6 marzo 2008

Derattizzazione non cruenta ed ecologica


Perché non usare semplicemente delle esche topicide?

1) Perché sono pericolose per l'uomo (specialmente i bambini), gli animali domestici e selvatici, contaminano il suolo e le acque.

2) Perché sono efficaci soltanto per brevi periodi e presto il problema si ripresenterà in modo ancora più grave, mentre i ratti avranno imparato ad evitare le esche (si tratta di mammiferi molto intelligenti) o peggio avranno sviluppato una resistenza.

3) Perché è una crudeltà verso gli animali: le esche agiscono come anticoagulanti, causando una lentissima (12-15 giorni!) e dolorosa morte per emorragie ripetute e soffocamento.

4) Perché le carcasse degli animali morti per aver ingerito le esche avvelenate sono esse stesse pericolose per la salute pubblica, per gli animali domestici e selvatici, e rappresentano un rischio sanitario non trascurabile.

5) Perché esistono delle alternative ecologiche e non cruente alla derattizzazione classica

Le alternative ecologiche e non cruente alla tradizionale derattizzazione, che ha non pochi svantaggi e risulta pericolosissima per l'ambiente, l'uomo e gli animali, esistono: testato in una delle citta' piu' difficili per la presenza di colonie infestanti, un nuovo metodo scientifico e' stato in grado di ridurre in maniera significativa la presenza di roditori in ambiente urbano. Vengono di seguito riportate le fasi di questo lavoro ma dobbiamo avvisare che questa descrizione ha solo valore metodologico per dimostrare la fattibilita' del progetto e non e' detto che possa essere applicato tal quale in altre realta'. Ogni realta' necessita di uno studio preliminare per rendere efficace questo progetto che non presenta spreco di soldi, inquinamento e crudelta'. Invitiamo tutti coloro che desiderano applicare un metodo finalmente risolutivo al discorso derattizzazione a contattarci o contattare direttamente l'Assessorato all'Ambiente di Genova. Fase preliminare: Sono state identificate le zone in cui testare questo nuovo approccio scientifico. Sono stati identificati tutti i fattori di rischio presenti nelle zone selezionate che si possono dividere in: a) dati fissi: non modificabili nel tempo – condizioni degli edifici, presenza di grate e finestre, presenza costante di venditori ambulanti, presenza di servizi igienici, ecc. b) dati variabili: variabili nel tempo – pulizia e manutenzione di strade e aree verdi, manutenzione tombini e cassonetti, presenza di residui di cibo, ecc. Fase operativa: E' stata effettuata la raccolta dei dati con apposite schede ed è stata monitorata la presenza dei roditori tramite posizionamento periodico di cibo in quantita' nota. In questo modo e' stato possibile monitorare con sufficiente precisione luoghi, comportamenti e posizioni delle popolazioni di roditori e metterle in relazione con fattori ambientali e/o strutturali avvenuti per cercare di diminuirne l'impatto a livello sociale. Conclusioni: potendosi avvalere di un progetto che considera dati di tipo biologico, ambientale e statistico è possibile intervenire nei cosiddetti "punti critici" per diminuire drasticamente eventuali danni prodotti dalle colonie di roditori. E' possibile evidenziare come interventi strutturali minimi, e quindi notevolmente vantaggiosi dal punto di vista economico, ma nei posti giusti, siano in grado di creare annullamento o diminuzione della presenza di roditori in maniera definitiva, non inquinante e non cruenta. Tanto per essere chiari: togliere un cassonetto e chiudere una grata identificata come punto critico con un lavoro di 100 euro in totale puo' essere piu' efficace che non migliaia di euro in interventi strutturali grossi o derattizzazione cruente ed inutili (che funzionano solo a brevissimo termine).

PREVENZIONE
E' la cosa più importante.
Topi e ratti sono attirati dagli avanzi di cibo e da luoghi le cui condizioni igieniche sono scarse: la prevenzione migliore consiste nel tenere ben puliti i pavimenti e non lasciare residui alimentari. Ostacolare l’ingresso dei roditori mediante barriere fisiche (buoni serramenti). Se l'ambiente è inospitale per i roditori, questi ultimi si sposteranno altrove.

ULTRASUONI
La derattizzazione ad ultrasuoni si basa sulla generazione di suoni ad alta frequenza (45.000 - 90.000 Hz), mediante appositi circuiti elettronici e loro successiva emissione nell'ambiente da proteggere.
E' stato ampiamente studiato l' effetto degli ultrasuoni su topi, ratti, scarafaggi, ed altri infestanti: essi agiscono a livello neurovegetativo, con effetti di stordimento, nausea, perdita del ritmo giorno/notte, perdita di appetito, diminuzione della prolificità. In sintesi : un effetto-shock.
Non appena il topo/ratto viene interessato dall' ultrasuono entra in uno stato di disagio permanente che può scomparire solo allontanandosi dalla causa, ovvero uscendo dall' ambiente protetto. Per saperne di più sui repellenti ultrasonici invito alla lettura dell'articolo specifico QUI.

PREDATORI
Si potrebbe reinserire quei predatori ormai quasi scomparsi a causa dell'inesorabile processo di cementificazione e distruzione del contesto naturale...
-Uccelli rapaci
-Rettili
-Gatti
La sola presenza dei gatti tende ad allontanare topi e ratti. Più gatti ci sono meglio è. Di solito i gatti non mangiano i ratti (completamente inutile affamare i gatti per costringerli a mangiarli) ma danno loro la caccia disturbando fortemente le loro attività e alla fine li allontanano.

ALTRI METODI NON CRUENTI ED ECOLOGICI per allontanare topi e ratti

Trappole a gabbietta: si catturano i topi o i ratti vivi, che si liberano poi lontano dalla casa. Le trappole logicamente vanno controllate ed i roditori trattati con rispetto ed attenzione.
E' un metodo molto valido per le "derattizzazioni" su piccola e media scala.
Consiglio vivamente la lettura di questo articolo sul presente blog: Rodenticidi (veleno per topi e ratti): solo un pericolosissimo business


Bibliografia e fonti

- Esperienza diretta presso studi veterinari e centri di recupero fauna (dati raccolti nell'arco di 15 anni di attività)

- Frederick M. Fishel, 2005, Pesticide Toxicity Profile: Coumarin and Indandione Rodenticides. Institute of Food and Agricultural Sciences, University of Florida, Gainesville, FL 32611.

- S. Kegley, B. Hill, S. Orme, PAN Pesticide Database, Pesticide Action Network, North America (San Francisco, CA. 2007), http:www.pesticideinfo.org.

- L.J. Casarett & J. Doull "The Basic Science of Poisons", MacMillan Pub. Co. Inc. Ed.

- The Merck veterinary manual: rodenticide poisoning http://www.merckvetmanual.com/mvm/index.jsp?cfile=htm/bc/213000.htm

http://edis.ifas.ufl.edu/pi115 (raccolta di letteratura scientifica sui rodenticidi (University of Florida)

CONTATTI:
Dr. Massimo Tettamanti, chimico, docente Scienze Ambientali e Disinquinamento, Università La Bicocca, Milano.