22 agosto 2008

Zanzare: che fare?


ATTENZIONE
agli
INSETTICIDI CHIMICI

La guerra chimica effettuata contro le zanzare è divenuta una vera e propria mania, e molte Amministrazioni pubbliche e private fanno irrorare prodotti chimici su strade, case, giardini, orti, pensando di liberarsi del problema. Ma gli Entomologi continuano a ripetere che :

LE DISINFESTAZIONI AEREE SONO INUTILI
perché
“L’effetto abbattente è sempre parziale e di durata limitata nel tempo”

Per difendersi dalle zanzare in modo efficace occorre occuparsi di
“dove le zanzare vengono” e non di “dove le zanzare vanno”
e agire sulle
LARVE e non sugli ADULTI
Infatti solo eliminando i focolai si avranno risultati

Le zanzare si riproducono nell’acqua, anche in piccole quantità, e quindi
“è nell’acqua che vanno contrastate”
Nell’aria……… facciamoci aiutare dagli uccelli!

Non esistono prodotti ad azione selettiva sulle zanzare, perciò gli insetticidi chimici hanno sempre un considerevole impatto ambientale e sviluppano resistenza in tali insetti, che divengono più forti.
Inoltre, l’inquinamento da insetticidi nebulizzati o sparsi nell’ambiente, non è ancora stato tenuto
nella giusta considerazione e porta conseguenze a breve, medio e lungo termine, sulla salute.
Recenti ricerche in campo chimico, biochimico e medico, hanno dimostrato che questo tipo di sostanze nuoce sia al corretto funzionamento di tutti gli organismi animali e vegetali, sia al sistema di difesa di cui l’organismo umano è dotato.
Dette sostanze sono, tra l’altro, in grado di inibire la preziosa azione di alcuni enzimi contro il pericolo di stress ossidativo, considerato origine e concausa di molte gravi malattie (Alzheimer, Parkinson, Creuzfeld - Jacob, diabete 2, sclerosi a placche, alcune forme di cancro).

Per tutelarsi dalle punture estive è dunque opportuno preferire metodi naturali e atossici.

Alcuni Ricercatori del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) in seguito alle numerose richieste loro pervenute per l’interesse suscitato dal Convegno

“ZANZARE - DISINFESTAZIONI – INFORMAZIONE”

hanno deciso di informare sui modi meno tossici e più equilibrati, per difendersi dalle zanzare, riferendo sia ciò che emerge dalla Ricerca Scientifica, sia raccogliendo Notizie, Dati, Pareri, Testimonianze e valutando le diverse Metodologie con i relativi effetti e conseguenze, nel sito:
http://www.infozanzare.info/

