovane e non è mai stato sverminato, è possibile che abbia un’infestazione da vermi: il veterinario farà l’esame delle feci per verificare la eventuale presenza di elminti ed in caso affermativo prescriverà un fermifugo.

Ha una zecca, come la tolgo?

Se il gatto esce in aree verdi è possibile che gli si attacchino delle zecche, soprattutto da aprile ad ottobre. Le zecche si tolgono afferrandole saldamente alla base con pollice ed indice e tirare in modo deciso compiendo contemporaneamente un movimento rotatorio antiorario (come per svitare). E’ importante fare attenzione a non strappare il corpo del parassita lasciando l’apparato boccale nella cute del gatto (l’apparato boccale della zecca è formato da una serie di uncini che vengono conficcati nella pelle e che permettono una certa stabilità). E’ sconsigliato tentare di far mollare la presa alla zecca cospargendola di sostanze irritanti (alcol, benzina, ecc.) sia perché queste potrebbero essere pericolose per il gatto sia perché provocando nella zecca una reazione di rigurgito possono favorire la trasmissione di malattie al gatto.

Come faccio a dargli una pastiglia?

Per dare una pastiglia al gatto è necessario schiacciarla: posizionata all’interno di uno straccio pulito la si frantuma in pezzettini piccolissimi con un martello. Si prepara una pallina di cibo molto gradito al gatto (può essere carne macinata cruda o un bocconcino di scatoletta) e si mettono i pezzettini di pastiglia DENTRO nel boccone, avendo cura di non sporcare l’esterno con la medicina. Controllate che il gatto non sputi la medicina e se necessario preparare più palline (se siete fortunati la mangia al primo colpo, a volte sputa ripetutamente e in questo caso dovrete ritentare). Non fate l’errore di mescolare semplicemente la medicina al cibo: i farmaci di solito sono molto sgradevoli (anche se sulla confezione è scritto “appetibile” !) il gatto lo percepirebbe come “non mangiabile”e dovrete buttare via tutto.

Se il gatto è positivo alla FIV (feline Immunodeficiency Virus) significa che è gravemnente malato?

No. I gatti FIV-positivi hanno difese immunitarie più deboli, per cui sono più soggetti a contrarre malattie e hanno meno risorse per combatterle. Sono di solito gatti in buona salute, necessitano solo di un po’ più di attenzioni e di cure più lunghe rispetto ad un gatto sieronegativo. A volte appaiono perfettamente sani e non manifestano alcuna debolezza: se non fosse perché esiste il test, non sarebbero distinguibili dai sieronegativi. Un gatto FIV-positivo che vive in casa e, quindi, non è esposto al rischio di contrarre ulteriori infezioni può trascorrere tutta la vita senza manifestare la malattia e può vivere oltre 10 anni (l’età media di un gatto è circa 12-13 anni). Alcuni gatti FIV-positivi, però, possono sviluppare malattie di varia gravità (gengiviti e stomatiti croniche, insufficienza renale, infezioni batteriche, neoplasie,…) che vanno tempestivamente identificate e curate.

Il FIV può essere pericoloso per l’uomo?

Assolutamente no, anche se lo chiamano “AIDS felino” non ha niente a che vedere con quello umano. Il FIV è un virus specifico dei gatti. Un gatto FIV-positivo non può contagiare né gli uomini né gli altri animali domestici.

Se ho un gatto con il FIV devo tenerlo isolato dagli altri gatti?

Il FIV si trasmette con i morsi durante le lotte ed i combattimenti fra gatti o per contatto diretto con sangue infetto (trasfusioni, aghi o strumenti chirurgici infetti). E’ possibile la trasmissione durante l’accoppiamento, per lo più attraverso il caratteristico morso sul collo dato dal gatto maschio alla femmina. Rara è la trasmissione attraverso il leccamento reciproco e la condivisione delle ciotole. Inoltre, il virus sopravvive solo pochi minuti nell’ambiente per cui in assenza di conflittualità e di rapporti sessuali, la probabilità che un gatto FIV-positivo contagi un altro gatto è molto bassa. Non è perciò consigliabile isolare un gatto sieropositivo, è invece opportuno che i gatti siano sterilizzati.

Perché il mio gatto ha l’alito cattivo?

