6 marzo 2008

Ratti e topi: un po' di chiarezza

Apodemus sp. (topolino selvatico, o rurale)

Rattus norvegicus (ratto delle chiaviche)

Mus musculus (topolino domestico)


Arvicola sp.

Innanzitutto chiariamo chi sono i ratti e chi sono i topi, visto che spesso si tende a fare di tutta l'erba un fascio: esistono diverse specie ed addirittura diversi generi tra i roditori chiamati comunemente "topi". Tali specie sono diverse dal punto di vista biologico e comportamentale.

Il topo comune, topolino di campagna (Mus musculus) è un piccolo roditore della famiglia dei Muridi appartenente al genere Mus (del quale esistono una quarantina di specie). Misura dalla punta del loro naso all'estremità del corpo tra i 65 e i 120 millimetri di lunghezza. La coda è lunga circa 60 - 100 millimetri e pesa tra 12 e 30 grammi. La pelliccia è di colore variabile da marrone chiaro a nero con ventre e fianchi più chiari. In natura, questi roditori si possono cibare di prodotti di origine vegetale quali semi, radici, foglie e steli; di insetti (larve di scarabeo, blatte (sono utili predatori degli scarafaggi), ecc.) e di carne a seconda della disponibilità. Originario dell'Asia centrale è oggigiorno distribuito in tutto il mondo. I roditori del genere Apodemus (topo selvatico), simili ai topolini delle case, sono comuni nelle zone rurali e le case di campagna; il pelo è marrone-brunastro chiaro con parti ventrali e zampe bianche; a volte è presente sia sui fianchi che sul petto una macchia gialla. Gli occhi sono grandi e neri, le orecchie arrotondate, glabre e membranacee, le zampe posteriori nettamente più lunghe di quelle anteriori.

Le arvicole (Arvicola sp., ne esistono parecchie specie e sottospecie diffuse in tutto il mondo) sono dei piccoli roditori molto simili ai topi, di colore variabile: superiormente grigio, grigio-bruno, bruno-giallastro, bruno-nerastro, ma anche completamente nero; sovente soffuso di rossastro; inferiormente bianco-grigio o grigio scuro. Muso breve e arrotondato, orecchi brevi, appena sporgenti dal pelo; occhi piccoli.
Si nutrono di vegetali ma anche insetti (compresi quelli considerati nocivi come gli scarafaggi) e loro larve, molluschi (comprese limacce e lumache), crostacei, giovani anfibi e pesci. Frequentano sia le aree rurali che urbane.

I ratti sono invece roditori appartenenti al genere Rattus. Le 2 specie più comuni sono il ratto delle chiaviche (o surmolotto, pantegana, ratto di fogna) (Rattus norvegicus) ed il ratto dei tetti (ratto nero) (Rattus rattus), entrambi di dimensioni più grandi rispetto ai topi. I ratti sono animali molto intelligenti e socievoli, possono essere facilmente addomesticati. Hanno struttura sociale complessa e sono molto collaborativi e "solidali" tra loro, se per esempio un individuo del gruppo si ammala, viene "assistito" dai compagni, che gli forniscono cibo e calore. I ratti sono animali fortemente sinantropi (vivono nell'ambito delle comunità umane).

Nessun roditore sopra elencato è responsabile della trasmissione di particolari malattie all'uomo e agli animali domestici, non più di qualunque altro animale selvatico. Inoltre per essere potenzialmente esposti al contagio non è sufficiente la mera presenza dell'animale o il contatto diretto ma sarebbe necessario ad esempio che la cute lesa venga a contatto con le feci o le urine dei roditori, che queste ultime vengano ingerite in sufficiente quantità o che ci si faccia mordere a sangue... tutte evenienze abbastanza rare, situazioni che possono essere evitate con un minimo di buon senso.