Gli insetticidi: un'arma a doppio taglio

Insetti "nocivi"… A questo punto la risposta più immediata e classica è l'utilizzo di un insetticida. E per le prime annate funziona anche bene, magari causa l'avvelenamento del cibo, delle falde acquifere ecc., ma il parassita è sterminato. Eppure già negli anni successivi la tendenza si inverte, l'insetticida si mostra sempre meno efficace, fino all'esplodere di stupefacenti e catastrofiche invasioni dell'insetto che si dava per debellato. Cosa è successo? Che gli insetticidi disseminati per i campi hanno sterminato molte altre specie animali, tra cui i predatori e i parassiti che regolavano la crescita dell'insetto infestante. Questo invece, dopo essere sceso ad una popolazione quasi insignificante, ha però sviluppato capacità di resistenza, o quantomeno, sono sopravvissuti quegli individui in grado di sopportare certe dosi di insetticida, e questo grazie proprio a un patrimonio genetico molto diversificato. O addirittura la scomparsa dei predatori ha permesso una moltiplicazione smisurata di specie prima tenute sotto "controllo biologico" e quindi praticamente "non dannose" dal punto di vista dell'agricoltura, facendole diventare "dannose". Così, sotto lo stimolo dell'uomo, è cominciata da parte degli insetti la corsa all'adattamento ai veleni, una corsa che assume dei ritmi terribilmente veloci, se si considera la lentezza che normalmente assumono questi fenomeni. Nel 1970 si era già formato un numero di 224 specie resistenti ai diversi veleni. In solo dieci anni, nel 1980 erano già diventate 428. Mentre alcuni insetti hanno un tempo di adattamento alle sostanze tossiche molto breve, non sempre anche il predatore sviluppa lo stesso tipo di resistenza, anzi spesso le specie più complesse, in genere collocate più in alto nella catena alimentare, sono più vulnerabili, hanno tempi più lunghi di riproduzione -e quindi minore elasticità-, e comunque non è detto che l'adattamento coincida nelle forme e nei tempi fra le diverse specie. Inoltre i predatori, divorando grandi quantità di insetti contaminati, accumulano il veleno nel loro corpo, in particolare negli organi filtranti come il fegato, in quantità sempre maggiori mano a mano che si sale lungo la catena alimentare, tanto che, come si vedrà per l'inquinamento dell'acqua, anche dosi bassissime di sostanze tossiche diventano letali nei gradi più elevati della catena alimentare. Un esempio di questo processo di concentrazione è fornito dalla ricerca effettuata nel lago Michigan, dove è stata diffusa la dose minima di 0,012 parti per milione di un cloro-derivato, componente base degli insetticidi usati contro le zanzare. Nel plancton è stata riscontrata una concentrazione già pari a 0,5 parti per milione. Nei piccoli pesci la dose passa poi a 4 parti, e a 10 parti per milione nei pesci posti nello stadio superiore della catena alimentare. Negli uccelli che si nutrono di questi pesci la percentuale di cloro-derivati riscontrata è di 2.000 parti per milione. Un bel salto. Insomma, l'immissione massiccia di molecole chimiche di sintesi, mentre danneggia l'ambiente compromettendo intere specie animali e creando scompensi difficili da prevedere, mentre contamina le varie specie in misura sempre crescente (e, a proposito, l'uomo è al vertice della piramide alimentare) rende sempre più necessario l'uso sempre più massiccio degli stessi insetticidi per difendersi dagli insetti considerati nocivi, spesso diventati tali molto più di quanto non lo fossero prima, avviando un circuito vizioso senza vie d'uscita. Il risultato di tutto questo sviluppo è ciò che ci troviamo oggi di fronte: la quantità e la concentrazione di sostanze tossiche immesse nell'ambiente è necessariamente sempre crescente. Ma non basta. Mano a mano che una sostanza tossica si rivela inefficace, se ne immette sul mercato una nuova. Nella messa a punto di nuovi principi attivi, finora si è proceduto con metodi di ricerca empirica, che è quella più economica, che consiste nel mettere a punto un numero ampio di molecole di sintesi e poi sperimentarne gli effetti. Questo significa che sono state scaricate nell'ambiente migliaia di sostanze diverse di cui si conosce solo una parte di tutte le proprietà chimico fisiche, e poco o niente delle possibilità di reazione in ecosistemi complessi. Quali possano essere i risultati combinati che si hanno quando più sostanze contemporaneamente sono immesse nell'ambiente, questo non lo sa nessuno, neppure le ditte produttrici.

Fonti: http://www.infozanzare.info/ , Insecticide Impact on Urban and Suburban Wildlife, Technical Note #57 from Watershed Protection Techniques. 1(5): 278-281; THE IMPACT OF INSECTICIDES AND HERBICIDES ON THE BIODIVERSITY AND PRODUCTIVITY OF AQUATIC COMMUNITIES, 2005. Ecological Applications, 15(2), 2005, pp. 618–627, 2005 by the Ecological Society of America, RICK A. RELYEA, Department of Biological Sciences, 101 Clapp Hall, University of Pittsburgh, Pittsburgh, Pennsylvania 15260 USA