L’alitosi può essere causata da diversi problemi, i più comuni sono patologie dentarie, stomatiti, parassitosi, infezioni virali, insufficienza renale. Se il gatto è giovane e vitale è difficile che ci siano patologie dentarie, stomatiti, o insufficienza renale, più probabile che si tratti di infestazione da vermi o di conseguenze dell’ infezione (in corso o pregressa) da calicivirus e/o hepesvirus (rinotracheite), spesso presente in forma sub-clinica. Stomatiti, patologie dentarie e insufficienza renale cronica possono anche essere responsabili di alitosi, di solito nei gatti adulti o anziani.

Quali sono i primi segni di una patologia renale? Cosa fare?

La patologia renale è estremamente frequente nei gatti oltre i 4 anni di età ma può colpire anche i più giovani. Di solito ha decorso cronico ed è controllabile (con la dieta) solo se diagnosticata precocemente, ai primi segni. Ecco quali potrebbero essere i segni di una patologia renale allo stadio iniziale:
Comportamenti bizzarri con l’acqua:
  • Il gatto staziona spesso in prossimità dell’acqua anche se non beve, è “interessato” all’acqua e corre ogni volta che la aprite, non si sposta quando aprite il rubinetto e mette la testa sotto l’acqua corrente.
  • Immerge le zampe anteriori nella ciotola dell’acqua e fa il gesto di “scavare” all’interno dell’acqua.
  • Non beve se non avete appena cambiato l’acqua e non appena lo fate si precipita a bere per lungo tempo.

Man mano che la malattia peggiora il gatto diviene sempre più lento, inappetente, il pelo diventa opaco e la sua corporatura assume un aspetto “sfiancato” e asciutto, con perdita di massa muscolare. I più esperti/sensibili possono anche notare un cambiamento nell’odore emanato dal gatto. Prima di arrivare a questo stadio, spesso irreversibile, è meglio accorgersi dei segni precoci, portare il gatto dal veterinario e richiedere un esame per la funzionalità renale. Con una dieta adeguata la patologia renale può essere tenuta sotto controllo.

Cosa sono quelle cose simili a grani di sesamo che trovo spesso sotto la coda del gatto e/o nel posto dove dorme?

Sono le proglottidi della tenia felina (la più comune nel gatto è Dipylidium caninum) un parassita intestinale. Talvolta nella zona intorno all’ano si può evidenziare la presenza di alcuni “segmenti” di tenia freschi (sono mobili e bianchi) oppure secchi (di colore bruno-giallastro e molto simili ai semi di sesamo). La tenia del gatto ha come ospite intermedio la pulce, quindi se c’è la tenia di solito c’è anche un’infestazione da pulci.

Aiuto il mio gatto ha vomitato dei vermi!

Molto probabilmente si tratta di un’infestazione da Toxocara cati, detto anche “ascaride del gatto” un parassita intestinale facilmente eliminabile con un vermifugo.

Perchè il mio gatto non beve? devo preoccuparmi?

I gatti sono animali di origine “desertica”, perciò adattati ad assorbire al massimo l’acqua dagli alimenti (tutti gli alimenti umidi contengono una certa quantità d’acqua): raramente vedrete perciò bere il vostro gatto. Ha comunque sempre bisogno di più ciotole d’acqua fresca a disposizione per bere quando ne ha la necessità (una carenza d’acqua può scatenare patologie renali!). Se non vedete bere il vostro gatto non preoccupatevi, semplicemente beve quando non lo vedete, magari quando uscite, oppure durante la notte. Se invece vedete il gatto immobile davanti alla ciotola dell’acqua a fissarla e cercare di bere, a immergere il musetto senza bere, a mettere le zampine nell’acqua, allora può darsi che davvero non beve perchè si è ammalato. In questo caso non riesce a bere e rischia una rapida disidratazione, portatelo subito dal vet! Se avete il dubbio che non riesca a bere controllate il suo stato di idratazione (ci vuole un po’ di pratica): sollevate (tirate leggermente) con le dita la pelle della collottola ed osservatene la consistenza e la dinamica, in un gatto sano la pelle è molto tenera e torna velocemente al suo posto, in uno disidratato appare più rigida e scende più lentamente e nei casi più gravi rimane sollevata per lungo tempo.