Un po' di storia riguardante topi e ratti nel rapporto con l'uomo

Negli anni ‘20 un intraprendente agricoltore francese aveva deciso, per preservare i suoi raccolti minacciati dai conigli, di iniettare in una coppia di questi animali i virus della mixomatosi. I risultati furono clamorosi: la mixomatosi si diffuse in tutta l'Europa, distruggendo in alcune regioni fino al 95% dei conigli selvatici. E se la guerra batteriologica aveva funzionato con i conigli, perché non poteva funzionare con i topi?
Il primo germe sul quale si appuntarono le speranze dei ricercatori fu la Salmonella typhimurium, responsabile del paratifo. Ceppi particolarmente virulenti e resistenti di questo microorganismo vennero selezionati e furono disseminati nelle colonie dei topi. L'arma pareva inesorabile, perché il contagio tra i topi non poteva mancare. E sarebbe stato mortale. Gli scienziati, inoltre, assicurarono che nulla sarebbe accaduto agli altri animali, uomo compreso. I risultati, invece, furono disastrosi: nella popolazione dei topi, ben presto, si selezionò un ceppo praticamente immune al paratifo, mentre la Salmonella typhi murium si diffuse - da allora - su tutto il nostro pianeta. A seguito di quello sciagurato esperimento, attraverso alimenti contaminati dall'urina o dalle feci dei topi, il paratifo si è diffuso in tutto il mondo, dilagando anche tra gli equini, i suini, gli ovini, i conigli, i polli, i piccioni, i canarini, le anatre, le lucertole, le tartarughe... e naturalmente l'uomo.
Ancora peggio è andata con la disseminazione bacillo Yersinia pestis, responsabile della peste. Questa malattia specifica dei roditori e trasmessa tramite i morsi delle pulci del genere Xenopsylla è rimasta per millenni confinata tra le colonie di ratto nero (Rattus rattus) dimoranti nei cunicoli delle valli dell'Himalaya fin quando, nel terzo secolo d.C., il commercio della seta, (prodotta da una farfalla, Theophilla mandarina, dimorante anch’essa le valli dell'Himalaya) non determinò la trasmissione dell’infezione all’uomo e le spaventose epidemie culminate nella "Morte Nera" del 1347. Nonostante ciò, verso la fine del secolo scorso, ai proprietari delle grandi fattorie statunitensi sembrò una buona idea mettere in pratica la sciaguratissima teoria consigliata da un veterinario - tale Michael Norton - per liberare le loro terre dal Cynomys gunnisoni un voracissimo roditore. E fu così che carri guidati da immigrati cinesi vennero mandati in ogni dove a disseminare roditori appestati. Il risultato è che, ancora oggi, negli Stati Uniti - in particolare sulle Montagne Rocciose - almeno 65 specie di roditori risultano infettati dalla peste mentre l’infezione, che un anno fa ha ucciso non meno di quaranta persone, rischia di arrivare nelle metropoli.

Sorge spontanea una domanda: chi è il problema, i ratti (che son comparsi ben prima dell'uomo) o l'uomo con la sua incapacità di adattarsi all'ambiente e l'arroganza di piegare tutto secondo i propri capricci?

I ratti ed i topi in natura sono animali estremamente puliti, alla pari degli altri roditori, (tra l'altro passano buona parte della giornata a fare toeletta leccandosi e lisciandosi il pelo!) è l'ambiente in cui vivono (discariche di rifiuti e fognature) che è malsano ed antiigienico, chiunque viva in simili contesti diventerebbe infatti vettore e/o serbatoio di infezioni. Che i ratti di per sé non siano fonte di alcuna malattia trasmissibile all'uomo lo dimostra il fatto che sono ampiamente diffusi quali animali domestici.

Un bambino con un ratto addomesticato: i ratti sono animali estremamente puliti.

Per approfondimenti e se avete problemi di topi o ratti vi invito a leggere i seguenti articoli di questo blog:



Fonti:
Newton n. 5 maggio 1999